Il segnale che i colloqui per l'accordo tra Israele e Hamas non sono a un punto morto è arrivato in serata, quando è trapelato che il team negoziale guidato dal capo del Mossad, Barnea è arrivato al Cairo. Ora i rappresentanti di Israele, Egitto e Usa cercano un compromesso sui corridoi Filadelfia e Netzarim, che avevano portato allo stallo. Hamas avrebbe adesso aperto alla presenza di una forza internazionale sulle due lingue di terra. L'Iran: "La nostra risposta nel momento di massima sorpresa"
Unrwa: "Il nostro ruolo è cruciale per il processo di pace a Gaza"
Il ruolo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) può essere cruciale per "una transizione di successo" verso la pace nel conflitto fra Israele e Palestina. E' quanto ha sostenuto il direttore dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, intervenendo oggi a Santander, in Spagna, a un seminario organizzato dall'Università Internazionale Menendez Pelayo, diretto dall'alto rappresentante della Ue per la politica estera, Josep Borrell. Espellere l'Unrwa da Gerusalemme e dichiararla un'organizzazione terrorista, come pretende Israele, sarebbe "un pericoloso precedente" e "un attacco non solo all'Onu, ma contro chiunque promuova il rispetto del diritto internazionale o una soluzione pacifica al conflitto" in Medio Oriente, ha rilevato Lazzarini, citato dall'agenzia Efe. Il responsabile dell'agenzia per i rifugiati ha attribuito "la campagna di disinformazione" contro l'agenzia al tentativo di togliere ai palestinesi il proprio status di rifugiati "in maniera unilaterale", per poter "cambiare i parametri per una soluzione politica futura". Da parte sua, Josep Borrell ha ricordato che, senza l'Unrwa, "la situazione dei palestinesi sarebbe molto peggiore". E ha insistito nel sollecitare un maggiore impegno dei Paesi europei perché "il futuro d'Europa si deciderà anche a Gaza". "Finora ci siamo limitati a pagare assegni di aiuti umanitari", ha criticato. Borrell, nel riconoscere che "purtroppo, sul conflitto in Palestina" l'Unione europea "è troppo divisa per giocare il ruolo che le viene richiesto".
Iran: "La nostra risposta nel momento di massima sorpresa"
La Missione permanente dell'Iran presso le Nazioni Unite a New York ha affermato che la risposta della Repubblica islamica all'assassinio del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, da parte di Israele sarà attuata in modo da garantire che "avverrà in un momento di massima sorpresa". "I tempi della risposta dell'Iran saranno meticolosamente orchestrati per garantire che avvenga nel momento di massima sorpresa", ha affermato la missione quando è stato chiesto se Teheran stia trattenendo la sua risposta a Israele in modo che i colloqui in corso sul cessate il fuoco a Gaza possano procedere. L'Iran afferma che Haniyeh era un ospite ufficiale della Repubblica islamica e che "l'attacco israeliano ha costituito una violazione della sovranità del Paese. La risposta dell'Iran deve punire l'aggressore per il suo atto di terrorismo e per le violazioni della sovranità nazionale dell'Iran", ha affermato la missione, aggiungendo che la risposta dovrebbe anche fungere da deterrente.
Medioriente, ex ostaggio non vuole incontrare Netanyahu
Margalit Moses, che è stata rilasciata nell'accordo di scambio di ostaggi di novembre con Hamas, ha detto che non avrebbe partecipato a un incontro con il Primo Ministro Netanyahu.
Moses è stata invitata a incontrare il Primo Ministro domani. "Vi ringrazio per l'invito, ma non parteciperò a un'opportunità fotografica per le pubbliche relazioni, mentre i miei amici stanno morendo nei tunnel di Hamas", ha scritto. "Li ho visti vivi con i miei occhi e ora, poichè li avete abbandonati per la seconda volta dal 7 ottobre, li riporteremo nelle bare".
Il ministro degli Esteri del Qatar nei prossimi giorni in Iran
Il ministro degli Esteri, e premier, del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, si recherà in Iran nei prossimi giorni dove ha in programma un colloquio sulle relazioni bilaterali e anche sulle questioni regionali con l'omologo Seyyed Abbas Araghchi, che ieri ha ricevuto la fiducia da parte del Parlamento di Teheran come ministro degli Esteri nel governo del presidente Massoud Pezeshkian. Lo riferisce Mehr.
Pasdaran: "Asse della resistenza ancorato alla Difesa dell'Iran"
Il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami, ha affermato che il "fronte della resistenza", ovvero le milizie filo iraniane in Libano, Yemen, Siria e Iraq, è ancorato alla tecnologia del settore della Difesa di Teheran. "L'architettura intelligente" della Difesa dell'Iran ha consolidato il potere della Repubblica islamica "in tale modo che le fondamenta del fronte della resistenza devono a questa la propria forza", ha scritto Salami in una lettera di congratulazioni al ministro della Difesa uscente dell'Iran, Mohammad Reza Ashtiani, come riferisce Mehr.
Media: "I capi di Shin Bet e Mossad arrivati al Cairo"
Il capo dello Shin Bet, il capo del Mossad e il capo della divisione strategica delle Idf, il generale Eliezer Toledano, sono arrivati al Cairo per un nuovo round di colloqui con l'Egitto e gli Usa sulla 'Philadelphi Route'. Lo indica sul social X il giornalista di Axios, Barak Ravid, citando funzionari americani ed israeliani secondo i quali i tre Paesi terranno dei colloqui in serata per tentare di colmare le distanze sul 'corridoio' tra l'Egitto e la Striscia di Gaza ed il valico di Rafah.
Guerra in Medioriente, telefonata Biden e Harris a Netanyahu. VIDEO
Media: 7 ostaggi israeliani in mano a Jihad palestinese
Il gruppo terroristico della Jihad islamica palestinese sta ancora tenendo in ostaggio sette israeliani catturati il 7 ottobre. Lo scrive il quotidiano saudita Asharq al-Awsat, citato dai media israeliani. L'8 ottobre, il leader della Jihad palestinese, Ziyad Nakhaleh, ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che il gruppo stava trattenendo più di 30 dei 251 ostaggi rapiti a Gaza durante il massacro guidato da Hamas nel sud di Israele il giorno precedente.
"Proiettili nei corpi degli ostaggi recuperati a Gaza"
Proiettili sono stati trovati sui resti di alcuni ostaggi recuperati due giorni dall'Idf nella Striscia di Gaza, circostanza che induce i militari a ritenere che siano stati probabilmente assassinati da Hamas durante la prigionia, come riferiscono i media israeliani. Non è stato specificato chi tra gli ostaggi sarebbe stato assassinato. Tuttavia, la madre di Yagev Buchshtav, 35 anni, ha detto alla radio Kan che nel cadavere del figlio sono stati trovati proietti.
Cina a connazionali, 'via il prima possibile dal Libano'
La Cina sollecita i connazionali in Libano a lasciare "il prima possibile" il Paese. "La situazione al confine tra Libano e Israele continua a essere tesa - si legge in un avviso pubblicato sul sito web dell'ambasciata - e la situazione della sicurezza in Libano è grave e complessa". "Rosso", ovvero molto alto, il "livello di rischio" per gli spostamenti nel "sud del Libano e a Nabatiye". L'allerta è "arancione" per altre regioni, precisa la rappresentanza diplomatica che suggerisce ai cittadini cinesi che si trovano in Libano di "cogliere l'occasione, fin quando sono ancora operativi voli commerciali, per rientrare in Cina o lasciare il Paese al più presto".
Hamas, bilancio vittime Gaza sale a 40.265
Il ministero della Sanità del governo di Hamas nella Striscia di Gaza ha annunciato un nuovo bilancio di 40.265 vittime nel territorio palestinese dall'inizio della guerra con Israele. Almeno 42 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, ha affermato il ministero in una nota, aggiungendo che 93.144 persone sono rimaste ferite nella Striscia dal 7 ottobre.
Media, 'Un 19enne ha dato l'informazione su Deif, ora non è più a Gaza'
Secondo il Jewish Chronicle è stato un ragazzo di 19 anni di Gaza a fornire le informazioni che hanno consentito all'Idf di colpire e uccidere il capo militare di Hamas Muhammad Deif il 13 luglio. Il giovane è uno dei tanti 'corrieri' utilizzati dai miliziani per trasferire informazioni nei tunnel della Striscia. Secondo le fonti, Israele si avvale di migliaia di informatori a Gaza per ottenere le indicazioni necessarie a localizzare ed eliminare alti funzionari di Hamas e le infrastrutture terroristiche. Il Jewish Chronicle riferisce che i responsabili incontrano i loro informatori nei kibbutz vicino al confine con Gaza e comunicano telefonicamente solo in circostanze eccezionali. Tali circostanze includono la necessità di fornire informazioni sulla posizione di un alto funzionario di Hamas quando visita un luogo per almeno un'ora o due, o sulla posizione degli ostaggi quando si capisce che verranno trasferiti lo stesso giorno. In queste telefonate viene chiamato il numero di un arabo israeliano e l'interlocutore finge di essere un parente del cittadino di Gaza interessato a ciò che accade nell'enclave. L'uomo che ha fornito informazioni su Deif lo ha fatto in cambio di asilo negli Stati Uniti. Secondo il rapporto, non si trova più a Gaza.
"Uccisi 22 palestinesi da attacchi israeliani a Gaza"
Funzionari sanitari palestinesi hanno dichiarato oggi che gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 22 persone a Gaza. Come riferisce Haaretz. Secondo fonti palestinesi, nella città di Beit Lahiya, nella parte settentrionale della Striscia, un attacco su una casa ha ucciso 11 persone, mentre un altro ne ha uccise sei, tra cui un giornalista locale, in una casa nel campo di Al-Maghazi nella parte centrale di Gaza, hanno detto i medici. Altri cinque sono stati uccisi in attacchi separati nel sud. I carri armati israeliani si stanno spingendo sempre più in profondità nella Striscia di Gaza, nelle zone centrali e meridionali. L'Idf ha affermato che nelle ultime 24 ore le sue forze hanno intensificato le operazioni a Deir Al-Balah e a Khan Younis, nel centro e nel sud, smantellando decine di strutture militari, individuando armi e uccidendo miliziani. L'esercito ha aggiunto che nei giorni scorsi le forze hanno ucciso 50 militanti nella zona di Rafah, nell'estremo sud dell'enclave.
Iran, relazioni con l'Occidente se abbandona l'approccio ostile
L'Iran cercherà di tenere sotto controllo le tensioni con Washington e ricostruire i legami con i Paesi europei ma solo se abbandoneranno il loro "approccio ostile", puntando a rilanciare l'accordo sul nucleare del 2015, noto come Jcpoa, e rimuovere le sanzioni. Lo ha detto il nuovo ministro degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Araghchi, in un'intervista all'agenzia giapponese Kyodo News, pubblicata sul suo sito. Questo approccio nella politica estera iraniana nei confronti dell'Occidente è stato definito come un passo cruciale per rimuovere le sanzioni sull'economia dell'Iran e tornare ad avere normali relazioni commerciali con la comunità internazionale da Araghchi, che ieri ha ricevuto la fiducia da parte del Parlamento di Teheran come ministro degli Esteri mentre nel 2021, durante l'amministrazione del presidente Hassan Rouhani, era stato nominato capo negoziatore dell'Iran per tentare di rilanciare l'accordo nucleare del 2015, fallito nel 2018 dopo il ritiro di Washington e la ripresa delle attività di arricchimento dell'uranio da parte di Teheran. "Nel mio discorso sulla politica estera all'Assemblea consultiva islamica, ho sottolineato l'obiettivo cruciale di revocare le sanzioni, in particolare quelle unilaterali, attraverso negoziati seri, mirati e vincolati nel tempo, sostenendo nel contempo i principi fondamentali della nazione", ha detto Araghchi. "Il Giappone può essere più importante nel settore dell'energia, del petrolio e dell'economia dell'Iran", ha detto il ministro degli Esteri, che tra il 2007 e il 2011 è stato ambasciatore della Repubblica islamica a Tokyo, aggiungendo che "espandere i rapporti economici e commerciali tra l'Iran e il Giappone emerge come una scelta logica e naturale".
Washington Post, 'Iran sembra dissuaso, ma spinge Hezbollah ad attaccare'
"La buona notizia è che l'Iran sembra essere stato scoraggiato da una massiccia dimostrazione di forza americana. La cattiva notizia è che Teheran sta incitando il suo proxy, Hezbollah, ad attaccare". E' il timore dei funzionari Usa, secondo quanto scrive sul Washington Post l'editorialista David Ignatius, che parla del "silenzio assordante" in Medio Oriente, del momento "in bilico tra una svolta verso la pace e un nuovo passo verso la catastrofe", con l'accordo per un cessate il fuoco a Gaza "incredibilmente vicino", ma i negoziati "in stallo", il rischio ridotto - ma non escluso - di una "guerra devastante" tra Israele e l'Iran del nuovo presidente Masoud Pezeshkian.
Ignatius riporta le informazioni ottenute da funzionari Usa e israeliani. Il primo "grande problema" indicato è il silenzio di Hamas alla "proposta ponte" dei mediatori Usa. I funzionari americani ritengono sia favorevole all'accordo il leader di Hamas, Yahya Sinwar, 'intrappolato' nei tunnel sotterranei di Gaza e "a corto di munizioni e rifornimenti", come scrive Ignatius.
Israele si spinge più a fondo a Gaza, 22 morti in 24 ore
I carri armati delle forze israeliane continuano a spingersi più a fondo nelle aree della Striscia di Gaza centrale e meridionale nelle loro operazioni contro Hamas. Allo stesso tempo, le autoritaà sanitarie palestinesi hanno denunciato che gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 22 persone in tutta l'enclave nelle ultime 24 ore. Nella città di Beit Lahiya, nella Striscia di Gaza settentrionale, un attacco a una casa ha ucciso 11 persone, mentre un altro raid ne ha uccise 6, tra cui un giornalista locale, in una casa nel campo di Al-Maghazi nel centro della Striscia, hanno affermato i medici. Altri cinque sono stati uccisi in attacchi separati nel Sud. L'esercito israeliano ha affermato che le sue truppe hanno intensificato le loro operazioni a Deir Al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, e Khan Younis, nel Sud, smantellando decine di strutture militari, individuando razzi e uccidendo militanti, nelle ultime 24 ore.
Medio Oriente, Acs intensifica aiuti per cristiani Terra Santa
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha intensificato il suo sostegno alle comunità cristiane della Terra Santa. Attualmente, Acs sostiene direttamente 602 famiglie attraverso la fornitura di buoni pasto, 128 famiglie con il pagamento delle spese (ad es. le utenze), e 122 persone con supporto medico. Ciò si aggiunge al programma di creazione di posti di lavoro e ad altri progetti. Una delegazione della Fondazione pontificia si è recata in Israele e in Cisgiordania per valutare lo stato di avanzamento delle iniziative che sta sostenendo, e per individuarne di nuove. In molti casi, soprattutto al di fuori di Gaza, i cristiani sono tra i più colpiti dal conflitto. Dima Khoury dirige il Dipartimento dei servizi sociali del Patriarcato Latino di Gerusalemme (Lpj). "Temiamo che la Terra Santa divenga la prossima Siria, una guerra senza fine". Acs è stata tra le prime organizzazioni a fornire contributi finanziari per molti dei progetti avviati dal Patriarcato, tra cui la fornitura di buoni pasto, l'acquisto di medicine e cure mediche, lo sviluppo di un programma di creazione di posti di lavoro che ha permesso a molti di ricominciare a lavorare, guadagnando un salario dignitoso. "Tra i cristiani di Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania, abbiamo sostenuto 715 famiglie attraverso il Fondo di soccorso umanitario e di emergenza", ha spiegato Dima Khoury. "Con il programma di creazione di posti di lavoro, finanziato da Acs, siamo riusciti a prendere tre piccioni con una fava, sostenendo le famiglie, iniettando denaro nella comunità e mantenendo in attività alcune organizzazioni gestite da cristiani", ha aggiunto. Una parte significativa dei finanziamenti va al supporto medico, soprattutto per i cristiani palestinesi in Cisgiordania, che non beneficiano di programmi sanitari statali, poiché non sono cittadini israeliani. Inoltre il Patriarcato sostiene 200 malati cronici con le terapie farmacologiche. Un altro contributo rilevante è stato il pagamento delle tasse scolastiche, anche per coloro che non frequentano la vasta rete di scuole del Lpj, e per gli studenti universitari di qualsiasi confessione cristiana. "Abbiamo anche un serio problema con gli alloggi, soprattutto a Gerusalemme Est, dal momento che la maggior parte dei cristiani vive in case in affitto e viene minacciata di sfratto se non è in grado di pagare la propria quota", dice Dima. Il vescovo William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina, ha spiegato ad Acs che non passa giorno senza una nuova richiesta di aiuto. "I permessi per entrare in Israele dalla Cisgiordania sono la cosa più importante. Ce n'erano 160.000, ora credo non più di 10.000, probabilmente 8.000. Ma le persone vogliono davvero lavorare. Ecco perché apprezzo il sostegno di Acs ai progetti di creazione di posti di lavoro, piuttosto che limitarsi a fare beneficenza. È un buon principio e difende la loro dignità", ha aggiunto mons. Shomali.
Iran, 'la risposta a Israele sarà una grande sorpresa'
"I tempi della risposta dell'Iran saranno meticolosamente orchestrati per garantire che avvenga in un momento di massima sorpresa". Lo ha affermato la missione permanente della Repubblica islamica presso le Nazioni Unite, come riferisce Irna, in riferimento all'attacco promesso dall'Iran contro Israele dopo l'uccisione a Teheran del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. "La risposta dell'Iran deve punire l'aggressore per il suo atto di terrorismo e le violazioni della sovranità nazionale dell'Iran", ha affermato la missione, aggiungendo che la risposta dovrà servire anche come un deterrente.
Raid Israele in Cisgiordania, uccisi tre palestinesi
Tre palestinesi sono rimasti uccisi in un attacco israeliano su un campo profughi di Tulkarem, in Cisgiordania. Lo ha riferito il ministero della Salute palestinese in una nota. Nel frattempo, come riporta Al Jazeera, l'ala militare di Hamas ha dichiarato che i combattenti del suo Battaglione di Tulkarem si sono scontrati con i soldati israeliani nel campo profughi di Tulkarem e hanno fatto esplodere ordigni prendendo di mira veicoli militari.
Fonti, Netanyahu non cede su corridoio Filadelfia
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha cambiato la sua posizione sulla presenza militare lungo il 'corridoio di Filadelfia'. Lo ha dichiarato una fonte diplomatica anonima ai media israeliani. La fonte è intervenuta per smentire un pezzo del Washington Post in cui funzionari americani, in forma anonima, riferiscono che Netanyahu ha offerto alcune concessioni sulla questione del controllo di questa zona cuscinetto tra Gaza e l'Egitto, dopo la sua telefonata ieri sera col presidente Usa, Joe Biden. Il corridoio di Filadelfia corre lungo il confine tra Gaza e l'Egitto, dove Hamas per anni ha introdotto di nascosto armi e componenti di armi. Netanyahu ha insistito sul fatto che Israele non si ritirerà per impedire ad Hamas di riarmarsi. La questione è tra quelle cruciali che sta tenendo in stallo i negoziati mediati da Usa, Qatr ed Egitto per una tregua e il rilascio degli ostaggi a Gaza.