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Elezioni Francia, primo sondaggio dopo desistenze: sfuma maggioranza per l'ultradestra

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©Ansa

Il primo sondaggio Harris, dopo le desistenze in funzione anti-estrema destra, vede il Rassemblement National lontano dalla maggioranza assoluta. Il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella dovrebbe ottenere al ballottaggio di domenica fra 190 e 220 seggi, contro i 289 necessari. "La classe politica dà di sé stessa un'immagine sempre più grottesca", attacca su X Le Pen

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È una settimana di fibrillazioni quella che separa i due turni di voto delle elezioni francesi. Dopo il primo turno del 30 giugno - dove si è imposto il Rassemblement National - le urne riapriranno il 7 luglio. Il primo sondaggio Harris, dopo le desistenze in funzione anti-estrema destra (l'accordo riesumato al fotofinish da macroniani, gauche e destra moderata), vede il RN lontano dalla maggioranza assoluta. Il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella dovrebbe ottenere al ballottaggio di domenica fra 190 e 220 seggi, contro i 289 necessari.

Le Pen attacca: "Grottesco"

Intanto Marine Le Pen attacca il Fronte Repubblicano che vuole impedire al suo partito di conquistare il potere: "Édouard Philippe invita a votare comunista. Jean-Luc Mélenchon sta con Gérald Darmanin... Sono grotteschi", scrive in un messaggio su X. Sempre secondo il sondaggio, il Nuovo Fronte Popolare della gauche otterrebbe fra 159 e 183 seggi. Mentre Ensemble, l'arco dei partiti macronisti, conquisterebbe 110-135 deputati, una sconfitta comunque pesante, con una diminuzione di quasi la metà dei seggi. Ai Républicains andrebbero fra i 30 e i 50 scranni, un buon risultato considerata la scissione di Eric Ciotti, passato ad appoggiare il RN.

Scenari complicati

Il rush finale sarà comunque imprevedibile: una volta superato lo scoglio delle desistenze - sono stati ben 218 i candidati di diverso colore politico che hanno accettato di ritirarsi dalle triangolari in funzione anti-Le Pen - resta il rompicapo di una coalizione anti-Rn pressoché introvabile. "Non governeremo con La France Insoumise, una desistenza non significa una coalizione", ha avvertito durante l'ultimo consiglio dei ministri di questo governo Macron, tornando a tracciare la sua linea rossa rispetto ad un esecutivo con il partito di Mélenchon, l'ala più radicale del Nouveau Front Populaire, considerata dai macroniani pericolosa almeno quanto il RN. Sulla stessa linea il premier Gabriel Attal - responsabile della campagna della maggioranza uscente -, sempre più orientato verso una soluzione da trovare "in Parlamento": "Né la France Insoumise, né il Nuovo Fronte Popolare né i nostri candidati - ha detto il primo ministro - sono in grado di formare una maggioranza assoluta. Al termine del ballottaggio, o ci sarà un governo di estrema destra o il potere passerà al Parlamento. Io mi batto per questo secondo scenario".

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