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Iran al voto per scegliere il successore di Raisi, morto a maggio in un incidente aereo

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Sono quattro i candidati, tre conservatori e solo uno riformista ammesso. Si teme per l'astensione. I risultati ufficiali sono attesi al più tardi per domenica, ma le stime dovrebbero essere pubblicate domani

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Sono aperti da questa mattina alle 8:00 ora locale (le 6:30 in Italia) i seggi per le elezioni presidenziali anticipate in Iran, convocate per sostituire il presidente Ebrahim Raisi morto in un incidente aereo il 19 maggio scorso: lo ha annunciato il ministro degli Interni, Ahmad Vahidi. Le elezioni vedono in corsa 4 candidati: tre conservatori e un riformista. Secondo il ministero dell'Interno, 61.452.321 iraniani, sia nel Paese sia all'estero, hanno il diritto di voto. Nel Paese ci sono 58.640 seggi elettorali, comprese 15.215 stazioni mobili. Altri 340 seggi elettorali sono sparsi in 100 Paesi del mondo.

I risultati ufficiali attesi per domenica

Se nessuno dei quattro candidati otterrà più della metà dei voti, il 5 luglio si terrà un secondo turno, come è accaduto solo in una elezione presidenziale, nel 2005, dall'avvento della Repubblica islamica 45 anni fa. I risultati ufficiali sono attesi al più tardi per domenica, ma le stime dovrebbero essere pubblicate domani. 

Il candidato riformista

La sorpresa potrebbe arrivare dall'unico candidato riformista, Massoud Pezeshkian, un deputato di 69 anni che era praticamente sconosciuto quando è stato autorizzato a candidarsi dal Consiglio dei Guardiani, l'autorità responsabile della supervisione delle elezioni. Questo medico di origine azera, un gruppo minoritario nel nord-ovest dell'Iran, ha dato nuove speranze al campo riformista e moderato, che negli ultimi anni è stato completamente emarginato dai conservatori e dagli ultraconservatori.

Il boicottaggio delle elezioni

I sostenitori dell'attuale governo sono divisi tra i candidati Mohammad-Bagher Ghalibaf, il presidente conservatore del Parlamento, e Said Jalili, un ex negoziatore nucleare ultraconservatore ostile a legami più stretti con l'Occidente. Solo il 49% ha votato alle elezioni presidenziali del 2021, per le quali non è stato permesso a nessun candidato riformista o moderato di competere. Gli oppositori, in particolare quelli della diaspora, hanno chiesto il boicottaggio delle elezioni

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