Russia, esercitazioni nucleari non strategiche con la Bielorussia: cosa sappiamo

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Introduzione

Il ministero della Difesa di Mosca ha spiegato che lo scopo è quello di accertare la preparazione per l'impiego di armi volte a "garantire incondizionatamente la sovranità e l'integrità territoriale dello Stato dell'Unione" anche alla luce di una "situazione piuttosto tesa nel continente europeo, provocata ogni giorno da nuove decisioni e azioni ostili delle capitali europee e di Washington"

Quello che devi sapere

ESERCITAZIONI NUCLEARI IN RUSSIA

  • Il ministero della Difesa russo, riferisce la Tass, ha annunciato ieri che è iniziata la seconda fase delle esercitazioni nucleari non strategiche nel Paese, alle quali partecipano anche unità dell'esercito bielorusso. "In conformità con la decisione del presidente della Federazione Russa, è iniziata la seconda fase delle esercitazioni delle forze nucleari tattiche", si legge in un comunicato

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"SITUAZIONE TESA IN EUROPA"

  • "C'è una situazione piuttosto tesa nel continente europeo, provocata ogni giorno da nuove decisioni e azioni ostili delle capitali europee e di Washington nei confronti della Russia", ha dichiarato il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, citato dalla Tass, aggiungendo che "pertanto, ovviamente, tali esercitazioni e il mantenimento della prontezza al combattimento sono molto importanti" per Mosca

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LA PARTECIPAZIONE DELLA BIELORUSSIA

Il ministero della Difesa di Mosca ha poi annunciato la partecipazione dell’esercito bielorusso e ha spiegato che lo scopo è quello di accertare la preparazione per l'impiego di armi nucleari non strategiche per "garantire incondizionatamente la sovranità e l'integrità territoriale dello Stato dell'Unione", ovvero Russia e Bielorussia

 

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LA PRIMA FASE

La prima fase di questo tipo di esercitazioni, che ha visto solo il coinvolgimento di Mosca, era stata avviata il 21 maggio e - riporta la Tass - in quel frangente il personale delle formazioni missilistiche del Distretto militare meridionale ha ottenuto munizioni speciali per l'addestramento per il sistema missilistico tattico-operativo Iskander, equipaggiando veicoli di lancio e avanzando verso l'area designata per il lancio di missili. Inoltre il personale delle unità aeronautiche delle Forze aerospaziali russe coinvolte nell'esercitazione si è esercitato nell'equipaggiamento di unità speciali da combattimento con armi aeronautiche, compresi missili ipersonici aerobalistici Kinzhal, e nel volo in aree di pattugliamento designate

 

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PUTIN E LE ARMI NUCLEARI

Tuttavia pochi giorni fa dal Cremlino, ricorda Reuters, è arrivato un segnale forte del fatto che Putin non voglia trasformare il conflitto in Ucraina in una guerra nucleare: proprio il presidente russo a detto che per sconfiggere Kiev non ha bisogno di usare armi di questo tipo. Tuttavia ha anche affermato di non escludere modifiche alla dottrina nucleare di Mosca, che stabilisce le condizioni alle quali tali armi potrebbero essere utilizzate

MOSCA E WASHINGTON DUE POTENZE NUCLEARI

Per gli Stati Uniti, riporta la Reuters, non ci sarebbe al momento alcun cambiamento nella posizione strategica della Russia, ma alti funzionari dell'intelligence spiegano che sarebbe sbagliato sottovalutare le affermazioni di Mosca sulle armi nucleari. Secondo la Federation of American Scientists, Mosca e Washington sono di gran lunga le maggiori potenze nucleari del mondo e detengono circa l’88% delle armi nucleari mondiali

LE ARMI IN EUROPA

Dai dati riportati dal Bullettin of the Atomic Scientists emerge che gli Stati Uniti hanno circa 100 armi nucleari non strategiche B61 schierate in cinque Paesi europei: Italia, Germania, Turchia, Belgio e Paesi Bassi. La Russia dovrebbe avere circa 1.558 testate nucleari non strategiche, ma gli esperti di controllo degli armamenti affermano che è molto difficile sapere esattamente quante siano a causa dell’elevato livello di segretezza

L’AVVERTIMENTO

E secondo Pranay Vaddi, direttore senior del Consiglio di sicurezza nazionale citato dal New York Times, gli Stati Uniti potrebbero essere costretti ad espandere il proprio arsenale atomico se la strategia nucleare di Cina e Russia non cambierà: "In assenza di un cambiamento nella traiettoria dell'arsenale avversario, nei prossimi anni potremmo raggiungere un punto in cui sarà necessario un aumento rispetto all'attuale numero di unità schierate, e dobbiamo essere pienamente preparati ad eseguirlo se il Presidente prenderà questa decisione"

IL NEW START

Per ora, gli Stati Uniti stanno ammodernando, non espandendo il proprio arsenale nucleare, ha sottolineato l'alto funzionario, aggiungendo che Washington è pronta a perseguire accordi sul controllo degli armamenti per ridurre le minacce nucleari "limitando e modellando" le forze nucleari degli avversari. Tuttavia, il rifiuto della Russia di negoziare un accordo sul controllo degli armamenti nucleari successivo a quello attuale - il New Start - ha "gettato un'ombra" sulle questioni diplomatiche, ha osservato Vaddi: "Almeno nel breve termine, le prospettive per il controllo degli armamenti strategici sono deboli". Non ci sono stati colloqui con la Russia da quando ha invaso l'Ucraina per negoziare un accordo sostitutivo del New Start, che limita ciascun Paese a 1.550 armi nucleari strategiche dispiegate

DALL’AMMODERNAMENTO ALL’ESPANSIONE

Intervenendo all'incontro annuale della Arms Control Association, un gruppo che sostiene i limiti alle armi nucleari, Vaddi ha affermato che lo sviluppo della bomba a gravità B61-13 - un'arma nucleare destinata ad essere utilizzata contro obiettivi militari rinforzati di grandi dimensioni - è un esempio del tipo di progetti che gli Stati Uniti potrebbero perseguire in mancanza di un cambiamento della strategia nucleare di Russia e Cina. Le parole del direttore del Consiglio di sicurezza nazionale, commenta il Nyt, rappresentano l'avvertimento pubblico più esplicito finora del fatto che gli Stati Uniti sono pronti a passare dal semplice ammodernamento del proprio arsenale all'espansione. Oltre a essere un avvertimento al presidente russo Vladimir Putin sulla probabile reazione degli Stati Uniti nel caso in cui il New Start scadesse, nel febbraio 2026, senza essere sostituito

 

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