Dazi Usa, per la Cina aliquote al 125%. Perché Trump ha imposto tariffe così alte?
Mondo
Introduzione
Al centro della guerra commerciale globale cominciata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump ora c’è la Cina, che è l’obiettivo principale dei dazi (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). In risposta all'innalzamento iniziale al 104%, Pechino ha imposto tariffe sul Made in Usa dal 34% all'84%. Mentre in serata Trump ha annunciato un aumento al 125% dei dazi e una moratoria di 90 giorni con effetto immediato.
Gli effetti dello scontro tra l’economia americana e quella cinese ricadranno su tutto il mondo, se non si troverà rapidamente un accordo.
Quello che devi sapere
I dazi al 125%
- Da quando è entrata in carica l’amministrazione Trump i dazi verso Pechino sono saliti alle stelle. Il presidente Usa ha imposto un 34% di dazi che lui ha definito “reciproci” (ma che in realtà non lo sono), a cui si è aggiunto un 50% di dazi per la risposta cinese, più un 10% annunciato a febbraio, più un altro 10% ad aprile. Il totale delle tariffe trumpiane corrisponde al 104% (che sale addirittura al 125% se si considera il 21% di dazi ereditati dall’amministrazione Biden). Che è stato poi alzato al 125%, come annunciato da Trump nella serata italiana del
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La risposta di Pechino
- La Cina ha risposto ai dazi di Trump portando le sue tariffe sui beni Made in Usa dal 34% all'84% con effetto dalle ore 12:01 del 10 aprile 2025. Altre questioni, riferisce una nota del ministero delle Finanze, saranno implementate. Pechino esorta gli Stati Uniti a correggere immediatamente le proprie pratiche sbagliate, ad annullare tutte le misure tariffarie unilaterali contro la Cina e a risolvere adeguatamente le divergenze attraverso un dialogo paritario basato sul rispetto reciproco.
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La mossa cinese
- La Cina poco prima aveva promesso di adottare tutte le misure "ferme e incisive" per proteggere i propri interessi in risposta all'entrata in vigore dei dazi americani al 104% sulle importazioni dei beni made in China, rivendicando "il legittimo diritto del popolo cinese allo sviluppo" che "è inalienabile". Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, nel briefing quotidiano, ha aggiunto che "la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina sono assolutamente inviolabili". Stessa posizione da parte del ministero del Commercio, che ha rimarcato come la Cina abbia "una ferma volontà e mezzi abbondanti" per adottare contromisure se gli Stati Uniti dovessero intensificare ulteriormente le misure restrittive e punitive
Trump: “Penso che la Cina a un certo punto farà un accordo”
- "La Cina manipola la valuta per compensare i dazi ma penso che farà un accordo a un certo punto", ha dichiarato Donald Trump intervenendo alla cena di gala del National Republican Congressional Committee a Washington. Come già successo nel primo mandato, Washington resta convinta che alla fine Pechino cercherà di trovare un qualche accordo commerciale con gli Usa per limitare l’effetto dei dazi
Possibile un accordo tra le parti?
- Non manca però la volontà di cercare un accordo: come afferma il libro bianco sul commercio bilaterale diffuso oggi da Pechino, nel resoconto della Xinhua, Cina e Usa possono risolvere le loro controversie commerciali ed economiche "attraverso un dialogo rispettoso e alla pari, e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa. È normale che le parti abbiano differenze e nella cooperazione: la Cina è disposta a comunicare su quesioni importanti in materia di economia e commercio", ma gli Usa "non risolveranno i loro problemi con i dazi". Che sono pratiche a cui Pechino "si oppone con forza", convinta che "l'essenza dei legami economici e commerciali sia nel reciproco beneficio"
Perché questi dazi così alti verso la Cina
- Ma perché Donald Trump ce l’ha tanto con la Cina? Le ragioni sono essenzialmente commerciali ma anche politico-militari. Il Paese del Dragone è infatti il più importante partner commerciale degli Stati Uniti, ma anche quello con cui gli Stati Uniti hanno il maggior deficit, giunto nel 2024 a 295 miliardi di dollari. Per Trump, quindi, l’imposizione di dazi servirebbe a riequilibrare i rapporti tra i due Paesi, come già fatto nel corso del primo mandato. Da non dimenticare, poi, che la nuova amministrazione americana vede proprio in Pechino un temibile avversario anche dal punto di vista politico e militare: in questo senso i dazi servirebbero a rafforzare gli Stati Uniti, indebolendo nel frattempo un diretto concorrente
Scambi commerciali in rapido calo
- Questo ha già avuto degli effetti nel corso degli anni: basti pensare che nel 2016 le importazioni dalla Cina erano il 21% di quelle totali degli Stati Uniti, mentre nel 2024 sono state soltanto il 13%. Questi ulteriori dazi potrebbero però portare a nuove conseguenze anche ai prodotti americani: in Cina sono prodotti beni di grande importanza, dall’abbigliamento agli iPhone di Apple, e al momento gli Stati Uniti non sono attrezzati per produrre internamente molti di questi prodotti, se non a costi molto più elevati.
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