Non solo iPhone: dalle console all’IA, quanto potrebbe salire il prezzo con dazi di Trump
EconomiaIntroduzione
Con l’inasprimento delle tariffe commerciali imposte dagli Stati Uniti, le aziende tech vedono all'orizzonte un’impennata di costi che potrebbero ricadere sul consumatore. Prodotti elettronici assemblati in Cina, India e Vietnam colpite dai dazi rischiano di subire aumenti di prezzo tra il 30 e il 43% e diventare a tutti gli effetti "beni di lusso"
Quello che devi sapere
Il caso Apple
- Tra i “giganti” tecnologici americani destinati a patire maggiormente l’aggravio sulle importazioni estere c’è Apple che concentra oltre il 90% della produzione di iPhone in Cina, dalle fabbriche Foxconn e Luxshan. Come evidenzia un’analisi dell’istituto newyorkese Rosenblatt Securities, il prezzo di un iPhone 16 Pro Max – il top di gamma – potrebbe balzare fino a 2.300 dollari dagli attuali 1.599 se l’azienda di Cupertino decidesse di non sostenere i costi aggiuntivi – stimati dagli analisti di Morgan Stanley in 8,5 miliardi di dollari all’anno- abbassando i margini di profitto
Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: "Dazi sulle auto, perché l'Ue dovrebbe rispondere a Trump"

Dipendenza dall’Asia
- Come altri colossi americani, il tonfo in borsa di Apple che nei giorni immediatamente successivi all'annuncio del presidente Usa Donald Trump ha toccato perdite di circa 300 miliardi di dollari ha rivelato la dipendenza dalla catena produttiva cinese. La risposta del gigante asiatico ai dazi, che hanno raggiunto il 54%, non si è fatta attendere con l'annuncio di contro-tariffe del 34% che impattano direttamente sulle aziende Usa attive nel suo territorio
Quanto potrebbero aumentare gli iPhone
- Ipotizzando rincari al 43% come confermato dall’agenzia Reuters, l’analisi di Rosenblatt Securities calcola che il modello attuale di iPhone 16, lanciato sul mercato statunitense ad un prezzo base di 799 dollari, potrebbe toccare i 1.142 dollari. Non va meglio per l’iPhone 16e, il modello più economico della gamma, che passerebbe a 856 dollari dagli attuali 599
Gadget più cari
- Non è la prima volta che Trump applica dazi che colpiscono l'economia di Pechino. Dopo la “guerra commerciale” del 2018, Apple aveva deciso di spostare parte della produzione, soprattutto di gadget, dalla Cina verso l'India e il Vietnam, paesi che tuttavia sono stati colpiti duramente dagli aumenti tariffari, rispettivamente del 26 e del 46%. Di conseguenza, il prezzo di prodotti come Apple Watch, iPad, Mac e AirPods assemblati tra Hanoi e Chennai potrebbero subire rincari compresi tra il 39 e il 43%. Rischia di sfumare inoltre l’obiettivo fissato dall’azienda guidata da Tim Cook di trasferire in India il 26% della produzione di iPhone entro il 2026
Spostare la produzione in Usa?
- Di fronte all’impennata di tariffe, le aziende Usa potrebbero decidere di spostare la produzione a “casa” nonostante una parte della componentistica andrebbe comunque importata. Secondo le stime di Wayne Lam, analista di TechInsights, il principale ostacolo all’operazione resta quello dei costi di manodopera: per un telefono l’assemblaggio negli Stati Uniti ammonta a 300 dollari contro i 30 stimati in Cina
Quali prodotti aumentano
- Oltre alla telefonia, l’impatto dei dazi potrebbe colpire aziende come Google, Microsoft, HP, Dell, Lenovo che nei loro prodotti includono una quota significativa di componenti hardware: pc laptop, visori, router e server sono tutti assemblati in Asia e rischiano di vedere aumenti di prezzo. Secondo un'analisi di Morgan Stanley un laptop potrebbe passare da mille a 1.150 euro. Cuffie, accessori, router e tablet subirebbero rincari dal 10 al 20%
Nintendo Switch 2 rinviato
- A tremare sono anche i colossi dell’intrattenimento come Nintendo. Dopo l’imposizione di dazi del 24% sulle merci importate dal Giappone, l’azienda nipponica specializzata in console di gioco ha deciso di bloccare i preordini – previsti per domani, 9 aprile – sul nuovo Nintendo Switch 2 per capire meglio l’impatto delle tariffe Usa. Nonostante lo slittamento, Nintendo ha confermato per ora la data di lancio, prevista per il 5 giugno
Intelligenza artificiale
- Tra i settori che potrebbero avere contraccolpi c’è anche lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, a partire dalla costruzione dei grandi data center. Le infrastrutture che servono per sviluppare servizi di IA come ChatGPT, Gemini, Claude o Grok, si basano su hardware prodotti in Asia. Gli analisti stimano rincari tra il 3 e il 5% che rischiano di rallentare gli investimenti – calcolati in oltre 100 miliardi di dollari - messi in cantiere da aziende tech come Google, Microsoft e Amazon
L’eccezione dei semiconduttori
- Dalla “scure” trumpiana sembra risparmiato per il momento il settore dei semiconduttori, i microchip necessari al comparto elettronica. Aziende americane come Nvidia che si riforniscono dalla taiwanese Tsmc temono tuttavia l’ipotesi di una tassa generica del 10% sulle esportazioni che colpirebbe l’intera filiera
Verso una risposta dell’Ue
- I colossi tecnologici americani devono infine guardarsi dalla risposta di partner commerciali colpiti come l’Unione Europea che ha annunciato per metà aprile un piano di contromisure ai dazi Usa. Sul tavolo c’è l’inasprimento delle imposte sui servizi digitali delle grandi aziende, come Netflix, Amazon e Meta, con effetti negativi sui prodotti
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