La decisione è stata criticata da parte serba e russa. In particolare, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha commentato dicendo che è stata "una risoluzione altamente politicizzata”. Mentre l'ambasciatore di Mosca all'Onu Vassily Nebenzia ha accusato gli occidentali di “serbofobia”
L’11 luglio sarà la Giornata internazionale della memoria del genocidio di Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina. Lo ha stabilito l'Assemblea Generale dell'Onu. La risoluzione è stata approvata con 84 voti a favore, 19 contrari e 68 astensioni (per passare serviva la maggioranza semplice). Una decisione che ha però suscitato dissensi e polemiche, soprattutto da parte serba e russa.
Decisione osteggiata da Belgrado e Mosca
“E' una risoluzione altamente politicizzata”, ha commentato il presidente serbo Aleksandar Vucic parlando in Assemblea Generale Onu prima del voto. “State - ha aggiunto - riaprendo delle ferite e perché? Perché a qualcuno serve politicamente". “Questo non riguarda la riconciliazione, la memoria, ma qualcosa che riapre vecchie ferite e crea scompiglio politico, non solo nella nostra regione ma anche qui in questa sala”. Anche la Russia critica la risoluzione definendola “provocatoria” e affermando che “minaccia la pace e la sicurezza” in Bosnia e in tutta la regione. A parlare l'ambasciatore di Mosca all'Onu Vassily Nebenzia. "Riteniamo del tutto illogico e immorale che i membri della Nato cancellino dalla storia le prove dei loro bombardamenti nella ex Jugoslavia nel 1995 e nel 1999, imputando tutta la responsabilità ai serbi", ha denunciato Nebenzia accusando gli occidentali di “serbofobia”. Il rappresentante russo ha poi definito l’adozione una “vittoria di Pirro”. Aggiungendo anche che “se lo scopo era quello di spaccare l'Assemblea generale, allora il risultato è stato eccellente”. Infatti secondo Nebenzia il risultato del voto non è stato quello auspicato dai fautori del documento. E ha notato che i voti contro (19) e degli astenuti (68) sono stati più di quelli a favore (84). Gli sponsor della risoluzione, ha osservato, hanno ingannato i Paesi membri sostenendo che il documento porterà a una pacificazione, il risultato sarà opposto con nuove divisioni e nuove minacce alla stabilità in Bosnia e nei Balcani. E tra i fautori del documento, ha aggiunto, vi sono anche gli olandesi: “Hanno avuto il coraggio di farlo nonostante i loro caschi blu ebbero un ruolo vergognoso nei fatti di Srebrenica”. Senza parlare della Germania che è stata sponsor della risoluzione. Paese che, per Nebenzia, “non ha alcun diritto morale di menzionare la parola genocidio e di impartire prediche ad altri”.
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Il leader nazionalista serbo-bosniaco Dodik: proposta accordo sulla “dissociazione pacifica”
D’altra parte il leader nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik ha annunciato l'intenzione di proporre alla Federazione croato-musulmana, una delle due entità che compongono la Bosnia-Erzegovina, un accordo sulla “dissociazione pacifica” della Republika Srpska, l'altra entità del paese a maggioranza serba, della quale Dodik è presidente. Parlando ai giornalisti a Bratunac, località a pochi km da Srebrenica, Dodik ha detto che il popolo serbo non può più vivere nelle attuali condizioni in Bosnia-Erzegovina. “Oggi intendiamo formalizzare la decisione per proporre una dissociazione pacifica”. Il suo annuncio è giunto proprio nell'imminenza della seduta dell'Assemblea generale. Dodik ha più volte ribadito la sua posizione, la stessa di Belgrado, in base alla quale a Srebrenica nel luglio 1995 non vi fu alcun genocidio ma crimini efferati con la responsabilità di singoli, che sono stati individuati e condannati.