Domenica di Pentecoste, il Papa: “Continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra”

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Francesco ha presieduto la messa nella Basilica di San Pietro. Ha parlato della "nostra missione animata dallo Spirito". “Come gli Apostoli, siamo inviati ad annunciare il Vangelo a tutti. E grazie allo Spirito possiamo e dobbiamo farlo con la stessa forza e con la stessa gentilezza. Non ci arrendiamo, ma continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra, di perdono a chi semina vendetta, di accoglienza e solidarietà a chi sbarra le porte ed erige barriere”, ha detto

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Papa Francesco ha presieduto nella Basilica di San Pietro la messa della domenica di Pentecoste. Con il Pontefice hanno concelebrano la liturgia quasi 260 tra cardinali, vescovi e sacerdoti. “Continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra”, ha detto Bergoglio esortando a non arrendersi.

L’omelia del Papa

Durante l’omelia, il Papa ha spiegato: “L'azione dello Spirito in noi è forte, come simboleggiano i segni del vento e del fuoco, che spesso nella Bibbia sono associati alla potenza di Dio. E senza questa forza non riusciremmo mai a sconfiggere il male, né a vincere le pulsioni dell'anima come impurità, idolatria, discordie, invidie”, che rendono progressivamente “il nostro cuore arido, rigido e gelido”. "Contemporaneamente, però, l'agire del Paraclito – ha aggiunto il Pontefice – in noi è anche gentile. Gentile, rispettosa, delicata: così è l'opera di ricostruzione che lo Spirito compie in noi. Non entra in scena come un giustiziere o un vendicatore, ma come ospite dolce, consolatore, riparo, conforto, per far crescere e maturare in noi i suoi frutti, che sono gioia, pace, bontà, fedeltà. Lo Spirito Santo in noi agisce così: come una presenza forte e gentile”.

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“Continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra”

Durante la messa in San Pietro, Bergoglio ha parlato della "nostra missione animata dallo Spirito". Ha poi ricordato che "sotto la sua azione nel giorno di Pentecoste nasce nei discepoli un incontenibile slancio missionario, e con esso il desiderio e la capacità di annunciare il Vangelo e di farsi comprendere da persone di lingue e culture diverse". "E questo è importante anche per noi, che abbiamo avuto in dono lo Spirito Santo nel Battesimo e nella Confermazione. Dal cenacolo di questa Basilica, come gli Apostoli, siamo inviati ad annunciare il Vangelo a tutti", ha spiegato. "E grazie allo Spirito – ha continuato – possiamo e dobbiamo farlo con la stessa forza e con la stessa gentilezza. Con la stessa forza: non con prepotenza e imposizioni, il cristiano non è prepotente, e nemmeno coi calcoli e con le furbizie, ma con l'energia che viene dalla fedeltà alla verità, che lo Spirito insegna ai nostri cuori e fa crescere in noi". "E così – ha sottolineato Francesco – non ci arrendiamo, ma continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra, di perdono a chi semina vendetta, di accoglienza e solidarietà a chi sbarra le porte ed erige barriere, di vita a chi sceglie la morte, di rispetto a chi ama umiliare, insultare e scartare, di fedeltà a chi rifiuta ogni legame, confondendo la libertà con un individualismo superficiale, opaco e vuoto. Senza lasciarci intimorire dalle difficoltà, né dalle derisioni, né dalle opposizioni che, oggi come ieri, non mancano mai nella vita apostolica".

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“Accogliere tutti”

Al tempo stesso, ha raccomandato il Papa, "il nostro annuncio vuol essere gentile, per accogliere tutti, non dimentichiamo questo, tutti, tutti, tutti". "Tutti noi, fratelli e sorelle, abbiamo tanto bisogno di speranza, di alzare gli occhi su orizzonti di pace, di fratellanza, di giustizia e di solidarietà. È questa l'unica via della vita, non ce n'è un'altra – ha concluso Francesco –. Certo, purtroppo spesso non appare facile, anzi a tratti si presenta tortuosa e in salita. Ma noi sappiamo che non siamo soli, che con l'aiuto dello Spirito Santo, con i suoi doni, insieme possiamo percorrerla e renderla sempre più percorribile anche per gli altri".

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