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Papa Francesco visita la Biennale: "Venezia come i giovani, splendida e fragile"

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Il Pontefice ha incontrato le detenute dell'isituto penitenziario femminile della Giudecca, poi ha visitato il padiglione della Santa Sede alla Biennale. A seguire un incontro con i ragazzi davanti alla Basilica della Salute e la Messa a San Marco: "Questa città costruita sulle acque, e riconosciuta per questa sua unicità come uno dei luoghi più suggestivi al mondo, è un tutt'uno con le acque su cui sorge, e senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere"

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"Il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza". A dirlo è Papa Francesco, arrivato stamattina a Venezia nel carcere femminile della Giudecca, prima tappa della sua visita nella città lagunare che dopo un incontro con i giovani, davanti alla Basilica della Salute, si è conclusa con la Messa a San Marco. Nel carcere il Santo Padre ha incontrato le detenute dell'istituto penitenziario e ha visitato il padiglione della Santa Sede alla Biennale, intitolato "Con i miei occhi" e a lui illustrato dal cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione e curatore del Padiglione. All'incontro presenti, tra gli altri, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, e il sindaco Luigi Brugnaro. È la prima volta che un Papa visita una mostra della Biennale di Venezia.

"Tutelare la dignità in carcere"

Parlando alla Giudecca il Pontefice ha invitato a "non togliere la dignità a nessuno" sottolineando che il carcere "può anche diventare un luogo di rinascita, morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è 'messa in isolamento', ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità". "È fondamentale che anche il sistema carcerario offra ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano reinserimento. Per favore, non 'isolare la dignità', ma dare nuove possibilità!", ha aggiunto il Papa.

Papa a detenute: "Oggi uscirò più ricco da questo cortile"

"Care sorelle oggi tutti usciremo più ricchi d questo cortile. Forse quello che uscirà più ricco sarò io", ha detto Bergoglio alle detenute che hanno poi fatto dono al Santo Padre di alcuni dei prodotti che realizzano nei laboratori del carcere: saponi naturali, bagno schiuma e una nuova papalina bianca, che Francesco ha messo subito al posto della propria. "Ho desiderato incontrarvi all'inizio della mia visita a Venezia per dirvi che avete un posto speciale nel mio cuore. Vorrei, perciò, che vivessimo questo momento non tanto come una 'visita ufficiale' del Papa, quanto come un incontro in cui, per grazia di Dio, ci doniamo a vicenda tempo, preghiera, vicinanza e affetto fraterno. Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile, forse chi uscirà più ricco sarò io, e il bene che ci scambieremo sarà prezioso", ha aggiunto Papa Francesco. "È il Signore che ci vuole insieme in questo momento, arrivati per vie diverse, alcune molto dolorose, anche a causa di errori di cui, in vari modi, ogni persona porta ferite e cicatrici. E Dio ci vuole insieme perché sa che ognuno di noi, qui, oggi, ha qualcosa di unico da dare e da ricevere, e che tutti ne abbiamo bisogno, ognuno di noi ha una propria singolarità, un dono per offrirlo e condividerlo". "Non dimentichiamo che tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, io anche, e che tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita. Cari amici e amiche, rinnoviamo oggi, io e voi, insieme, la nostra fiducia nel futuro - ha concluso Bergoglio - Non chiudere la finestra, per favore, sempre guardare al futuro, sempre guardare con speranza".

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Il discorso agli artisti

Papa Francesco ha poi incontrato alcuni artisti nell'ambito della Biennale di Venezia: "Il mondo ha bisogno di artisti. Lo dimostra la moltitudine di persone di ogni età che frequentano luoghi ed eventi d'arte - ha detto il Pontefice - Vi confesso che accanto a voi non mi sento un estraneo: mi sento a casa. E penso che in realtà questo valga per ogni essere umano, perché, a tutti gli effetti, l'arte riveste lo statuto di 'città rifugio', una città che disobbedisce al regime di violenza e discriminazione per creare forme di appartenenza umana capaci di riconoscere, includere, proteggere, abbracciare tutti. Tutti, a cominciare dagli ultimi". Poi ha invitato l'arte a fare "rete", "collaborando per liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell'aporofobia, questo terribile neologismo che significa 'fobia dei poveri'. Dietro a queste antinomie c'è sempre il rifiuto dell'altro. C'è l'egoismo che ci fa funzionare come isole solitarie invece che come arcipelaghi collaborativi". "Vi imploro, amici artisti - ha aggiunto - immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica: città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo. È per questo che quando diciamo 'stranieri ovunque', stiamo proponendo 'fratelli ovunque'".

Il Papa: "Le donne artiste insegnano", e cita Frida Khalo 

"È vero che nessuno ha il monopolio del dolore umano. Ma ci sono una gioia e una sofferenza che si uniscono nel femminile in una forma unica e di cui dobbiamo metterci in ascolto, perché hanno qualcosa di importante da insegnarci. Penso ad artiste come Frida Khalo, Corita Kent o Louise Bourgeois e tante altre - ha detto ancora il Pontefice agli artisti - Mi auguro con tutto il cuore che l'arte contemporanea possa aprire il nostro sguardo, aiutandoci a valorizzare adeguatamente il contributo delle donne, come coprotagoniste dell'avventura umana".

Il Papa: "In carcere mi chiedo: perché loro e io no?"

Uscendo dal carcere della Giudecca di Venezia, Papa Francesco ha salutato alcuni bambini che gli hanno consegnato dei disegni. Poi il Pontefice ha risposto alle domande di un giornalista locale: "Come ha trovato Venezia?". "Fresca!". Sulla visita in carcere ha detto: "Il carcere è una preferenza per me. Ogni volta che vado in carcere dico: perché loro e non io?".

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Il Papa ai giovani: "Alzati e vai, non restare sul divano"

Lasciata la Giudecca, il Papa è andato alla Basilica della Madonna della Salute, a Punta della Dogana, dove è stato accolto dagli applausi dei 1.700 giovani delle diocesi del Triveneto, appartenenti a gruppi parrocchiali e scout. "Santo Padre, la ringraziamo per la sua presenza di oggi, qui tra i giovani delle 15 diocesi del Veneto - hanno detto i ragazzi - L'abbiamo accolta come ci ha aveva chiesto lei in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù: facendo rumore, cantando e applaudendo". Il Pontefice ha invitato i giovani ad "alzarsi. Alzarsi da terra, perché siamo fatti per il Cielo. Alzarsi dalle tristezze per levare lo sguardo in alto. Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano". "Alzati e vai", ha ripetuto più volte Bergoglio, facendolo ripetere anche ai giovani. "Avete pensato che cosa è un giovane tutta la vita seduto su un divano? Ci sono divani diversi che ci prendono e non ci lasciano alzare". "Ognuno ha un tesoro da condividere con gli altri, questo non è autostima, è realtà", ha detto il Papa ai ragazzi.

"Per Dio non siete un profilo digitale"

"Per Dio non sei un profilo digitale, ma un figlio, che hai un Padre nei cieli e che dunque sei figlio del cielo", ha detto ancora il Papa parlando ai giovani. "Eppure spesso - ha aggiunto - ci si trova a lottare contro una forza di gravità negativa che butta giù, un'inerzia opprimente che vuole farci vedere tutto grigio". Il Pontefice ha dunque invitato ad "andare insieme" perché "il 'fai da te' nelle grandi cose non funziona. Per questo vi dico: non isolatevi, cercate gli altri, fate esperienza di Dio assieme, seguite cammini di gruppo senza stancarvi. Tu potresti dire: 'Ma attorno a me stanno tutti per conto loro con il cellulare, attaccati ai social e ai videogiochi'. E tu senza paura vai controcorrente: prendi la vita tra le mani, mettiti in gioco; spegni la tv e apri il Vangelo". Quindi ha commentato: "È troppo questo". Francesco ha ancora detto ai ragazzi: "Lascia il cellulare e incontra le persone! Il cellulare è molto utile per comunicare ma state attenti quando il cellulare ti impedisce di incontrare le persone". "Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano, le persone", ha sottolineato il Papa.

"Venezia come i giovani, splendida e fragile"

Nel discorso ai giovani Papa Francesco ha detto: "Dio sa che, oltre a essere belli, siamo fragili, e le due cose vanno insieme: un po' come Venezia che è splendida e delicata al tempo stesso. Cioè è bella e delicata, ha qualche fragilità che deve essere curata". Poi un nuovo passaggio sulla città lagunare, quando ha chiesto ai ragazzi di andare "controcorrente". "Proprio Venezia ci dice che solo remando con costanza si va lontano. Se voi siete cittadini veneziani imparate a remare con costanza per andare lontano. Certo, per remare occorre regolarità; ma la costanza premia, anche se costa fatica. Dunque, ragazzi, questo è alzarsi: lasciarsi prendere per mano da Dio per camminare insieme", ha concluso il Papa.

"Siate rivoluzionari, non cercate l'utile"

Il Papa ha poi invitato i giovani a essere "rivoluzionari", non cercando l'utile come fa il mondo, e "creatori di bellezza, a fare qualcosa che prima non c'era". "Pensate dentro di voi ai figli che avrete", ha aggiunto. Quindi l'appello: "Non siate professionisti del digitare compulsivo ma creatori di novità. Un gesto d'amore per qualcuno che non può ricambiare: questo è creare, imitare lo stile di Dio. È lo stile della gratuità, che fa uscire dalla logica nichilista del 'faccio per avere' e 'lavoro per guadagnare'. Il centro è la gratuità". "Siate creativi con gratuità, date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l'utile! Allora sarete rivoluzionari - ha sottolineato il Pontefice - Andate, donatevi senza paura!". Al termine dell'incontro alla Salute i giovani hanno donato al Papa una forcola, simbolo della gondola e della città di Venezia. La forcola, una vera scultura in legno, è lo scalmo sul quale si fa perno con il remo per vogare sulle gondole e le barche veneziane. Quella regalata al Santo Padre è stata realizzata dal maestro d'ascia Matteo Tamassia. Un regalo che ha anche un valore simbolico: in un momento in cui tutti percorrono una strada, "si deve avere coraggio di andare contro corrente", invito che proprio Francesco ha rivolto ai giovani. A bordo della papamobile elettrica, il Pontefice ha poi lasciato la Basilica della Salute e ha attraversato il Canal Grande attraverso il ponte di barche appositamente allestito per recarsi in piazza San Marco.

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"Venezia sia segno di bellezza accessibile a tutti"

Il Papa ha poi pronunciato messa in piazza San Marco di fronte a oltre 10mila fedeli: "Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano - ha detto nell'omelìa - I cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d'uomo attraverso un'adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine". "E noi cristiani, che siamo tralci uniti alla vite, vigna del Dio che ha cura dell'umanità e ha creato il mondo come un giardino perché noi possiamo fiorirvi e farlo fiorire, come rispondiamo? Restando uniti a Cristo - ha proseguito Papa Francesco - potremo portare i frutti del Vangelo dentro la realtà che abitiamo: frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano. Non dimentichiamo il patrimonio umano, la grande umanità nostra, quella che ha preso Dio per camminare con noi". Quindi "abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi". "E Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia che fa fratelli", ha concluso il Pontefice.

"Venezia senza cura potrebbe cessare di esistere"

Il Pontefice nell'omelia della messa a Piazza San Marco collega poi la metafora del Vangelo, sul legame tra la vite e i tralci, alla città lagunare, "questa città costruita sulle acque, e riconosciuta per questa sua unicità come uno dei luoghi più suggestivi al mondo. Venezia è un tutt'uno con le acque su cui sorge, e senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere", ha sottolineato Papa Francesco mettendo l'accento sulle "tante problematiche che la minacciano", a partire dai cambiamenti climatici.

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Il Papa prega per la pace: "Cresca la volontà di dialogo"

Il Papa al Regina Coeli, al termine della messa a piazza San Marco, ha pregato per la pace: "Penso alla martoriata Ucraina, alla Palestina, a Israele, ai Rohingya, e alle tante popolazioni che soffrono a causa di guerre e violenze. Il Dio della pace illumini i cuori perché cresca in tutti la volontà di dialogo e ri conciliazione". Poi un pensiero alla tragica situazione in cui vive Haiti. "Anche da qui - ha detto il Pontefice -, come ogni domenica, vogliamo invocare l'intercessione della Vergine Maria per le tante situazioni di sofferenza nel mondo. Penso ad Haiti dove è in vigore lo stato d'emergenza e la popolazione è disperata per il collasso del sistema sanitario, la scarsità del cibo e le violenze che spingono alla fuga. Affidiamo al Signore i lavori e le decisioni del nuovo consiglio presidenziale di transizione, insediatosi giovedì scorso a Port-au-Prince affinché, con il rinnovato sostegno della comunità internazionale, possa condurre il Paese a raggiungere la pace e la stabilità di cui tanto hanno bisogno".

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Moraglia: "Alloggi per donne fragili segno della visita del Papa"

La Chiesa di Venezia metterà a disposizione otto minialloggi per soggetti fragili, in particolare donne che cercano il reinserimento sociale. Lo ha annunciato il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, durante il saluto a Papa Francesco alla fine della messa celebrata in piazza San Marco. Si tratta di un "segno concreto e duraturo" della visita del Pontefice, ha sottolineato Moraglia. Gli alloggi sono ricavati nella "Casa della carità", ex convento "delle Muneghette" nel centro storico. Nell'indirizzo di saluto, Moraglia ha ricordato che "gli abitanti di Venezia e delle terre del Nordest sono persone laboriose, oneste, generose In passato hanno vissuto sulla loro pelle, e quindi sanno bene cosa voglia dire lasciare la propria terra e migrare. Sì, conoscono bene il dramma che oggi molti vivono". E sottolineando la fragilità di Venezia, "ponte fra Oriente e Occidente, crocevia di popoli, culture e differenti fedi", ha detto che in essa "trovano puntuale riscontro" i temi delle encicliche, "rispetto e cura del creato e della persona, iniziando dal bene sommo della vita, che sempre va rispettata e amata, soprattutto quando è fragile - ha concluso - e chiede d'essere accolta". "Caro Papa Francesco, la Madonna della Salute l'accompagni sempre", ha detto il Patriarca di Venezia, che ha richiamato l'esposizione sull'altare dell'icona della "Mesopanditissa" proveniente dalla Basilica, "mediatrice di pace - ha sottolineato - perché dinanzi a essa, nel 1264, si pose fine alla guerra durata più di mezzo secolo tra Venezia e Candia". Infine, Moraglia ha rivolto al Papa "il saluto caro ai veneziani: viva San Marco, viva Venezia!".

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