Colosseo con i missili e la Tour Eiffel, i post del ministro israeliano: "Fermate l’Iran"

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Twitter/Israel Katz

Il titolare degli Esteri, Israel Katz, in una serie di messaggi su X - corredati da un video con un colpo d’arma da fuoco a Parigi e una mappa che disegna una traiettoria di missili verso l’Europa - invita i suoi omologhi dell’Ue a intervenire perché "il recente attacco a Israele è solo un'anteprima di quello che le città di tutto il mondo possono aspettarsi se il regime iraniano non verrà fermato". Il ministro Tajani: "Dobbiamo evitare di creare il panico"

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Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha deciso di lanciare dai suoi profili social un avvertimento alle "capitali del mondo", fra cui Roma e Parigi, sul rischio di potenziali attacchi da parte dell’Iran. Per farlo ha postato prima un’immagine del Colosseo che sta per essere colpito da sei missili e poi un video sullo stesso tenore ma con la Tour Eiffel come sfondo.

La foto del Colosseo

La prima foto è stata postata il 20 aprile ed è una foto del Colosseo sul quale stanno per abbattersi sei missili con la scritta "Missili iraniani: stanno arrivando in una città vicino a te" e "Fermate ora l’Iran prima che sia troppo tardi". A corredo dell’immagine Katz scrive: "Il recente attacco dell'Iran a Israele è solo un'anteprima di quello che le città di tutto il mondo possono aspettarsi se il regime iraniano non verrà fermato". Il ministro lancia poi un appello a designare le Guardie rivoluzionarie iraniane "un'organizzazione terroristica", oltre a "sanzionare il programma iraniano di missili balistici".

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Il video con la Tour Eiffel

Oggi poi Katz ha diffuso lo stesso identico messaggio - "Fermate ora l’Iran prima che sia troppo tardi" - scritto in inglese, francese ed ebraico e taggando il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il ministro italiano Antonio Tajani e gli omologhi tedesco, francese e inglese. Nel post stavolta c’è un video: sullo sfondo la Torre Eiffel e in primo piano la scena tranquilla di un signore con un croissant e un cappuccino, interrotto improvvisamente da un colpo d'arma da fuoco.

Pope Francis leads the weekly general audience in Saint Peter's Square, Vatican City, 11 October  2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI

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Il post sui missili

Qualche ora dopo il ministro ha chiesto ai suoi omologhi dell'Ue "di imporre sanzioni al progetto missilistico iraniano". Scrivendolo su X, Katz ha aggiunto che "il progetto mette in pericolo il mondo. Bisogna fermare l'Iran prima che sia troppo tardi". I missili iraniani, ha ricordato postando una mappa con una traiettoria che punta all’Europa, "hanno una gittata fino a 3mila chilometri". Poi la scritta: "Chi sarà il prossimo?".

Iranian lift up a flag and the mock up of a missile during a celebration following Iran's missiles and drones attack on Israel, on April 15 2024, at Palestine square in central Tehran. Iran launched the attack on April 14, its first ever to directly target Israeli territory, in retaliation for a deadly air strike widely blamed on Israel that destroyed Tehran's consular building in Syria's capital early this month. (Photo by ATTA KENARE / AFP)

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Tajani: "Evitare il panico"

Non si dice preoccupato ma invita ad "evitare il panico" il ministro Tajani, che ribadisce l'impegno per la de-escalation e non esclude un colloquio con il ministro iraniano "nei prossimi giorni". "Non credo che ci sia un'ipotesi di attacco all'Occidente" da parte dell'Iran "che pure commette errori gravi ma dobbiamo evitare di creare il panico", ha sottolineato il titolare degli Esteri, aggiungendo che "più che preoccuparsi bisogna occuparsi". Tajani ha quindi ricordato il recente appuntamento del G7, dove si è lavorato per la "de-escalation cercando di utilizzare tutti gli strumenti diplomatici possibili per evitare che ci sia un peggioramento della situazione", ribadendo l'impegno di "continuare a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza, la liberazione di tutti gli ostaggi e gli aiuti umanitari per la popolazione civile". L'obiettivo finale, ha insistito, "non è cancellare Israele, amico dell'Italia", bensì avere "due popoli e due Stati che si riconoscano l'un l'altra".

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