"Se Ariel Henry non si dimetterà, se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, allora andremo dritti verso una guerra civile che porterà a un genocidio". Queste le parole di Jimmy Chérizier, detto “Barbecue”, nel corso di un'intervista alla stampa. Nel Paese, da giorni, è in atto un'escalation di violenze con le gang locali che vogliono rovesciare lo stesso Henry
La minaccia è quella di una "guerra civile" nel caso in cui il primo ministro Ariel Henry dovesse decidere di restare al potere, mentre il Paese è in balia di una forte ondata di violenza. Lo ha riferito il capo di una gang criminale di Haiti: "Se Ariel Henry non si dimetterà, se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, allora andremo dritti verso una guerra civile che porterà a un genocidio", ha detto Jimmy Chérizier, soprannominato “Barbecue”, nel corso di un'intervista alla stampa.
L’escalation di violenza
Intanto nelle corse ore Henry, assente da diversi giorni da Haiti mentre imperversa il caos nel Paese, è sbarcato a Porto Rico. Lo ha reso noto il portavoce del governatore del territorio americano nei Caraibi. Il Dipartimento di Stato americano aveva annunciato ieri che il primo ministro stava tornando, ma secondo i media haitiani non era ancora potuto tornare a Port-au-Prince a causa di problemi di sicurezza all'aeroporto. E sempre nella giornata di ieri l'accademia di polizia della capitale di Haiti è stata attaccata da una banda armata, in quello che è solo l’ultimo atto di una situazione di caos che imperversa nel piccolo paese caraibico da diversi giorni. Le ultime violenze hanno portato all'evacuazione di migliaia di residenti dalla capitale Port-au-Prince, con le Nazioni Unite e Washington che hanno formalmente riferito le proprie preoccupazioni per la crisi in atto, con diversi gruppi armati che hanno annunciato un assalto coordinato nel tentativo di estromettere il primo ministro. Anche altre aree del Paese sono sotto assedio. L'aeroporto internazionale Toussaint Louverture di Port-au-Prince è stato pesantemente colpito dalle violenze della scorsa settimana, mentre lunedì scorso una stazione di polizia è stata assaltata e incendiata.
La situazione nel Paese
Le bande, che controllano vaste aree di Haiti, vogliono rovesciare Henry, che era fuori dal paese durante il fine settimana trovandosi in Kenya, dove stava spingendo per il rapido dispiegamento di una missione di polizia multinazionale sostenuta dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di aiutare a stabilizzare Haiti. Al potere sin dall'assassinio del presidente Moise nel 2021, Henry avrebbe dovuto dimettersi a febbraio, ma ha accettato un accordo di condivisione del potere con l'opposizione fino a nuove elezioni. Da qui l’escalation di violenza che ha provocato almeno 15000 evacuazioni nelle zone più colpite della capitale, come confermato anche da Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres.