Solo il 41% degli aventi diritto è andato a votare: non si era mai arrivati così in basso. La tornata elettorale nella Repubblica islamica è stata boicottata dai riformisti, in molti casi non ammessi alla candidatura, e dagli attivisti, che protestano per le condizioni economiche e politiche nel Paese e per la dura repressione dei diritti umani
Arrivano i primissimi risultati delle controverse elezioni parlamentari in Iran: i dati preliminari danno in largo vantaggio i candidati fondamentalisti, per ora a 75 seggi. Staccati di netto indipendentisti (11 seggi) e riformisti (10 seggi). Si è votato per eleggere 290 deputati. Il presidente in carica Ebrahim Raisi ha vinto nella provincia del Khorasan meridionale per le elezioni dell'Assemblea degli esperti, intrecciate alle parlamentari. Era l’unico candidato. Secondo "fonti non ufficiali" citate dall’agenzia di stampa Irna, alla tornata elettorale hanno partecipato 25 milioni di persone, circa il 41% degli oltre 61 milioni di iraniani aventi diritto al voto. Gli attivisti stimano una partecipazione del 30% nel Paese e del 15% nella capitale Teheran. Fallito quindi l'appello della Guida suprema, Ali Khamenei, ad andare a votare in massa per "deludere i nemici": l'affluenza è stata la più bassa di sempre (battendo il record negativo del 2020, 42,5%). Tanto che le autorità hanno dovuto posticipare di ora in ora la chiusura dei seggi. Nei giorni scorsi molti attivisti avevano invitato a boicottare le elezioni in segno protesta per i problemi economici e politici ma anche per la dura repressione delle dimostrazioni dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda che ha perso la vita dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava correttamente il velo.
Elezioni "prive di significato"
Sono quindi state elezioni molto contestate: un gran numero di riformisti non ha partecipato, a causa della squalifica dei loro candidati da parte del Consiglio dei Guardiani. L'ex presidente Mohammad Khatami, con una mossa a sorpresa, ieri non ha votato. Sui social media moltissimi hanno parlato di una competizione "priva di significato", perché appunto giocata soltanto tra pochi gruppi fondamentalisti.
La scrittrice Nafisi: "L'Iran ha detto no al regime fuori dalle urne"
"Le iraniane e gli iraniani hanno detto no al regime fuori dalle urne", ha sintetizzato la scrittrice iraniana Azar Nafisi, intervistata da La Stampa: "L'interesse del regime è raccontare al Paese che la maggioranza lo sostiene. Ma è una bugia. Diversi sondaggi mostrano che appena il 30% della popolazione è interessato alle elezioni e lo spoglio delle schede lo confermeranno. Gli iraniani hanno già votato disobbedendo civilmente, scendendo in strada e bruciando l'hijab, cantando motivi vietati e ballando, riempendo le piazze con la loro voce alternativa a quella ufficiale. Se ancora ce ne fosse bisogno, le elezioni di ieri provano che il popolo è davvero altra cosa rispetto al regime".