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Navalny, l'ultima lettera dal carcere all'amico Parkhomenko esule in Grecia

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©Ansa

"Ho letto 'Nel Burrone' di Cechov. Avevi ragione, dobbiamo leggere i classici", si legge nella missiva inviata dal dissidente all'amico Parkhomenko, giornalista e oppositore russo esule in Grecia, in cui parlava di letteratura. Sarebbe stata recapitata cinque giorni prima della morte

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"Ciao Sergey! Ho scritto a Varya di Sorokin, a te scriverò di Cechov!". Inizia così l'ultima lettera che l'oppositore russo Alexei Navalny, trovato morto in carcere in Siberia il 16 febbraio, ha scritto dal carcere in cui era rinchiuso all'amico Sergey Parkhomenko, giornalista, editore e oppositore politico russo, uno dei ragazzi della rivoluzione bianca di piazza Bolotnaya, in esilio in Grecia da quasi due anni. "Alla fine, quando sono partito dalla colonia, ho lasciato lì quasi tutti i miei libri", prosegue la missiva di Navalny dove parlava di letteratura russa. "E quelli che c’erano, li avevo ormai finiti. Quando sono arrivato qui e mi hanno messo in quarantena, ho detto: portatemi qualcosa dalla libreria. La loro scelta non poteva essere più azzeccata: Resurrezione, di Tolstoj, Delitto e castigo, e… racconti e opere teatrali di Cechov. Bene, penso, c’è una logica: mi avevi scritto delle sue commedie, ed eccole qui!".  

Nel Burrone di Cechov

La lettera - che sarebbe giunta a destinazione lunedì scorso, cinque giorni prima della sua morte - prosegue: “E sai, Sergey… Ho continuato a leggere e ho pensato di condividere con te e di scriverti. Fin dai tempi della scuola noi abbiamo avuto l’impressione che le storie di Cechov siano cose piccole e semplici…”, scrive ancora Navalny a proposito del drammaturgo russo Anton Cechov. "Dopo aver finito Nel burrone, ho fissato il muro con sguardo assente per cinque minuti… Avevi ragione tu, bisogna leggere i classici. Non li conosciamo!”, è una delle ultime frasi contenute nella lettera. Intanto, la madre del dissidente ha fatto causa a Mosca per averle impedito di vedere il corpo del figlio. Secondo il Times, che cita Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net, Navalny sarebbe stato ucciso con un pugno al cuore.

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