Julian Assange a processo a Londra, le accuse e cosa rischia il fondatore di Wikileaks

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Tra il 20 e il 21 Febbraio l'Alta Corte di Giustizia britannica deciderà sull'istanza di appello avanzata dagli avvocati del giornalista australiano per evitare la sua estradizione negli Stati Uniti. Detenuto dal 2019 nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, rischia 175 anni di prigione per le accuse di reato di complicità nell'hackeraggio di file del Pentagono e violazione della legge sullo spionaggio

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Si avvicina quello che è stato ribattezzato il Day X di Julian Assange. Tra il 20 e il 21 Febbraio l'Alta Corte di Giustizia britannica si riunirà per decidere in merito all'istanza d'appello presentata dai legali del fondatore di Wikileaks per scongiurare la sua estradizione negli Stati Uniti. Se l'appello dovesse essere respinto, Assange potrebbe essere estradato immediatamente e resterebbe solo la carta disperata del ricorso alla Corte dei Diritti dell'Uomo. In tutto il mondo rispondendo all'appello di Stella Assange, moglie e avvocata del giornalista australiano, sono in programma per il 20 febbraio eventi per chiedere la sua liberazione.

Le accuse a Julian Assange

Julian Assange dal 2019 è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, il più duro del Regno Unito, in attesa della decisione sull'estradizione richiesta dagli Stati Uniti. Il fondatore della piattaforma Wikileaks ha pubblicato a partire dal 2010 documenti top secret, intercettati in particolare al Pentagono, contenenti evidenze di crimini di guerra commessi nei conflitti internazionali - in particolare in Afghanistan e in Iraq - dagli Stati Uniti e da altri Stati. Washington accusa Assange non solo del presunto reato di complicità nell'hackeraggio di file del Pentagono, ma anche di violazione della legge sullo spionaggio (l'Espionage Act del 1917), mai usata prima per punire la diffusione di documenti segreti sui media.

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Cosa rischia il fondatore di Wikileaks

Se estradato negli Stati Uniti, Julian Assange rischia 175 anni di prigione. E si teme anche per le condizioni in carcere: secondo la giornalista d’inchiesta Stefania Maurizi - intervenuta alla conferenza stampa organizzata da Articolo 21 Free Assange Italia, La mia voce per Assange nella sede del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti - "c'è il rischio reale che Assange possa finire in un regime di detenzione assolutamente degradante. Questo è un caso assolutamente avvolto nel segreto. Chi prova ad accedere agli atti di questo caso trova ostacoli incredibili, come è accaduto a me. Nel momento in cui viene estradato, Assange sarà finito". Maurizi - che da tempo segue il caso - già nel 2023 alla presentazione del libro di Nils Melzer Il processo a Julian Assange, di cui ha curato la prefazione, aveva lanciato un avvertimento: "La sua vita è appesa a un filo. La sua salute è devastata. Dal 2010 non conosce libertà e rischia di perderla per sempre, finendo incarcerato a vita in una prigione di massima sicurezza, negli Stati Uniti, con criminali violenti, che non hanno rispetto per la vita umana. Ma lui non è un criminale. È un uomo innocente e non ha mai commesso un atto di violenza. Il suo unico crimine è aver rivelato la verità".

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