L'estremista di destra ha ritenuto che il regime di isolamento carcerario attraverso il quale sta scontando una condanna a 21 anni abbia violato i suoi diritti umani tanto da spingerlo al suicidio. Il 22 luglio del 2011 uccise 77 persone e ne ferì un centinaio in un duplice attentato ad Oslo e sull'isola di Utoya
L’estremista di destra Anders Behring Breivik, che il 22 luglio del 2011 uccise 77 persone e ne ferì un centinaio in un duplice attentato ad Oslo e sull'isola di Utoya, ha perso la causa che aveva intentato contro la Norvegia per trattamento disumano.
La tesi di Breivik
Breivik ha ritenuto che il regime di isolamento carcerario attraverso il quale sta scontando una condanna a 21 anni abbia violato i suoi diritti umani tanto da spingerlo al suicidio. Stando alla sentenza emessa nella giornata di oggi dal tribunale norvegese di Oslo, però, l'estremista di destra, 45 anni, detenuto in isolamento da circa 12 anni in un'unità di altissima sicurezza, non ha subito alcuna violazione.
Le cause intentate contro lo Stato
Quella di Breivik contro la Norvegia è stata la seconda causa intentata contro il Paese. Nel 2016 aveva citato in giudizio lo Stato per le sue condizioni carcerarie e, con sorpresa di molti, aveva vinto parte della causa presso il tribunale distrettuale di Oslo. Ma ha poi perso in appello e la Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto come "irricevibile" una sua denuncia presentata nel giugno 2018. "La questione delle sue condizioni carcerarie è stata esaminata l'ultima volta diversi anni fa", aveva ricordato il suo legale Oystein Storrvik. "Eppure è ancora in isolamento, e più passa il tempo, più grande è la violazione della Convenzione", aveva aggiunto.