La protesta è iniziata il 25 gennaio con l'intento di opporsi alla decisione del ministero della Cultura di ricorrere a un intermediario privato per gestire la vendita di biglietti online
Sono circa 700 i turisti evacuati da Machu Picchu, celebre sito archeologico Inca in Perù, a causa di uno sciopero organizzato dagli abitanti contro quella che denunciano come la "privatizzazione" della vendita dei biglietti d'ingresso al sito Inca più visitato al mondo.
La protesta
Lo sciopero è iniziato il 25 gennaio con l'intento di opporsi alla decisione del ministero della Cultura di ricorrere a un intermediario privato per gestire la vendita di biglietti online. Per il ministero, il nuovo sistema di vendita permetterà di controllare il flusso di turisti e preservare così il sito storico, classificato come Patrimonio mondiale dell'umanità dal 1983. Secondo gli oppositori della scelta governativa, invece, grazie al nuovo sistema la società Joinnus potrebbe beneficiare di commissioni fino a 3,2 milioni di dollari all'anno. "Siamo contrari alla privatizzazione sistematica di Machu Picchu. Le organizzazioni chiedono l'annullamento del contratto con Joinnus", ha dichiarato Darwin Baca, ex sindaco del distretto di Machu Picchu. Dall'inizio dello sciopero molti negozi hanno abbassato la serranda mentre dal 27 gennaio l'operatore ferroviario Ferrocarril Transandino ha sospeso i collegamenti con il sito a causa delle proteste.