Sentenza Onu su Israele, quali sono le misure urgenti imposte dall’Aja e cosa succede ora
I provvedimenti sono in tutto sei, indirizzati soprattutto a prevenire azioni considerate tipiche di un "genocidio" nei confronti dei palestinesi. Le decisioni della Corte internazionale di Giustizia sono giuridicamente vincolanti e non esiste possibilità di appello. C’è però una contraddizione: la Corte non ha i mezzi e gli strumenti per imporre concretamente le misure decretate
- Sono sei le misure cautelative e urgenti che la Corte internazionale di giustizia ha imposto a Israele, nel caso che vede il Paese accusato di "genocidio" dal Sudafrica. Nella sua istanza presentata a dicembre, Pretoria ne aveva chieste nove, tra cui quella - rimasta disattesa - di un cessate il fuoco immediato nella Striscia. Ecco cosa hanno deciso i giudici dell'Aja
- 1 - Israele, in base agli obblighi che gli derivano dalla Convenzione contro il genocidio, deve "prendere tutte le misure in suo potere per prevenire tutte le azioni" che possano essere considerate "genocidio" nei confronti dei palestinesi di Gaza, cioè "commesse nell'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo in quanto tale "
- E in particolare: "Uccidere membri del gruppo; causare danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere intenzionalmente al gruppo condizioni di vita che portino alla sua distruzione fisica totale o parziale; ostacolare le nascite all'interno del gruppo"
- 2 - Israele deve assicurarsi, "con effetto immediato, che il suo esercito non commetta nessuna di queste azioni"
- 3 - Israele deve prendere tutte le misure in suo potere per "prevenire e punire l'incitamento diretto e pubblico a commettere il genocidio dei membri del gruppo dei palestinesi della Striscia"
- 4 - Israele deve prendere immediate misure effettive per permettere la fornitura di servizi di base e di aiuto umanitario richiesti con "la massima urgenza" al fine "di rimediare alle difficili condizioni di vita a cui sono sottoposti i palestinesi di Gaza"
- 5 - Israele deve "prevenire la distruzione e assicurare la conservazione degli elementi di prova" relativi alle accuse di genocidio
- 6 - La Corte ha inoltre chiesto a Israele di "fornire un rapporto sulle misure intraprese per eseguire l'ordinanza entro un mese. Il rapporto sarà poi comunicato al Sudafrica, che avrà la possibilità di sottomettere alla Corte le sue osservazioni in merito". Infine, i giudici hanno ritenuto "necessario sottolineare che tutte le parti in conflitto nella Striscia Di Gaza devono rispettare il diritto internazionale umanitario"
- La Corte si è detta anche "gravemente preoccupata dalla sorte degli ostaggi rapiti nell'attacco del 7 ottobre e trattenuti da allora da Hamas e da altri gruppi armati, chiedendone la liberazione immediata e incondizionata"
- C'è da capire a questo punto quali saranno le possibile conseguenze concrete sulla vita dei civili nella Striscia di Gaza. Le decisioni della Corte internazionale di Giustizia sono giuridicamente vincolanti e non esiste possibilità di appello. Allo stesso tempo, e qui risiede la contraddizione, la Corte non ha i mezzi e gli strumenti per imporre concretamente le misure decretate. L'applicazione di queste ultime è delegata alla comunità internazionale. Una situazione che rimette tutto nelle mani del governo guidato da Netanyahu
- Non essendoci possibilità di appello sta allo Stato ebraico decidere se rispettare le decisioni della Corte. Nel caso non si attenga alla sentenza uno Stato membro del Consiglio di Sicurezza dell'Onu può sollevare il caso. In base a tale procedura spetterà poi al Palazzo di Vetro votare e decidere se intervenire, affinché Israele applichi effettivamente la decisione della Corte. Il timore, in questo caso, è che gli Stati Uniti utilizzino il diritto di veto presso il Consiglio per bloccare azioni contro Israele
- Sarebbe però la prima volta in assoluto che Washington utilizza il proprio diritto di veto contro una decisione precedentemente presa dalla Corte internazionale di Giustizia. Se questa circostanza si realizzasse l'amministrazione americana rischierebbe di finire al centro di grosse polemiche. Se, al contrario, il Consiglio di Sicurezza dovesse decidere di intervenire per imporre l'applicazione concreta delle misure decise, potrebbero scattare sanzioni economiche e commerciali, ma anche un eventuale embargo alla vendita di armi
- La Carta delle Nazioni Unite riconosce inoltre al Consiglio di Sicurezza il potere di intervenire con la forza. Un precedente è fornito dal caso del 1991, quando una coalizione a guida americana fu formata per respingere l'invasione del Kuwait da parte delle truppe irachene di Saddam Hussein