Fame, nei Paesi con bisogni più urgenti c'è un gap di finanziamenti del 65%
Mondo ©IPA/FotogrammaIl nuovo rapporto di Azione contro la Fame, “2024 Hunger Funding Gap”, ha analizzato 17 Paesi, dall'Afghanistan allo Yemen, basandosi sui dati del sistema umanitario delle Nazioni Unite. Nel 2023 è stato soddisfatto solo il 35% degli appelli provenienti da territori che si trovavano ad affrontare livelli di fame “di crisi”, o peggiori
Dall'Afghanistan al Burundi, fino allo Yemen: nel 2022 sono stati tanti i Paesi in cui la fame ha raggiunto livelli di "crisi" - o superiori - e dove però i finanziamenti ricevuti, l'anno successivo (2023), non sono stati abbastanza. La differenza tra i fondi necessari per affrontare la crisi alimentare e quelli forniti dalla comunità globale rappresenta un gap di ben il 65%. Lo rivelano i dati del nuovo rapporto di Azione contro la Fame, “2024 Hunger Funding Gap”, pubblicato in concomitanza con il World Economic Forum di Davos.
Necessari 8 miliardi, come per i regali di Natale 2023
Il report, in particolare, ha analizzato 17 Paesi, che sono: Afghanistan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Haiti, Honduras, Kenya, Libano, Madagascar, Malawi, Mozambico, Pakistan, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen. La nuova analisi dei finanziamenti, basata sui dati del sistema umanitario delle Nazioni Unite, mostra che nel 2023 è stato soddisfatto solo il 35% degli appelli provenienti da Paesi che si trovavano ad affrontare livelli di fame “di crisi” o peggiori. Non solo: nessun appello per programmi, di emergenza o già in corso, legati alla fame, è stato interamente soddisfatto. E solo il 12% ha ricevuto più della metà delle risorse finanziarie richieste. Parlando di cifre, sarebbero necessari oltre 8 miliardi di euro per finanziare completamente gli appelli relativi all’emergenza fame dei 17 Paesi inclusi nel rapporto, cioè la stessa cifra che si stima abbiano speso gli Italiani per i regali di Natale nel 2023 (secondo i dati Confcommercio, ndr).
"Mancano determinazione e finanziamenti"
"Il mondo produce cibo a sufficienza per tutti, eppure, ogni anno, centinaia di migliaia di bambini malnutriti muoiono di morte evitabile. Perché? Mancano la determinazione e i finanziamenti necessari per raggiungere l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite di azzerare la fame entro il 2030", spiega Simone Garroni, Direttore di Azione contro la Fame in Italia. "Accogliamo positivamente la scelta del World Economic Forum di mantenere il tema della fame nell'agenda globale. Ora", aggiunge, "chiediamo che a questo facciano seguito azioni concrete dopo la fine degli incontri. La fame è una sfida quotidiana per una persona su 10 in tutto il mondo". A livello globale, infatti, 783 milioni di persone soffrono la fame. E rispetto ai livelli pre-pandemici, il numero di persone in questa condizione è salito di 122 milioni, principalmente a causa di conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze strutturali. Guardando in particolare ai conflitti, oltre l'85% delle persone in condizioni di crisi alimentare vive in Paesi colpiti da guerre, che distruggono i sistemi produttivi alimentari, ostacolano la consegna degli aiuti e fanno aumentare il numero degli sfollati.
"Evitare disastri umanitari imminenti"
"Nel 2023 c'è stato un notevole aumento dei finanziamenti per i programmi legati alla fame, ma anche con questo maggior sostegno i fondi non hanno tenuto il passo con le crescenti necessità – spiega ancora Garroni –. Sappiamo che alcuni dei Paesi donatori più generosi del mondo prevedono di tagliare i bilanci degli aiuti nel 2024. Non è possibile ignorarne le conseguenze: più persone soffriranno e milioni di persone potrebbero morire. Chi ha i mezzi per farlo deve dare priorità ai finanziamenti per i programmi di lotta alla fame globale ed è necessario che sempre più Paesi si facciano avanti per evitare disastri umanitari imminenti".