Le Guardie della rivoluzione hanno detto di aver colpito obiettivi Isis ad Idlib e un quartier generale del Mossad a Erbil. La Ong Hengaw, riferendosi all'Iraq, parla di "almeno 5 civili uccisi, tra cui un bambino di 11 mesi, e molti altri bambini rimasti feriti". Gli Usa hanno condannato gli attacchi, definendoli "irresponsabili"
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L’Iran, nella notte, ha bombardato in Siria e Iraq. Le Guardie della rivoluzione hanno detto di aver colpito obiettivi Isis ad Idlib e un quartier generale del Mossad a Erbil. "Durante l'attacco a Hawler (Erbil) almeno 5 civili, tra cui un bambino di 11 mesi, hanno perso la vita e molti altri bambini sono rimasti feriti", ha scritto su X la Ong, con sede in Norvegia, Hengaw. In Siria non ci sarebbero state vittime. Le Guardie della rivoluzione iraniana hanno detto di avere lanciato 24 missili: 13 contro Idlib dalla provincia sud occidentale iraniana del Khuzestan e gli altri 11 contro Erbil. Gli Usa hanno condannato gli attacchi, definendoli "irresponsabili" (GUERRA MEDIO ORIENTE: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI).
I bombardamenti
Ad annunciare i bombardamenti sono stati i media statali iraniani. Le Guardie rivoluzionarie, hanno spiegato, hanno lanciato un attacco missilistico contro "gruppi terroristici" ad Erbil, in Iraq, e contro "basi terroristiche" a Idlib, in Siria. "Il Corpo delle Guardie della rivoluzione Islamica ha annunciato la distruzione di un quartier generale delle spie e di gruppi terroristici anti-iraniani in alcune parti della regione con missili balistici", ha precisato l'agenzia di stampa ufficiale Irna. Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno dichiarato di aver lanciato gli attacchi missilistici contro l'Isis in Siria in risposta al sanguinoso attentato del 4 gennaio vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani a Kerman. I raid ad Idlib sono avvenuti più o meno alla stessa ora di quelli a Erbil, in Iraq. Diverse esplosioni sono state segnalate vicino al consolato americano a Erbil, dove sarebbero stati presi di mira otto obiettivi: lo ha detto a Abc News una fonte della sicurezza irachena, precisando che non ci sono state perdite umane tra le forze della coalizione o tra le forze Usa. Le forze della coalizione avrebbero anche abbattuto tre droni vicino all'aeroporto di Erbil.
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I raid a Erbil
A Erbil, nel nord dell'Iraq, le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato di aver "preso di mira e distrutto uno dei principali quartier generali dello spionaggio del regime sionista (Mossad) nella regione del Kurdistan iracheno" nel raid con "missili balistici". Secondo il comunicato, reso noto dall’agenzia iraniana Fars, l'obiettivo era "il centro per lo sviluppo di operazioni di spionaggio e la pianificazione di azioni terroristiche nella regione e soprattutto nel nostro amato Paese". "Le operazioni offensive continueranno fino a quando le ultime gocce del sangue dei martiri non saranno vendicate", conclude il comunicato.
La rivendicazione
"Gli attacchi missilistici della scorsa notte da parte delle Guardie rivoluzionarie contro sono stati la potente difesa delle forze iraniane della sovranità e della sicurezza del Paese", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani. "Gli attacchi mirano anche a combattere il terrorismo e a punire in modo equo coloro che minano la sicurezza dell'Iran", ha aggiunto. Ha sottolineato che "l'Iran sostiene la pace, la sicurezza e la stabilità regionale e rispetta l'integrità territoriale di tutti i Paesi, ma nel frattempo si riserva il diritto legale e legittimo di adottare misure deterrenti contro gli elementi che minacciano la sua sicurezza nazionale".
Premier Kurdistan: "A Erbil colpiti civili, non sede Mossad"
Il premier del Kurdistan iracheno Masrour Barzani, in conferenza stampa a Davos, ha definito "completamente infondata" e "ingiustificata" la rivendicazione degli attacchi a Erbil, sottolineando che gli attacchi avevano preso di mira solo civili e residenze private. "Questi attacchi non devono rimanere senza risposta", ha insistito.
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Le vittime
Nell’attacco missilistico, secondo le autorità della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ci sono stati almeno "quattro civili" uccisi e altri sei rimasti feriti. "I Guardiani della rivoluzione iraniani hanno lanciato numerosi missili balistici su diversi settori civili di Erbil, uccidendo quattro civili e ferendone altri sei", ha reso noto il Consiglio di sicurezza del Kurdistan. Poi la Ong Hengaw ha aggiornato il bilancio: "Durante l'attacco delle Guardie della rivoluzione dell'Iran a Hawler (Erbil) almeno 5 civili, tra cui un bambino di 11 mesi, hanno perso la vita e molti altri bambini sono rimasti feriti", ha scritto su X. Anche il Partito democratico del Kurdistan (Pdk), al potere a Erbil, ha riferito della morte di civili, tra cui un magnate del settore immobiliare e membri della sua famiglia. In Siria, invece, non ci sarebbero stati morti. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani ha spiegato che sono state colpite aree pressoché disabitate nel nord-ovest e nel nord-est, senza vittime né rilevanti danni materiali. In particolare, sarebbero state colpite alcune zone agricole nella campagna tra Idlib e Aleppo e altre nella regione nord-orientale di Hasake.
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La condanna
Gli Stati Uniti hanno condannato gli attacchi dell'Iran in Kurdistan, definendoli "irresponsabili". Lo ha detto il Dipartimento di Stato americano, in una nota. "Sosteniamo gli sforzi del governo iracheno e del governo regionale del Kurdistan per realizzare le aspirazioni del popolo iracheno", si legge nel comunicato Usa. Anche la Francia ha condannato i raid. "Tali atti rappresentano violazioni flagranti, inammissibili e preoccupanti della sovranità dell'Iraq nonché un oltraggio alla sua stabilità e sicurezza, come anche del Kurdistan. Contribuiscono all'escalation delle tensioni regionali e devono cessare", si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri francese. Condanna anche dal Regno Unito: il ministro degli Esteri britannico David Cameron, su X, ha definito gli attacchi una "violazione inaccettabile della sovranità" dell'Iraq e ha parlato di "azioni immotivate e ingiustificate".
Iraq: "Aggressione contro nostra sovranità"
L'Iraq ha parlato di una "aggressione contro la sua sovranità e la sicurezza del suo popolo". Il ministero degli Esteri iracheno ha richiamato "per consultazioni" il suo ambasciatore a Teheran, Nassir Abdel Mohsen, ha convocato l'incaricato d'affari iraniano a Baghdad per consegnare una "lettera di protesta" e ha fatto sapere che le autorità "prenderanno tutte le misure legali necessarie", compresa "una denuncia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite". Annunciata anche la formazione di una commissione d'inchiesta, per dimostrare "all'opinione pubblica irachena e internazionale la falsità delle accuse dei responsabili di questi atti riprovevoli".