Raggiunta l'intesa su cinque leggi che regolano tutte le fasi della gestione dell'asilo e della migrazione. Von der Leyen: "Saranno gli europei a decidere chi verrà nell'Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti". "Respingiamo con forza questo patto sui migranti. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà", ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese. Le Ong: "Il nuovo patto causerà più morti"
Il Parlamento e il Consiglio europei hanno raggiunto un accordo sul nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo. "Il 20 dicembre 2023 passerà alla storia. Il giorno in cui l'Ue ha raggiunto un accordo storico su una nuova serie di regole per gestire la migrazione e l'asilo - ha commentato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola - L'Europa ha sfidato ancora una volta le probabilità. Sono molto orgogliosa del fatto che con il Patto su migrazione e asilo abbia prodotto e fornito soluzioni". Per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen "questo Patto sulla migrazione e l'asilo garantirà una risposta efficace a questa sfida europea. Ciò significa che saranno gli europei a decidere chi verrà nell'Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti. Significa proteggere chi ha bisogno" (LO SPECIALE MIGRANTI). Le cinque leggi su cui è stato raggiunto l'accordo toccano tutte le fasi della gestione dell'asilo e della migrazione: dallo screening dei migranti irregolari al loro arrivo nell'Ue al rilevamento dei dati biometrici, fino alle procedure per presentare e gestire le domande di asilo, alle norme per determinare quale Stato membro sia responsabile della gestione di una domanda di asilo, ma anche cooperazione e solidarietà tra Stati membri e come gestire le situazioni di crisi, compresi i casi di strumentalizzazione dei migranti. Intanto il governo dell'Ungheria ha fatto sapere che "rifiuta con forza" l'accordo: "Respingiamo con forza questo patto sui migranti. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà", ha detto il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, contestando il contributo obbligatorio per tutti gli Stati al meccanismo di solidarietà.
"Strumenti per reagire alle crisi"
"Questo patto garantirà inoltre che gli Stati membri condividano gli sforzi in modo responsabile, mostrando solidarietà a coloro che proteggono le nostre frontiere esterne e prevenendo al contempo la migrazione illegale verso l'Ue - ha detto ancora Ursula von del Leyen - E fornirà all'Ue e ai suoi Stati membri gli strumenti per reagire rapidamente in situazioni di crisi, quando gli Stati membri si trovano ad affrontare un gran numero di arrivi illegali o di strumentalizzazione quando Paesi ostili tentano deliberatamente di destabilizzare l'Ue o i suoi Stati membri".
Le trattative
Si è quindi chiuso il trilogo sul Patto, ovvero il processo necessario per arrivare a un testo unico di sintesi tra le posizioni di Commissione, Consiglio ed Eurocamera. L'attenzione si è concentrata concentra sulle tessere legislative restanti del Patto: APR (Asylum Procedures regulation), AMMR (Asylum and Migration Management Regulation), Eurodac (la banca dati Ue custode delle informazioni biometriche), Screening (identificazioni veloci) e Stati di Crisi (deroghe applicate con un aumento improvviso dei flussi). In particolare APR-AMMR sono il cuore del nuovo Patto e dovranno sostituire il trattato di Dublino, introdurre la solidarietà obbligatoria per gli Stati membri (con l'opzione di ricollocamenti fisici o contributi finanziari), istituire la procedura di frontiera accelerata Ue per capire chi ha diritto alla protezione internazionale e chi no. Tuttavia Consiglio ed Eurocamera hanno ancora molto lavoro da svolgere - indipendentemente dagli accordi di natura politica - per finalizzare il testo giuridico in un lavoro che persone vicine al negoziato considerano "gigantesco". I negoziati dovranno dunque continuare anche a gennaio, se non a febbraio. Successivamente, l'accordo provvisorio sarà sottoposto ai rappresentanti degli Stati membri (Coreper) per la conferma.
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Piantedosi: "Con il Patto sui migranti nuove regole"
"Il Patto è il frutto di lunghe trattative in cui l'Italia ha sempre svolto un ruolo da protagonista per affermare una soluzione di equilibrio che non facesse più sentire soli i Paesi di frontiera dell'Ue, particolarmente esposti alla pressione migratoria", ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Grazie alla capacità di trovare il giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà siamo riusciti a portare avanti e concludere un negoziato che era fermo da anni. L'approvazione del Patto è un grande successo per l'Europa e per l'Italia, che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani", ha aggiunto. Soddisfatto anche il vicepremier e capo della Farnesina Antonio Tajani: "Bene le notizie che arrivano da Bruxelles, sui migranti l'Italia ha ottenuto risultati importanti".
Ong: "Il nuovo patto Ue sui migranti causerà più morti"
"Il nuovo patto Ue sulla migrazione legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare: L'esito dei negoziati legittima lo status quo alle frontiere esterne dell'Unione europea, in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane". È quanto affermano, in un comunicato congiunto, le Ong Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, AlarmPhone, Salvamento Maritimo Humanitario e Sos Humanity. "Verrà mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e si continuerà invece nell'isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti. Sempre più persone cercheranno di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose", aggiungono le Ong.
I numeri
Nei giorni scorsi la Commissione europea ha pubblicato l'Atlante sulla migrazione del 2023: dai dati è emerso che in tutta l'Ue nel 2022 ci sono state 884.985 richieste di protezione internazionale di prima istanza (cosa diversa dagli arrivi in generale, ndr). In Italia sono state 77.200, in crescita netta rispetto al 2021, e il 52% di queste è stato respinto poiché chi ha presentato domanda di asilo non aveva i requisiti per restare sul suolo europeo e dunque dovrebbe rientrare nel Paese di origine attraverso i programmi di rimpatrio. In tutta l'Ue vi è stato un tasso di rimpatri medio del 17%, dato che scende in Italia al 10%. Prendendo in esame i cinque Stati più popolosi (Francia, Germania, Spagna e Polonia, oltre all'Italia), i dati dicono che Parigi nel 2022 si ferma al 6% (8.640 effettuati su 135.654 sentenze), Berlino arriva al 18% (7.730 su 43.550), Madrid al 42% (4.515 su 10.805) e Varsavia al 60% (4.575 su 7.635).