Elezioni parlamentari in Serbia, favorito l'Sns del presidente Vucic

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Su una popolazione di poco più di 7 milioni di abitanti, gli elettori sono 6.500.666, i quali potranno votare fino alle 20 in oltre 8.200 seggi in tutto il Paese, scegliendo fra 2.817 candidati in rappresentanza di 18 liste

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Alle 7 si sono si sono aperti i seggi per le elezioni parlamentari anticipate in Serbia. Si tratta delle quattordicesime elezioni parlamentari dall'introduzione del sistema multipartitico. Su una popolazione di circa 7 milioni di abitanti, gli elettori sono 6.500.666, i quali potranno votare fino alle 20 in oltre 8.200 seggi in tutto il Paese, scegliendo fra 2.817 candidati in rappresentanza di 18 liste. La soglia di sbarramento per entrare nel parlamento unicamerale di 250 seggi è al 3%.

Sns favorito dai sondaggi

Il partito favorito per la vittoria è l'Sns, Partito del progresso serbo, del presidente Aleksandar Vucic. Un ultimo sondaggio diffuso pochi giorni fa dava infatti l'Sns al 44,6% dei consensi, seguito a distanza con il 23,6% dal movimento 'La Serbia contro la violenza', principale cartello di opposizione, e con l'8,7% dal Partito socialista serbo (Sps) del ministro degli esteri Ivica Dacic. Tra l'altro, da segnalare che i socialisti sono stati costantemente alleati dell'Sns in tutti i governi degli ultimi anni a Belgrado. Altre tre formazioni minori, schierate all'opposizione, supererebbero la soglia di sbarramento del 3% per l'accesso al parlamento unicamerale di 250 seggi. 

Le ultime elezioni, lo scioglimento del Parlamento e la campagna elettorale

Nelle ultime elezioni parlamentari del 3 aprile 2022 si è affermato con largo margine il Partito del progresso serbo (Sns conservatore) del presidente Aleksandar Vucic, con quasi il 43% dei voti, seguito dall'opposizione di 'Uniti per la vittoria della Serbia' con oltre il 13%, e dal Partito socialista serbo (Sps) del ministro degli esteri con poco più dell'11%. Vucic a inizio novembre 2023 ha sciolto il Parlamento dopo mesi di proteste e manifestazioni contro il governo e il presidente, iniziate a maggio in seguito a un attacco armato contro una scuola. Ma il nodo resta la questione delle dispute territoriali con il Kosovo, Paese che non ha mai riconosciuto ufficialmente dopo la proclamazione d’indipendenza dallo Stato serbo del 2008. Secondo molti osservatori la scelta di sciogliere il parlamento sarebbe anche un tentativo di Vucic di prendere tempo in un periodo in cui le tensioni sono tornate a essere elevate e le pressioni per un riconoscimento da parte dell’Europa consistenti. Nella campagna elettorale Vucic e il nuovo leader dell'Sns Milos Vucevic hanno "trasformato" la consultazione in una sorta di referendum, con l'invito agli elettori a scegliere tra la continuità, dando fiducia all'attuale politica di sviluppo, crescita economica e ammodernamento del Paese, o il ritorno al passato votando per le opposizioni che, a loro dire, porterebbero la Serbia alla rovina, annullando tutti i progressi fatti registrare dal Paese balcanico negli ultimi anni. In campagna elettorale tutti i partiti si sono impegnati al massimo per ottenere consenso e, secondo i media, l'obiettivo è stato non solo preservare il serbatoio di elettori fedeli, ma conquistare i tanti indecisi, che sarebbero almeno 400 mila.

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Doppio voto

Oltre alle parlamentari, si vota anche per il rinnovo del parlamento locale della provincia autonoma della Voivodina (nord) e per le amministrative in 65 Comuni, compresa la capitale Belgrado, città quest'ultima dove le opposizioni nutrono le maggiori speranze di successo. I serbi del Kosovo, a causa del no della dirigenza di Pristina ad allestire seggi nei loro luoghi di residenza, possono recarsi alle urne in quattro località del sud della Serbia non lontane dal confine kosovaro: Vranje, Kursumlija, Raska e Tutin.

Il voto all'estero e il monitoraggio dell'Ocse

I serbi residenti all'estero che si sono registrati per votare sono oltre 39 mila e potranno votare in 35 Paesi per un totale di 81 seggi. I serbi in Italia voteranno a Roma, Milano, Trieste, Vicenza e Valdagno. In Usa, Canada, Portogallo e Gran Bretagna, a causa della differenza di fuso orario, si è votato già ieri ma le schede verranno scrutinate insieme a quelle di oggi. A monitorare il voto sono presenti oltre 5.500 osservatori di varie organizzazioni nazionali e internazionali, compresi 250 rappresentanti di Odihr, l'Ufficio dell'Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani. La Kfor, la Forza Nato in Kosovo, in un comunicato diffuso ieri ha fatto sapere di essere impegnata a garantire un ambiente calmo e sicuro e la libertà di movimento nella giornata elettorale di oggi.

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