Guerra Israele-Hamas, media: "I 13 ostaggi liberati sono in mano di Tel Aviv"

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Si è completato il primo scambio di prigionieri tra Hamas e Israele. Mentre la tregua sembra reggere, i 39 palestinesi previsti dall'intesa - 24 donne e 15 minori - sono stati rilasciati dalle carceri di Ofer, Damon e Megiddo e sono arrivati al checkpoint di Beitunia, in Cisgiordania. In precedenza, 13 israeliani sequestrati da Hamas sono stati presi in consegna dalla Croce Rossa, portati al valico di Rafah e consegnati alle autorità israeliane. Biden: "La liberazione degli ostaggi è solo l'inizio"

Mezzaluna rossa conferma, ostaggi israeliani in Egitto

Una fonte della sicurezza egiziana e una fonte della Mezzaluna Rossa hanno confermato che gli ostaggi israeliani sono arrivati ;;al valico di Rafah sul lato egiziano, da Gaza alle 16.50 (15.50 ora italiana). Verranno ora trasferiti al valico di Kerem Salem, dove un aereo israeliano si prepara ad accoglierli per poi trasportarli a Tel Aviv con un aereo militare israeliano.

Al-Sisi: siamo pronti per uno Stato palestinese demilitarizzato

Il presidente egiziano al-Sisi ha auspicato oggi, alla presenza del premier spagnolo Pedro Sanchez e di quello belga Alexander De Croo, la creazione di uno Stato palestinese demilitarizzato con le garanzie della Nato e delle forze arabe. "Il processo politico per la soluzione dei due Stati si è esaurito in oltre 30 anni senza ottenere molto - ha detto -. Ci sono stati cinque cicli di guerre e scontri in cui sono stati uccisi 27.000 israeliani, e per tutto il tempo non c'è stato alcun orizzonte politico per la questione palestinese". "Siamo pronti ad avere uno Stato smilitarizzato e anche ad avere garanzie affinché le forze delle Nazioni Unite, o della Nato, o le forze arabe in cooperazione con gli Stati Uniti, raggiungano una sicurezza per il nuovo Stato palestinese e per lo Stato di Israele".

Galant alla base aerea di Hatzerim per accogliere ostaggi

Il ministro della Difesa Yoav Galant si trova alla base aerea di Hatzerim, nel deserto del Negev, dove sono attesi gli ostaggi israeliani. "Sono venuto per monitorare da vicino i preparativi dell'Idf per l'accoglienza degli ostaggi. Sono pieno di ammirazione per il modo in cui l'Idf ha  preparato le cose. Sono convinto che l'Idf, che sa come combattere, saprà anche come prendersi cura di loro", ha detto Galant secondo quanto riferisce 'Maariv'.

Israele convoca ambasciatori Spagna e Belgio per protesta

Israele ha convocato gli ambasciatori di Spagna e Belgio per protestare contro le dichiarazioni dei rispettivi premier a sostegno dello Stato palestinese. Lo rende noto la stampa israeliana. I premier Sanchez e De Croo hanno detto tra l'altro che "Israele sta commettendo uccisioni indiscriminate". 

Rappresentanti Shin Bet hanno incontrato ostaggi israeliani a Rafah

Gli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas hanno incontrato alcuni rappresentanti dello Shin Bet al valico di Rafah. Lo riporta Sky News Arabia.

Sanchez da Rafah apre a riconoscimento unilaterale stato palestinese

Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ha aperto la porta al riconoscimento unilaterale dello stato palestinese da parte della Spagna nel caso in cui gli altri stati europei non siano a favore di un'iniziativa coordinata. Da Rafah, il premier ha sottolineato che "è arrivato il momento per la comunità internazionale e in particolare per l'Ue di prendere una decisione sul riconoscimento dello stato palestinese". 

"Varrebbe la pena e sarebbe importante che lo facessimo insieme", ha dichiarato. "Se questo non accade, la Spagna adotterà le proprie decisioni". Sánchez - accompagnato nella sua missione dal premier belga Alexander de Croo - ha chiesto che la tregua in corso diventi permanente. I due premier hanno assistito di persona all'ingresso degli aiuti attraverso il valico di Rafah. 

Casa Bianca monitora operazione rilascio ostaggi

I funzionari della Casa Bianca stanno seguendo momento per momento l'operazione di rilascio del primo gruppo di ostaggi in mano ad Hamas. Lo spiegano fonti alla Cnn, che sottolineando come un buon esito del primo giorno di scambio, aiuterà a permettere che vadano bene gli scambi nei prossimi giorni. Non si prevede che vi siano cittadini americani in questo primo gruppo di 13 ostaggi rilasciati. 

Haaretz: ostaggi thailandesi sono già in Israele

I 12 ostaggi thailandesi appena liberati da Hamas hanno attraversato il confine israeliano e sono in via di trasferimento all'ospedale Assaf Harofeh per controlli medici. Lo scrive Haaretz. Israele non ha ancora ufficialmente confermato. 

Portavoce Israele: 'Momento di speranza e di ansia estrema'

Per la società israeliana questo è "un momento di speranza" ma "è anche un momento di ansia estrema". A dichiararlo è stato il portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, ricordando che "non si sa nulla delle condizioni degli ostaggi". "Non sappiamo niente delle loro condizioni fisiche, non sappiamo niente delle loro condizioni emotive, delle condizioni psicologiche". Israele sta premendo per ottenere il rilascio "di tutti", ha ricordato. "Premeremo su Hamas in modo che nessuno venga lasciato indietro". 

Hamas conferma il rilascio degli ostaggi israeliani

Hamas conferma di aver consegnato i 13 ostaggi israeliani alla Croce Rossa. Lo ha riferito l'emittente Voce di al-Aqsa, legata ad Hamas.

Israele: "Momento di speranza in mezzo a tanta ansia"

Un momento di "speranza" per la società israeliana in mezzo ad "estrema ansia". Così il portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, ha descritto la liberazione del primo gruppo di ostaggi nelle mani di Hamas. Levy ha sottolineato che si tratta anche di un momento di "estrema ansia", perchè "non si sa nulla" sulle condizioni degli ostaggi. "Non sappiamo nulla della loro condizione fisica, non sappiamo nulla della loro condizione emotiva, della loro condizione psicologica. E non sanno nulla di quello che è successo alle loro famiglie", ha aggiunto. Il portavoce a poi ribadito che Israele continua a lavorare per "far uscire tutti" da Gaza. "Faremo pressione su Hamas affinchè nessuno venga lasciato indietro", ha concluso, come riportano i media locali. 

Medio Oriente, i 13 ostaggi liberati da Hamas sono in Egitto

I 13 rapiti israeliani rilasciati dalla prigionia di Hamas sono già in Egitto, portati dalla Croce Rossa: lo ha reso noto il governo israeliano. 

Le truppe d'Israele lasciano l'ospedale di Al Shifa

L'esercito israeliano ha lasciato oggi l'ospedale al-Shifa di Gaza, nel primo giorno della tregua tra Israele e Hamas. Lo rende noto il Ministero della Salute del movimento islamista.

Contattato dall'AFP, l'esercito israeliano non ha commentato nell'immediato. Al primo giorno delle incursioni israeliane, nell'ospedale si trovavano 2.300 pazienti, feriti, assistenti e sfollati, secondo l'Onu. Christian Lindmeier, portavoce dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), afferma che "ci sono ancora circa 100 pazienti e persone che si prendono cura di loro". Sono ora in una struttura "il cui principale generatore è stato distrutto, cosi' come molti edifici, piazze e muri", secondo il portavoce del ministero della Salute di Hamas, Ashraf al-Qidreh. "Stiamo lavorando a più evacuazioni di ospedali", ha aggiunto Lindmeier mentre le operazioni israeliane si sono concentrate nei giorni scorsi su  un altro ospedale del nord della Striscia di Gaza, l'ospedale indonesiano.

13 ostaggi consegnati alla Croce Rossa, elicotteri a valico Kerem Shalom

I 13 ostaggi israeliani sono stati consegnati alla Croce Rossa e sono in viaggio verso il valico di frontiera con l'Egitto. Lo riferisce in israele l'emittente Channel 12. Secondo al-Jazeera, nel frattempo gli elicotteri militari che trasporteranno i prigionieri israeliani si stanno dirigendo verso il valico di Kerem Shalom. 

Del kibbutz Nir Oz un terzo dei rapiti da Hamas

Dodici dei 13 ostaggi rilasciati da Hamas nell'ambito dell'accordo con Israele provengono dal kibbutz di Nir Oz, dove nell'assalto del 7 ottobre sono state uccise 38 persone e rapite altre 75, tra cui 13 bambini. Si calcola che un quarto dei 400 residenti di Nir Oz siano stati massacrati, feriti o rapiti in quello che e' stato ribattezzato il "sabato nero". Secondo le stime israeliane, da Nir Oz - che sorge nel deserto del Negev vicino al confine con la Striscia - proviene quasi un terzo dei circa 240 ostaggi sequestrati e ora nelle mani sia di Hamas che della Jihad islamica e di altri gruppi criminali a Gaza. Fondato nel 1955, Nir Oz ospitava circa 400 persone, molte delle quali impiegate nella coltivazione di asparagi e altre colture, o nella fabbrica locale di vernici e sigillanti. Circondato dal deserto del Negev, rimane un'oasi di verde, con un giardino botanico che ospita più di 900 specie di fiori, alberi e piante. Ora è praticamente disabitato. Decine di comunita', tra cui anche quella di Nir Oz, sono state costrette a evacuare a causa della guerra, iniziata il 7 ottobre quando i terroristi di Hamas provenienti da Gaza hanno invaso Israele, massacrando circa 1.200 persone, la maggior parte delle quali civili, e rapendone almeno 240. Da allora, i superstiti di Nir Oz sono stati evacuati in un hotel sul Mar Morto e poi in un quartiere nella città meridionale di Kiryat Gat fino a quando guerra sarà finita.


Tv: "I 13 ostaggi israeliani consegnati alla Croce Rossa"

La tv israeliana Kan, che ha citato fonti egiziane, ha riferito che i 13 ostaggi israeliani da liberare sono stati consegnati alla Croce Rossa.   

Netanyahu e Gallant seguono liberazione ostaggi da quartier generale esercito

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant seguiranno l'andamento della liberazione degli ostaggi dal quartier generale militare a Tel Aviv. Lo ha reso noto un comunicato dell'ufficio del premier. "Il primo ministro e il ministro della Difesa - si legge- monitoreranno con attenzione l'operazione per riportare in Israele gli israeliani rapiti da Hamas"

Sanchez e De Croo a Rafah in attesa della consegna degli ostaggi

Severe misure di sicurezza sono state approntate a Rafah in vista della consegna degli ostaggi di Hamas, mentre sul versante egiziano sono arrivati il premier spagnolo Pedro Sanchez e quello belga Alexander De Croo. Sono presenti anche il ministro della Cooperazione internazionale e alcuni funzionari egiziani, il governatore del Nord Sinai Mohamed Abdel Fadil Shousha e alcuni leader militari e diplomatici stranieri. Fonti mediche e della sicurezza hanno confermato all'Ansa che gli ostaggi saranno consegnati al valico di terra di Rafah, poi trasferiti al valico di Kerem Shalom per essere consegnati alla parte israeliana. 

Rafah

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Migliaia in strada per tornare a casa dopo inizio tregua a Gaza

Sono migliaia i palestinesi che si sono riversati in strada per tornare a casa dopo che stamattina è iniziata la tregua di quattro giorni a Gaza. Una moltitudine di uomini, donne e bambini viaggia a piedi, su carretti o tuk-tuk con le poche cose che avevano portato con loro all'inizio della guerra. Da venerdì mattina non si sentono più spari a Khan Yunis, nel sud del territorio palestinese. Hayat al-Muammar è tra coloro che provano ad approfittare della tregua: "Sto tornando a casa", ha detto la 50enne, che si era rifugiata in una scuola. "Siamo fuggiti dalla morte, dalla distruzione e da tutto il resto. Ancora non capisco cosa ci sia successo: perché ci hanno fatto questo?", ha chiesto. Gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato volantini per avvertire la popolazione del sud di non tornare al nord, zona della Striscia che avevano detto di sfollare "per la loro sicurezza". "La guerra non è ancora finita - si legge -. Tornare al nord è proibito e molto pericoloso!!!". Alcuni, però, pensano comunque di farlo. Come Ghadi Salama: "Siamo stufi di stare qui. Non c'è vita. Speriamo di poter tornare a Gaza City, anche se si tratta di montare una tenda tra le macerie", ha detto. Altri, invece, no. Abu Qussai non ha intenzione di tornare: "È una città fantasma. Quando siamo partiti, c'erano già solo macerie", ha detto. "Perché dovrei andarci? Per vedere la mia casa distrutta? Per vedere i corpi dei miei cugini morti?".

Guerra Medio Oriente, Crosetto a Tel Aviv: “Obiettivo Israele resta neutralizzare Hamas”

Il ministro della Difesa italiano ha incontrato l’omologo israeliano Yaov Gallant, nel primo giorno di tregua. “L’Italia è protagonista e ne sono orgoglioso”, ha detto riguardo alla mediazione. Poi ha parlato della preoccupazione per un’escalation in Libano: “Bisogna che Hezbollah rimanga fuori da questo conflitto, ma serve la comunità internazionale”. Sulla missione Onu: “Lunedì sarò a New York. Occorre che le Nazioni Unite decidano: o ha ancora un senso oppure bisogna chiedersi se ha ancora senso mantenerla”. LEGGI L'ARTICOLO

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