Il ministro della Difesa italiano ha incontrato l’omologo israeliano Yaov Gallant, nel primo giorno di tregua. “L’Italia è protagonista e ne sono orgoglioso”, ha detto riguardo alla mediazione. Poi ha parlato della preoccupazione per un’escalation in Libano: “Bisogna che Hezbollah rimanga fuori da questo conflitto, ma serve la comunità internazionale”. Sulla missione Onu: “Lunedì sarò a New York. Occorre che le Nazioni Unite decidano: o ha ancora un senso oppure bisogna chiedersi se ha ancora senso mantenerla”
Con la situazione sul campo in costante evoluzione, abbiamo deciso di raccogliere qui alcune informazioni che permettano di farsi un'idea del contesto più ampio attraverso mappe, schede e approfondimenti.
Nel giorno in cui è iniziata la tregua di quattro giorni tra Israele e Hamas (GLI AGGIORNAMENTI LIVE), il ministro della Difesa Guido Crosetto si è recato a Tel Aviv "per una serie di incontri istituzionali all'insegna della via del dialogo", come ha spiegato il ministero. Dopo aver incontrato il ministro della Difesa israeliano Yaov Gallant, Crosetto ha tenuto un punto stampa all'ambasciata italiana a Tel Aviv. Tanti i temi di cui ha parlato, dall’obiettivo di Israele di neutralizzare Hamas alla preoccupazione per un’escalation in Libano, fino alla missione Onu da rivedere e agli aiuti umanitari.
Crosetto: Italia protagonista della mediazione per la tregua
Crosetto si è detto commosso per la liberazione dei primi ostaggi: “Mi auguro la liberazione di tutti gli ostaggi”, ha detto. Poi, sulla tregua e sulla mediazione per arrivare a un accordo, ha aggiunto: “C’è una sinergia che non ha colore politico, nazione, colore culturale o religioso che si sta unendo per cercare di trovare una soluzione a questa crisi. L’Italia è protagonista e ne sono orgoglioso, quasi commosso di essere qui in un giorno così importante per Israele e per la pace”.
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Preoccupazione per la situazione in Libano
Crosetto ha parlato anche della situazione in Libano e della preoccupazione per un’escalation del conflitto. “La mia preoccupazione su una possibile escalation non è solo mia, ma l’ho trovata anche qua. Bisogna che Hezbollah rimanga fuori da questo conflitto, ma questa è una cosa che non si può lasciare a Israele, deve farlo la comunità internazionale. Se non vogliamo che ci sia un’escalation, deve lavorare tutta la comunità internazionale, partendo dall’Onu ai Paesi arabi ai Paesi occidentali. Questo è l’impegno che mi sono preso e che porterò avanti da lunedì a livello internazionale”, ha detto il ministro.
“Missione Onu da rivedere, non ha prodotto risultati”
Lunedì, infatti, Crosetto sarà a New York, alle Nazioni Unite, per parlare della missione in Libano che coinvolge anche militari italiani. “Lunedì sarò a New York, alle Nazioni Unite. Quella non è una missione bilaterale ma multilaterale. E occorre che le Nazioni Unite decidano: o quella missione di Unifil ha ancora un senso oppure bisogna chiedersi se ha ancora senso mantenerla. Per poter operare e rendere chiara la decisione dell'Onu forse bisogna cambiare le regole d’ingaggio: le attuali non danno sicurezze ai contingenti, per cui un percorso va affrontato e lo faremo lunedì”, ha spiegato Crosetto. “La risoluzione Onu – ha aggiunto – prevede che nella striscia di confine tra Libano e Israele non ci siano nemici né da una parte né dall'altra, quindi che non ci sia una presenza israeliana che può minacciare il Libano, ma dall'altra parte ci sono presenze di Hezbollah. Chiederò all'Onu se secondo loro quel mandato sulla risoluzione è stato assolto: se non è stato assolto chiederò se può essere fatto e, se mi dicono di sì, come. Con le attuali regole di ingaggio, basta guardare la situazione e gli attacchi di ogni giorno, evidentemente non è stato assolto". Il ministro si è anche chiesto: “Che senso ha mantenere una missione Onu, se non fa nulla per raggiungere l’obiettivo di quella missione? Sto parlando di un’operazione verità verso una missione che dura da vent’anni e a oggi dimostra, visto che partono ogni giorno razzi, di non aver raggiunto l’obiettivo che si è posta. Ho sollevato il problema prima dell’inizio di questa guerra, mesi fa. A maggior ragione oggi, mi sembra giusto parlarne”.
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“Obiettivo Israele resta neutralizzare Hamas”
Crosetto ha poi parlato degli obiettivi di Israele. “Per Israele – ha spiegato – il punto finale è rendere Hamas non più un pericolo. D’altronde Hamas è un’organizzazione terroristica che ha nello statuto l’eliminazione di Israele e della popolazione ebrea da questa zona del mondo, per cui non esiste la possibilità di mediazione. Io mi auguro che sia in qualche modo possibile neutralizzare Hamas nel più breve tempo possibile e in modo tale che si possa riprendere a Gaza una vita normale e la popolazione palestinese civile possa tornare ad abitarci, ci possano essere delle nuove guide palestinesi che possano aiutare nella convivenza nei prossimi decenni”. Riguardo al futuro, Crosetto ha aggiunto: “Io penso che ci troviamo di fronte a una crisi dalla quale dovremo uscire con una soluzione ‘due popoli e due Stati’, una soluzione che non duri qualche anno ma consenta a questa regione di avere pace per cent’anni. Non sarà facile, non sarà breve. Israele è determinata perché sa che è una questione di vita o di morte per Israele stessa, cosa che noi fatichiamo a capire al sicuro nelle nostre nazioni. Sta a noi fare in modo che le conseguenze, non militari ma quelle civili, siano minori possibili. Ed è una delle cose di cui abbiamo parlato in questa visita, così come del fatto di non avere escalation sia sul fronte nord sia sul fronte est”.
“Sforzo Israele è evitare qualunque effetto sui civili”
“La differenza tra Israele e Hamas – ha detto ancora Crosetto – è che se Hamas avesse avuto a disposizione le armi di Israele, Israele non esisterebbe più e non esisterebbe neanche più un ebreo in questa zona del mondo. Sia il ministro sia i militari mi hanno assicurato che il loro sforzo è evitare qualunque effetto sui civili. Loro dicono che prima di iniziare qualunque operazione avvisano, cercano di informare la popolazione con qualunque mezzo possibile. Ma voi sapete che la tattica di Hamas è quella di usare i civili come scudi, di mettere le loro postazioni sotto scuole, asili, ospedali e di tenere i civili attorno alle loro postazioni perché auspicano che quando avvengono attacchi israeliani ci siano danni collaterali civili. Perché fa parte del loro modo di fare propaganda. Sono convinto che le operazioni dureranno a lungo, ma sono anche convinto che ci sarà tutta l’attenzione che è possibile in una guerra per avere meno vittime civili innocenti”. Sugli aiuti, infine, il ministro ha spiegato: “Ci stiamo coordinando con Israele, i palestinesi e le altre nazioni per mettere insieme una task force di coordinamento per gli aiuti umanitari, chiaramente con una leadership egiziana perché il tutto deve e può passare solo dall’Egitto”.