Indi Gregory, termine per il distacco dei supporti vitali prorogato a venerdì

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L'appello sulla possibilità di trasferire la giurisdizione del caso al giudice italiano verrà discusso venerdì 10 novembre a partire dalle 13 italiane e di conseguenza il termine per il distacco dei macchinari è prorogato fino all'esito di questa udienza. L'ospedale Bambino Gesù di Roma si è offerto di continuare ad assistere la bimba inglese, affetta da una grave condizione mitocondriale ritenuta "terminale" in Uk. I genitori ringraziano “di cuore l'Italia per quello che sta facendo”

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La giustizia britannica aveva fissato per oggi - prima alle 14 e poi alle 16 ora locale (le 17 in Italia) il termine per staccare le macchine che tengono in vita Indi Gregory, la neonata inglese di 8 mesi affetta da una grave patologia mitocondriale che medici e giudici britannici considerano irrimediabile e finita al centro di un caso legale fra Italia e Regno Unito. Poi il termine è stato prorogato: l'appello sulla possibilità di trasferire la giurisdizione del caso al giudice italiano verrà discusso domani a partire dalle 12 ora inglese (le 13 in Italia) e di conseguenza il termine per il distacco dei supporti vitali è prorogato fino all'esito di questa udienza. A farlo sapere sono stati i legali della famiglia Gregory. E si apre l’ipotesi di un "conflitto di giurisdizione" fra Roma e Londra come arma estrema per cercare di portare nel nostro Paese la bambina. "Sono ore di lavoro frenetico e contro il tempo per ottenere un regolamento di giurisdizione tra Italia e Regno Unito, come previsto dalla Convenzione Aja del 1996. Il superiore interesse del minore è quello di vivere e non di morire, per questo speriamo ancora in un accordo", fanno sapere i legali della famiglia Gregory. La notizia della proroga è arrivata da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall'avvocato Simone Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia. Sono state "attivate dall'Italia le procedure ex artt. 9 e 32 della Convenzione dell'Aja. I genitori di Indi ancora ringraziano di cuore l'Italia per quello che sta facendo. La speranza divampa", ha aggiunto Pillon.

La decisione del giudice inglese e poi la proroga

Malgrado l'offerta dell'ospedale Bambino Gesù di Roma di continuare ad assisterla, ieri il giudice Robert Peel, dell'Alta Corte di Londra, aveva fissato a oggi il termine per interrompere il supporto vitale a Indi e aveva negato alla famiglia il diritto di portarla a casa, nel Derbyshire, indicando un hospice come il luogo più adeguato per l'addio, a meno che i genitori non preferiscano lasciarla nell'ospedale di Nottingham dove è ricoverata. Oggi c'è stata la proroga. Questa, hanno spiegato i legali della famiglia Gregory, è stata possibile poiché è stata attivata la procedura dell'articolo 9, ovvero il giudice competente italiano si è messo in contatto con il giudice competente inglese e gli atti sono stati trasmessi alla Corte d'Appello. Inoltre, hanno spiegato i legali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'Italia ha scritto al Ministero della Giustizia britannico come previsto dall'art 32 sempre della Convenzione dell'Aia del 1996.

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Il conflitto di giurisdizione

La concessione della cittadinanza italiana, formalizzata lunedì d'urgenza per "ragioni umanitarie" dal governo di Giorgia Meloni, per ora non è bastata a modificare la sentenza britannica in base alla quale fin dalla settimana scorsa era stato dato ai medici il via libera ad avviare una modifica del protocollo di terapie palliative per accompagnare la bambina verso la fine: in nome del supposto "miglior interesse di Indi", dei timori di prolungarne ipotetiche sofferenze, di un epilogo ritenuto comunque segnato. Sbocco su cui pende tuttavia ancora, come una sorta di ultima chance, l'intervento formalizzato ieri su richiesta dei genitori Dean Gregory e Claire Staniforth dal console italiano a Manchester, Matteo Corradini, il quale - avocando a sé per conto dell'Italia la funzione di giudice tutelare - "ha emesso un provvedimento d'urgenza, dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l'adozione del piano terapeutico proposto dall'ospedale Bambino Gesù e il trasferimento della minore a Roma". Il console "ha anche nominato un curatore speciale" ed è impegnato a tentare ora una mediazione nella speranza di "favorire l'auspicabile collaborazione tra le autorità sanitarie dei due Paesi ed evitare un conflitto di giurisdizione".

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La ricerca di una soluzione diplomatica

L'obiettivo appare quello di cercare una qualche leva per provare a sbloccare in extremis la situazione per via diplomatica, e magari con qualche intervento condiviso dei due governi, tenuto conto delle ottime relazioni fra Giorgia Meloni e il premier Tory britannico, Rishi Sunak. Il giudice Peel, avallando la diagnosi dello staff medico di Nottingham, ha escluso nei giorni scorsi che un trasferimento a Roma possa giovare alla neonata e contribuire a modificarne "in alcun modo la prognosi". Prognosi legata a una condizione giudicata oltre Manica non solo incurabile, ma "terminale". Come nel precedente di Alfie Evans, protagonista 5 anni fa di una vicenda quasi identica conclusasi sull'isola con l'esecuzione del provvedimento d'interruzione del sostegno vitale delle macchine nonostante la concessione lampo della cittadinanza italiana, garantita all'epoca dal governo di Paolo Gentiloni, e gli interventi di Papa Francesco. Interventi che i genitori di Indi invocano di nuovo adesso, denunciando "il silenzio" della Chiesa anglicana e un atteggiamento della giustizia del Regno definito rigido e "disumano".

Il padre di Indi: "Vuole vivere, grazie all'Italia"

"Pensiamo che sia nel miglior interesse di Indi venire in Italia per ricevere le cure che potrebbero aiutarla a respirare, aprendo una valvola attraverso l'impianto di uno stent, per poi poterci concentrare sulla sua malattia mitocondriale che può essere trattata con queste terapie. Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire. Grazie", ha detto il padre della bambina, Dean Gregory, in un video trasmesso da La7, ringraziando l'Italia per il suo impegno. "Io e Claire - ha aggiunto - siamo devastati e affranti dalla decisione presa dal giudice. Il National Health System sta cercando di impedirci di andare in Italia, e ci ha anche impedito di portare Indi a casa per le cure palliative di fine vita. Siamo molto preoccupati per la vita di Indi". "I nostri avvocati stanno lavorando duramente e hanno presentato una richiesta urgente perché faremo ricorso in appello - ha proseguito - Ma voglio ringraziare il consolato italiano a Manchester per l'aiuto e voglio ringraziare il governo, il Presidente e il popolo italiano, l'Italia è stata incredibile, come un angelo custode per Indi, siamo davvero fortunati ad avere la vostra passione e il vostro coraggio dalla nostra parte nel tentativo di salvare la vita di Indi".

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