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Gaza, Azione contro la Fame a Sky TG24: "La situazione è estremamente insicura"

Mondo
Federica Villa

Federica Villa

©Ansa

Chiara Saccardi, responsabile dell'organizzazione umanitaria per il Medio Oriente, è in costante contatto con i 20 operatori che sono sul campo: "Durante questi giorni si sono dovuti spostare in continuazione e in questo momento stanno vivendo in condizioni molto difficili". Si lavora con i piccoli negozi ancora aperti sul territorio, per poter mobilizzare prodotti come materassi, coperte e il poco cibo ancora disponibile

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Acqua, accesso al cibo, servizi igienici. Ma anche pannolini, coperte e materassi. A Gaza le organizzazioni internazionali lavorano per dare una risposta umanitaria nel mezzo della crisi. "La situazione è estremamente insicura", dice, intervistata da Sky TG24, Chiara Saccardi, responsabile di Azione contro la Fame per il Medio Oriente. La referente dell’organizzazione, che si trova in Europa, è in costante contatto con i 20 operatori che sono sul campo: "Durante questi giorni si sono dovuti spostare in continuazione e in questo momento stanno vivendo in condizioni molto difficili. La cosa positiva è che riusciamo ad avere contatti con loro e con le loro famiglie e a coordinarli" (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE DI SKY TG24).

"Azione molto limitata, si lavora con i piccoli negozi"

Dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, Israele ha condotto molti raid sulla Striscia di Gaza e ha ordinato l’evacuazione di oltre 1 milione di persone dal Nord dell’area verso il Sud. Il grande spostamento ha portato ripercussioni sulla fornitura di servizi di base per la popolazione coinvolta. "Il nostro lavoro è molto limitato rispetto a quello che riuscivano a fare prima", sottolinea la referente di Azione contro la Fame (a Gaza dal 2005, ndr), "quello che stiamo riuscendo a fare è lavorare con i piccoli negozi, nelle zone in cui ci sono i nostri colleghi, per poter mobilizzare prodotti come materassi, coperte, qualche prodotto di igiene e il poco mangiare che ancora è disponibile". Intanto, proprio oggi, è arrivata la stima dell'Onu sui negozi di Gaza: sono rimasti generi alimentari sufficienti solo per altri 4-5 giorni.

I timori sull'accesso all'acqua

Un'altra grande preoccupazione è la mancanza di accesso all'acqua. Azione contro la Fame ha fatto sapere che si stima che siano disponibili solo 3 litri d'acqua ad abitante, per 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza, metà delle quali sono bambini. Inoltre, questa quantità rischia di diminuire di giorno in giorno con l'esaurirsi delle scorte e del combustibile utilizzato negli impianti di desalinizzazione. Di fronte a questa situazione, la maggior parte delle famiglie di Gaza ricorre a fonti di acqua non potabile, come i pozzi agricoli. E questo le espone al rischio, tra gli altri, di un'epidemia di malattie infettive, come il colera.

Il ruolo del valico di Rafah

Nel quadro degli aiuti umanitari, un ruolo fondamentale adesso lo svolge il valico di Rafah, l’unico passaggio via terra attivo tra Gaza e l’Egitto. Lì si registra una fila di camion che trasportano aiuti destinati alla Striscia e che non possono passare. Secondo le autorità egiziane, il varco non è ufficialmente chiuso al passaggio, ma non è di fatto utilizzabile a causa dei bombardamenti israeliani sul lato palestinese. "Possiamo confermare che c'è uno stallo, ci sono tantissime negoziazioni a vari livelli per sbloccare questa situazione", spiega Saccardi. "Da parte nostra, stiamo seguendo la possibilità di inviare materiali e beni al valico, dal lato egiziano, in modo da essere pronti non appena ci sia la possibilità di portare gli aiuti. Però purtroppo ancora questo non è fattibile".

Le priorità dopo il picco del conflitto

La situazione è senza precedenti, "questo scenario va ben al di là di qualunque previsione si potesse fare", chiarisce Saccardi che, sul futuro di Gaza, però sottolinea: "Passato il picco del conflitto, il lavoro da fare sarà tantissimo: prima di pulizia della zona, e poi di ricostruzione, perché molte infrastrutture sono state danneggiate. Quindi ci sarà sia un lavoro immediato, sui beni di prima emergenza, sia nel lungo termine, per cercare di riattivare a livello economico le famiglie".

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