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Iran, Mahsa Amini moriva un anno fa: scioperi e manifestazioni nel Paese. Arresti e spari

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In diverse città i negozi sono rimasti chiusi e la gente è scesa in strada nel primo anniversario della morte della 22enne di origine curda che ha perso la vita a Teheran un anno fa, dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto. Le forze di sicurezza avrebbero aperto il fuoco contro alcune persone che stavano manifestando nella capitale, mentre in diverse località ci sono state decine di arresti. Ai domiciliari Amjad Amini, il padre di Mahsa

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Sale la tensione in Iran, dove oggi sono in corso scioperi e manifestazioni nel primo anniversario della morte di Mahsa Amini. La 22enne di origine curda ha perso la vita a Teheran un anno fa, dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto: la sua morte aveva provocato un'ondata di dimostrazioni antigovernative, represse anche con la violenza. Durante le proteste di oggi, le forze di sicurezza avrebbero aperto il fuoco contro alcune persone che stavano manifestando nella capitale, mentre in diverse città ci sono state decine di arresti. La ong, con sede in Norvegia, 'Hengaw' ha fatto sapere che proprio le forze di sicurezza hanno sparato a un uomo mentre si trovava nei pressi del cimitero dove è sepolta Mahsa. Le autorità iraniane hanno inoltre proclamato lo stato di emergenza nelle regioni curde della Repubblica Islamica. Tra i diversi arresti delle ultime ore c'è anche Amjad Amini, il padre di Mahsa. 

Spari e arresti durante le manifestazioni

Da alcuni video pubblicati sui social, si vedrebbero le forze di sicurezza sparare contro i manifestanti a Teheran. Alcune persone sono state arrestate nella capitale iraniana, nei pressi dell'Università di Teheran e di piazza Azadi. Gli agenti hanno impedito l'accesso ai cimiteri, dove sono sepolti i manifestanti uccisi negli scontri durante le dimostrazioni dello scorso anno. "Un certo numero di persone che stavano scattando foto e girando video di negozi e centri commerciali e volevano mandarli ai media dissidenti all'estero sono stati arrestati dalle forze di sicurezza questa mattina", ha dichiarato il vice governatore generale della provincia del Kurdistan iraniano Mehdi Ramezani. "Gli arrestati, affiliati a gruppi terroristi anti rivoluzionari, stavano organizzando raduni a Marivan e Sanandaj e pianificavano sabotaggi", ha aggiunto il funzionario.

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Le manifestazioni e gli scioperi

Scioperi e manifestazioni sono in corso in varie città del Kurdistan iraniano, dove ci sarebbero stati anche diversi arresti secondo l'agenzia di stampa Tasnim. Da questa mattina, i negozi in varie località curde sono rimasti chiusi. In seguito a un appello lanciato da vari partiti politici e attivisti curdi, molte attività hanno tenuto chiuso a Baneh, Kamyaran, Divandarreh, Sanandaj e Saqqez, la città di cui Mahsa Amini era originaria. Nelle stesse città alcuni testimoni oculari hanno visto un notevole dispiegamento di unità militari e forze di sicurezza, per prevenire eventuali proteste. In alcuni quartieri di Baneh, i cittadini hanno protestato creando ingorghi stradali, facendo rumore con il clacson dalle proprie auto e gridando slogan contro la Repubblica islamica. Un gruppo di donne ha manifestato anche a Karaj, un altro nella prigione di Evin a Teheran. Da giorni era stata segnalata una massiccia presenza delle forze di sicurezza in varie città del Paese, soprattutto a Teheran e nel Kurdistan iraniano, mentre in varie località sono state denunciate interruzioni all'accesso a internet per cercare di impedire possibili proteste. Secondo attivisti dei diritti umani, almeno 91 curdi sono stati arrestati e centinaia interrogati nelle ultime due settimane. A Sarpol-e Zahab, nella provincia di Kermanshah, sette giovani sono stati arrestati per "azioni mirate a incoraggiare il popolo a partecipare a proteste", in occasione dell'anniversario della morte di Mahsa Amini.

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Le commemorazioni

Anche gi studenti universitari iraniani hanno commemorato la morte Mahsa Amini. "Stringendo le catene della repressione, della povertà e dell'oppressione, il governo ha semplicemente spinto gli studenti e il popolo dell'Iran a essere più determinati nella loro opposizione verso la Repubblica islamica", si legge in una dichiarazione degli universitari dell'ateneo di Beheshti a Teheran, pubblicata dal Consiglio del sindacato degli studenti. "La lotta continuerà fino a che il nemico non sarà gettato nel cestino della spazzatura della Storia", hanno dichiarato con un comunicato gli studenti dell'Università Elm-o-Sanat di Teheran. "Non resterà al potere alcun governo, la Repubblica islamica è oggi consapevole che la propaganda non funziona e per questo ricorre alla repressione", si legge invece in una dichiarazione degli studenti dell'Università Amir Kabir. "Nonostante il soffocamento politico e sociale e la deplorevole e dolorosa situazione economica, il popolo iraniano non farà un passo indietro rispetto alle sue richieste legittime ma, al contrario, resisterà con forza, più di prima, contro la repressione e i giorni bui", c’è scritto, poi, in una dichiarazione del Centro degli scrittori dell'Iran. "Veniamo uccisi perché vogliamo vivere come gli altri esseri umani", si legge in un'altra dichiarazione da parte del Fronte Nazionale dell'Iran. "Insisteremo con la nostra richiesta legittima che è un 'no' alla Repubblica islamica", hanno dichiarato i membri del partito politico Fronte della Convergenza dell'Iran.

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Il padre di Mahsa Amini arrestato

Intanto, nelle scorse ore è stato arrestato Amjad Amini, il padre di Mahsa, mentre lasciava la sua abitazione a Saqqez. Nei giorni scorsi l'uomo era stato messo sotto sorveglianza e gli era stato chiesto di non tenere cerimonie per commemorare la figlia e di non rilasciare interviste e dichiarazioni. Amjad Amini è stato messo agli arresti domiciliari insieme al resto della famiglia. La casa della famiglia Amini a Saqqez è da ieri blindata dagli agenti.

La morte di Mahsa Amini

La morte di Mahsa Amini, lo scorso anno, ha provocato un'ondata di dimostrazioni antigovernative in molte città del Paese. Le manifestazioni sono andate avanti per mesi e sono state duramente represse dalle forze dell'ordine. Secondo l'agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana, 551 persone hanno perso la vita negli scontri durante quelle proteste, tra loro 68 minorenni. Sono stati circa 20mila gli arrestati durante le rivolte. Per sette manifestanti incarcerati è stata eseguita la pena capitale, a cui erano stati condannati per la loro partecipazioni alle proteste. L'Iran ha fatto sapere che risponderà agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e all'Unione europea per avere imposto nuove sanzioni contro Teheran dopo le repressioni delle manifestazioni. Amnesty International ha invece lanciato un appello per "avviare indagini sugli atroci crimini commessi dalle autorità iraniane".

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