L'atmosfera tra i due Paesi è sempre più tesa: Pristina ha arrestato un cittadino di etnia serba ritenuto responsabile degli scontri dello scorso maggio, Belgrado ha catturato tre agenti kosovari accusandoli di essersi addentrati, armati, nel suo territorio. Accuse che il Kosovo nega, e vieta l’ingresso a camion con targa serba. L'Ue guarda con preoccupazione all'escalation
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Non accenna a diminuire la tensione al confine tra Serbia e Kosovo. Ieri, 14 giugno, le forze di sicurezza di Belgrado hanno arrestato, a ridosso della frontiera tra i due Paesi, tre agenti della polizia speciale kosovara, accusati di essersi addentrati sul territorio della Serbia, in violazione degli accordi internazionali. Definendo i tre arrestati “terroristi”, Belgrado ha chiesto l'apertura di una inchiesta internazionale e ha smentito la versione delle autorità di Pristina, secondo cui i tre sarebbero stati rapiti. “Spiegatemi cosa cercavano con armi automatiche, mappe, dispositivi Gps e altre apparecchiature di osservazione", ha detto Petar Petkovic, capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo. Da Belgrado, il presidente Aleksandar Vucic ha quindi accusato il premier kosovaro Albin Kurti di non fare nulla per calmare la situazione tra i due Paesi ma anzi di puntare a esasperare sempre più gli eventi e di volere una guerra ad ogni costo. "Temo che abbiamo varcato il Rubicone e che sarà molto difficile il ritorno alla normalità", ha detto Vucic. Oggi, dopo una riunione con gli ambasciatori dei Paesi del Quint - Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia - e il capo della rappresentanza Ue in Serbia, ha lanciato un appello ai loro governi per "fare tutto quanto è in loro potere per impedire a Kurti di provocare una nuova guerra nei Balcani". Kurti, dal canto suo, si dice sorpreso dalla "tolleranza" e dal "silenzio" della comunità internazionale nei confronti delle azioni della Serbia, dirette costantemente, a suo dire, a "destabilizzare" la situazione. L'episodio di ieri, ha aggiunto, è stata una "aggressione contro lo stato democratico". E il Kosovo, intanto, ha vietato l'ingresso nel suo territorio ai camion con targa serba e ad altri veicoli che trasportavano merci serbe.
L’arresto degli agenti kosovari
Pristina ha chiesto l'immediato rilascio dei suoi tre poliziotti kosovari, continuando a sostenere come l’arresto sarebbe avvenuto in territorio del Kosovo, a 1,3 chilometri dal confine con la Serbia. Secondo i serbi, gli agenti si trovavano invece almeno a 1,8 chilometri di distanza dal territorio kosovaro e quindi già ben addentrati in quello serbo. Kurti ha parlato di una mossa di “vendetta” da parte dei serbi per l'arresto, avvenuto sempre ieri, a Kosovska Mitrovica, di Milun Milenkovic, trainer di kickboxing serbo ritenuto tra i responsabili degli scontri del 29 maggio a Zvecan.
Vucic: “Kosovo vuole espellere popolazione serba”
Vucic ha quindi accusato Kurti di cercare attenzioni, cercando di scrivere “una biografia di guerra” e di puntare a "espellere per sempre la popolazione serba dal nord del Kosovo". Nel 2023, ha sottolineato, ci sono già stati 600 casi di spari contro la popolazione serba che vive in Kosovo e nessuno sparo contro la popolazione albanese. E ha ricordato ancora una volta come la nuova escalation di tensioni sia scoppiata "quando qualcuno decide di andare a elezioni illegittime", riferendosi al voto locale del 23 aprile scorso nel nord del Kosovo, boicottato dai serbi e che ha visto l'elezione di nuovi sindaci di etnia albanese per i quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba. E sulla presunta decisione del governo di Pristina di vietare l'ingresso in Kosovo di merci e prodotti serbi, Vucic ha detto che non sarà consentito che i serbi del Kosovo restino senza cibo e senza medicine. "Aspettano che la Serbia faccia un errore per giustificare l'imposizione di sanzioni alle due parti, ma noi non siamo responsabili di nulla". "La Serbia sarà sempre con i serbi del Kosovo", ha sottolineato.
Alzato livello di allerta delle forze di sicurezza in Kosovo
Il Kosovo, ha detto Kurti al termine di una seduta odierna del Consiglio di sicurezza, ha alzato il livello di allerta delle forze di sicurezza, rafforzando i controlli alle frontiere con la Serbia, soprattutto sui mezzi di trasporto. In alcuni casi, ha aggiunto, viene imposto il blocco della circolazione se la sicurezza non dovesse essere garantita.
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L'Ue pronta a intervenire
L'Unione europea "segue da vicino" la vicenda ed è "in contatto con ambo le parti e con Kfor per stabilire quanto effettivamente accaduto e come", ha fatto sapere Peter Stano, portavoce dell'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. E Bruxelles si dice pronta a prendere nuove misure. Stano ha sottolineato come il premier kosovaro non abbia risposto concretamente ai "ripetuti appelli" di Europa e Stati Uniti per "intraprendere passi decisivi e ridurre le tensioni" nel nord. Tuttavia, ha specificato, nei piani europei non si guarda a sanzioni "intese come misure restrittive", ma piuttosto a provvedimenti "con effetto immediato", di natura temporanea e reversibile "a seconda degli sviluppi sul terreno e dei passi credibili e decisivi intrapresi da Kurti per ridurre le tensioni". Sul tavolo ci sarebbero ad esempio "la sospensione di visite e contatti di alto livello" e il congelamento del sostegno economico al Kosovo. Ma Bruxelles guarda anche alla Serbia, continuando a monitorare "da vicino gli adempimenti alle nostre richieste legate alle ultime tensioni" e negando le accuse di parzialità dell'Ue nella disputa tra i due Paesi. "L'Ue è un mediatore onesto" ha detto sempre Stano, ed è pronta a "prendere delle misure" nel caso in cui Belgrado non dovesse ottemperare alle "richieste di ridurre le tensioni".
Kosovo vieta ingresso a camion con targa serba
Intanto il Kosovo ha vietato l'ingresso nel suo territorio ai camion con targa serba e ad altri veicoli che trasportavano merci serbe, dopo che tre poliziotti kosovari sono stati arrestati da agenti serbi, in quello che Pristina considera un "rapimento". Il ministro dell'Interno kosovaro, Xhelal Svecla, ha spiegato giovedì che la misura è stata intrapresa "per motivi di sicurezza". Lunghe colonne di camion si sono formate al confine tra i due Paesi in attesa di una qualche soluzione affinché le merci possano entrare in Kosovo.Nonostante un portavoce del governo kosovaro abbia affermato che il provvedimento riguarda tutti i tipi di veicoli con targa serba, oggi circolano auto private, anche se sotto controllo rafforzato dalla polizia di frontiera kosovara.