Boris Johnson condannato per il Partygate: mentì al Parlamento inglese

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Il rapporto del Privileges Committee ha condannato l'ex premier britannico per lo scandalo del Partygate: mentì al Parlamento riguardo le feste organizzate durante il lockdown violando le norme anti-Covid. La risposta di BoJo: "Vergognoso pregiudizio"

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Boris Johnson è stato condannato per lo scandalo del Partygate. Lo ha confermato il rapporto del Privileges Committee, la commissione bipartisan del parlamento britannico che ha condotto l’inchiesta sul Partygate. Secondo Westminster, l’ex primo ministro del Regno Unito ha mentito consapevolmente al Parlamento riguardo le feste organizzate a Downing Street durante il lockdown nel 2020, in violazione delle restrizioni anti-Covid. Immediatamente è arrivata la risposta di Johnson che ha parlato di una “caccia alle streghe” e di un “assassinio politico” nei suoi confronti, accusando il Privileges Committee di “vergognoso pregiudizio”.

La condanna

Dopo aver preso visione in anteprima del documento, Johnson si è dimesso dalla carica di deputato con effetto immediato venerdì scorso, precedendo in questo modo la sentenza che lo avrebbe sospeso dalla Camera di 90 giorni "per ripetuti atti di disprezzo e per aver cercato di mettere a rischio il processo parlamentare". Il documento sottolinea che l’ex leader Tory ha deliberatamente fuorviato la Camera e il Privileges Committee, violando la fiducia e “minando il processo democratico della Camera" stessa. Stando a quanto dichiarato nel rapporto, Johnson è stato anche "complice della campagna di abusi e tentativi di intimidazione del Comitato", perdendo di conseguenza il “diritto alla tessera di un ex deputato". "Riteniamo altamente improbabile che Johnson, alla luce della sua esperienza personale diretta di questi eventi, potesse aver creduto sinceramente, al momento delle sue dichiarazioni alla Camera, che le regole o le linee guida siano state rispettate'', recita il testo redatto dalla commissione di inchiesta, nel quale si legge che "l'oltraggio è tanto più grave perché commesso dal presidente del Consiglio, il membro più anziano del governo". 

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La reazione di Boris Johnson

Dopo la pubblicazione del rapporto Johnson non ha esitato a rispondere, denunciando la volontà da parte del Comitato di "assassinio politico" ai suoi danni e accusando di “menzogna” gli esiti dell’indagine. "La commissione non ha trovato la minima prova" contro di noi, ha detto l’ex premier ribadendo che non pensava di aver fatto nulla di male.

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