Nouman Asghar è stato arrestato nel 2019 per una presunta blasfemia via WhatsApp, in violazione dell'art 295-c del codice penale, che punisce il vilipendio verso il Profeta Maometto. "Il magistrato ha ignorato tutte le procedure e ha ignorato tutte le prove a favore dell'imputato", ha detto l'avvocato della Ong The Voice
Nouman Asghar, 24enne cristiano della città di Bahawalpur, in Punjab, Pakistan, oggi è stato condannato a morte per blasfemia da un tribunale di primo grado di Bahawalpur. Il giovane era stato arrestato nel 2019 per violazione dell'art 295-c del codice penale, che punisce il vilipendio verso il Profeta Maometto, dopo che nella chat di WhatsApp del suo cellulare, e in quella del suo amico Sunny Mushtaq, anch'egli arrestato, sono stati rinvenuti messaggi contenenti disegni ritenuti blasfemi.
L'avvocato della difesa: “Ignorate tutte le procedure e le prove”
Secondo l'avvocato Aneeqa Maria Anthony, della Ong The Voice, "il magistrato ha ignorato tutte le procedure e ha ignorato tutte le prove a favore dell'imputato". Secondo il legale, che cura la difesa di Asghar e Mushtaq, "il magistrato ha voluto solo completare il suo 'sacro dovere' di punire un presunto bestemmiatore. Ci aspettiamo la stessa sorte per Sunny Mushtaq. Sono stati arrestati per un gioco tra adolescenti. Le loro famiglie stanno soffrendo molto. Il nostro team legale di The Voice sta mettendo tutto l'impegno necessario a garantire loro giustizia, aiutando le loro famiglie e restando al loro fianco in questi tempi bui e difficili". Intanto, la famiglia del giovane ha negato ogni accusa nei confronti del giovane.
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La ricostruzione
Secondo la difesa, Mushtaq e Asghar - riferisce l'agenzia Fides - hanno ricevuto una vignetta blasfema sui loro smartphone. Tuttavia, quel disegno è stato inviato loro da Bilal Ahmad, giovane musulmano, ma la polizia non ha intrapreso alcuna azione contro Ahmad, che era il mittente dell'immagine blasfema. "Questo è un altro esempio di uso improprio delle leggi sulla blasfemia", afferma l'avvocato Anthony, chiedendo alle autorità di condurre un'indagine equa sul caso e annunciando il ricorso in appello.