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Strage del pullman Erasmus in Spagna, morto l'autista. Processo chiuso

Mondo
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È morto per infarto Santiago Rodriguez Jimenez, il conducente del pullman che il 20 marzo 2016 finì fuori strada a Freginals, in Spagna, causando la morte di 13 studentesse. Dalle testimonianze e dalle analisi tecniche era emersa una guida inadeguata: non aveva rispettato i turni di risposo e decise di continuare a guidare. L'uomo aveva raggiunto una sorta di patteggiamento: uno sconto di pena per l'ammissione delle responsabilità, ma la decisione non era stata ancora ufficializzata dal giudice

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Sette anni dopo la strage in cui morirono 13 studentesse in Erasmus, di cui sette italiane, è morto a causa di un infarto Santiago Rodriguez Jimenez, il conducente del pullman che il 20 marzo 2016 finì fuori strada a Freginals in Spagna. L'uomo, 70enne, era l'unico imputato per quella strage e la sua morte chiude il processo penale. Dalle testimonianze e dalle analisi tecniche era emersa una guida inadeguata: l'autista non aveva rispettato i turni di risposo e decise di continuare a guidare nonostante la stanchezza.

Le vittime dell'incidente

"Finisce quindi la nostra storia giudiziaria. Non sarà emesso nessun verdetto perché la responsabilità penale è personale", scrivono in una lettera i genitori delle vittime affidata all'avvocato Maria Cleme Bartesaghi. Tra le ragazze morte nell'incidente anche la genovese Francesca Bonello, che all'epoca studiava medicina. E poi la torinese Serena Saracino, le toscane Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, la friulana Elisa Valent, e la viterbese Elisa Scarascia Mugnozza. Con loro, due ragazze tedesche, una rumena, una dell'Uzbekistan, una francese e una austriaca. Tutte tra i 19 e i 25 anni.

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Il luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente - ©Ansa

I parenti delle giovani vittime: “Questa vicenda ci ha portato via troppo”

L'autista lo scorso autunno aveva raggiunto una sorta di patteggiamento, secondo l'ordinamento spagnolo, e cioè uno sconto di pena per l'ammissione delle responsabilità ma la decisione non era stata ancora messa nero su bianco dal giudice. "Questa vicenda ci ha portato via troppo, ma la dignità ci è rimasta: ci siamo rifiutati di subire per anni un processo che non ne voleva sapere di partire. Abbiamo perso fiducia in un paese - concludono i parenti delle sette ragazze - dove l'esercizio della giustizia dipende dalla capienza e dal numero delle aule o dalle rivendicazioni sindacali pur legittime di un segretario. Uno stato in cui il risarcimento delle vittime di sinistri stradali vale meno di quello di altri sinistri, per non pesare sulle compagnie assicurative. Quindi, meglio uscirne prima possibile, per non subire più. Nemmeno questo è stato possibile. Ci resta solo la notizia che l'autista avrebbe patteggiato: è la nostra unica non sentenza".

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Le indagini e i procedimenti giudiziari

La magistratura spagnola aveva tentato per tre volte di archiviare la vicenda come un incidente stradale dovuto alla fatalità, le famiglie e i loro legali si erano opposte . Le autorità spagnole avevano riaperto le indagini e avevano riconosciuto la responsabilità della strage per omicidio imprudente. Dai racconti dei superstiti era emersa una guida inadeguata, sia dall'analisi tecnica del crono-tachigrafo che ha rilevato fino a 77 decelerazioni e cioè colpi di sonno. L'autista non aveva rispettato i turni di risposo e decise di continuare il viaggio nonostante la stanchezza accumulata. Una attesa lunga sette anni e che adesso si chiude senza giustizia.

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