
San Pietroburgo, le ipotesi dietro all'attentato in cui è morto il blogger russo Tatarsky
Per l’attacco sono state fermate due persone, mentre il Comitato nazionale antiterrorismo russo ha puntato il dito contro l’Ucraina e i collaboratori dell’oppositore Alexei Navalny. Ma il fondatore della milizia paramilitare Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha detto: “Non accuserei il regime di Kiev di queste azioni. Penso che stia operando un gruppo di radicali che difficilmente ha legami con il governo ucraino”

Trentadue feriti, di cui 10 gravi, e la morte del blogger e corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky: è questo il bilancio, ancora provvisorio, dell’attentato avvenuto domenica 2 aprile a San Pietroburgo. L’attacco ha catturato l’attenzione non solo in Russia, ma in tutto il mondo, alla ricerca di piste che possano spiegare quanto accaduto
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Finora i servizi di sicurezza russi hanno fermato Darya Trepova, accusata di aver compiuto l’attentato in cui è morto Vladlen Tatarsky, al secolo Maksim Fomin. Poi, secondo quanto riferito dai media, è stata fermata anche un'altra persona: si tratterebbe di Dmitry Kasintsev. I due però sarebbero solo la punta dell’iceberg, almeno secondo il Comitato nazionale antiterrorismo russo
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Per il Comitato infatti l’attacco "è stato pianificato dai servizi segreti ucraini”. Inoltre “persone che collaborano con il cosiddetto Fondo anti-corruzione" dell'oppositore russo Alexei Navalny sono "coinvolte" nell'attentato in un caffè di San Pietroburgo, ha aggiunto il Comitato
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La versione dell’antiterrosimo russo, citato dall’agenzia Ria Novosti, è stata in qualche modo ripresa anche dal Cremlino: “Il regime di Kiev sostiene azioni terroristiche" ed ecco "perché l'operazione militare speciale in Ucraina viene compiuta”, ha detto il portavoce Dmitry Peskov. “Questo regime è dietro l'assassinio di Darya Dugina e molto probabilmente dietro l'assassinio di Fomin", ha aggiunto
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Sul caso, però, non sembrano esserci molte certezze. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendosi alle accuse rivolte da Mosca a Kiev di avere pianificato l'attentato in un caffè di San Pietroburgo, ha replicato: “Non penso a quello che succede a San Pietroburgo o a Mosca, deve pensarci la Russia. Io penso al nostro Paese”

E anche il socio di Alexey Navalny, Ivan Zhdanov, ha respinto le accuse delle autorità russe. “Ovviamente, non siamo coinvolti", ha detto Zhdanov su Telegram aggiungendo che l'accusa è un tentativo di prolungare la pena detentiva di Navalny. L’uomo ha detto che sembra che la Russia abbia bisogno "non solo di un nemico assoluto esterno sotto forma dell'Ucraina, ma anche di uno interno sotto forma della squadra di Navalny"

Inoltre anche il marito della donna fermata perché accusata dell'attentato si è detto convinto che sia stata "incastrata". Dmitry Rylov, che non è in Russia, lo ha detto in un'intervista alla testata indipendente russa The Insider, ripresa da Cnn. "Darya ha detto di essere stata incastrata, e io sono completamente d'accordo: nessuno se lo aspettava. Per quanto ne so, era necessario consegnare questa statuetta, in cui c'era qualcosa... Ne abbiamo parlato almeno due volte. Darya, in linea di principio, non è il tipo di persona che potrebbe uccidere qualcuno"

Nel fuoco incrociato di accuse e smentite, si fanno però strada anche altre ipotesi. A dare adito a possibili ricostruzioni alternative è stato il fondatore della milizia paramilitare Wagner, Yevgeny Prigozhin, che è anche il proprietario del bar dove è avvenuta l’esplosione: “Non accuserei il regime di Kiev di queste azioni. Penso che stia operando un gruppo di radicali che difficilmente ha legami con il governo ucraino, ecco come lo descriverei"

Una dichiarazione, quella di Prigozhin, che è stata definita “strana” dal think tank statunitense Isw (Institute for the study of the war): secondo l’ultimo report del gruppo di esperti l’attentato avvenuto in un bar di proprietà del capo del gruppo Wagner potrebbe rivelare ulteriori fratture all'interno del Cremlino e della sua cerchia ristretta

Secondo l'Isw infatti l'attacco al bar di San Pietroburgo "potrebbe anche essere un tentativo di intimidire altri blogger militari affiliati a Wagner". Non solo: "È possibile che i funzionari russi intendano usare l'assassinio di Fomin per spingere l'autocensura della società civile russa che mette in discussione i progressi della guerra nei bar”

In precedenza l'Isw aveva osservato le incursioni dei servizi russi nei bar di Mosca e San Pietroburgo in marzo accusando le persone di fornire assistenza finanziaria alle forze ucraine e di coinvolgere i minori in "atti antisociali". Il presidente Putin aveva dato il 28 febbraio scorso istruzioni all'intelligence (Fsb) di intensificare le misure di controspionaggio e di reprimere la diffusione dell'ideologia filo-ucraina, ordine che è stato usato per smantellare i raduni nei bar di Mosca e San Pietroburgo

“Il movimento Kiber Front Z, affiliato a Wagner, ha animato per mesi discussioni sulla guerra nei bar di proprietà di Prigozhin ed è possibile che questo assassinio di alto profilo scoraggi la partecipazione a eventi simili”, ha scritto l’Institute for the study of the war
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