L’uomo è morto in un attentato in un bar a San Pietroburgo. Ultranazionalista, 40 anni, il suo vero nome era Maxim Fomin. Considerato molto vicino a Prigozhin, leader della milizia privata Wagner, criticò l'inefficienza delle forze russe in Ucraina, i generali e la carenza di droni. Era presente alla cerimonia al Cremlino nel settembre scorso con cui Putin aveva annesso 4 regioni ucraine
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Un'esplosione nel pieno centro di San Pietroburgo ha causato domenica 3 aprile il ferimento di una trentina di persone e l’uccisione di Vladlen Tatarsky, noto blogger militare nazionalista e corrispondente di guerra russo. Lo scoppio di oltre 200 grammi di Tnt, nascosti dentro a una statuetta, sono stati fatali per l’uomo. La matrice dell'attentato resta da definire, ma le forze di sicurezza russe hanno fermato una ragazza di 26 anni, sospettata dell'omicidio, che risultava ricercata. Secondo questa versione, la donna avrebbe portato al caffè una scatola con un busto di Tatarsky, in cui era montato un ordigno esplosivo (GUERRA RUSSIA-UCRAINA: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI).
Chi era Tatarsky
Vladlen Tatarsky (vero nome Maxim Fomin), 40 anni, era diventato noto all'inizio dell'invasione russa in Ucraina, pubblicando video quotidiani intitolati Vecherny Vladlen (Evening Vladlen) in cui analizzava l'andamento della cosiddetta operazione speciale, dando anche consigli tecnici alle truppe mobilitate. Vicino a Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia privata russa Wagner, è morto in quello che stando ai media ucraini era proprio uno dei locali dello 'chef di Putin', lo Street Food Bar, tra la Neva e l'Università. Tatarsky, seguitissimo sui social con oltre mezzo milione di follower su Telegram, aveva girato e postato un video della cerimonia al Cremlino dove il presidente russo Vladimir Putin pronunciò il discorso dell'annessione delle regioni ucraine di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio a Tatarsky ma l'esplosione lascia aperti molti interrogativi. In particolare sul ruolo assunto dallo stesso Tatarsky e da Prigozhin sullo sfondo del conflitto in Ucraina e in particolare sulla guerra di potere che si combatte nella cerchia del Cremlino.
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Tatarsky in passato non aveva risparmiato critiche ai vertici militari russi dopo alcune disfatte subite e per l'inefficienza delle stesse truppe di Mosca. "Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell'esercito". Con questo post al vetriolo su Telegram, pubblicato un anno fa, Tatarsky criticava l'inefficienza delle forze armate russe in Ucraina. Vladlen Tatarsky è un nome che deriva da un grande romanzo di Viktor Pelevin. Con una lunga esperienza di guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al fianco dei separatisti del Donetsk, era diventato uno dei blogger militari filo-Mosca più seguiti, con centinaia di migliaia di follower, ed era considerato molto vicino al capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin. L'agenzia Tass di lui ha detto che dall'inizio della guerra in Ucraina "analizzava quotidianamente il corso dell'operazione e dava consigli ai mobilitati". Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi per gli insuccessi sul terreno. In particolare, nel post su Telegram del maggio 2022, denunciava la sconfitta subita dai russi nella traversata fallita del fiume Seversky Donetsk. "L'offensiva nel Donbass - osservava Tatarsky - è ostacolata non solo dalla mancanza di informazioni efficaci dai droni ma anche dalla mancanza di generali di livello".