Cina, a Pechino il Congresso nazionale del popolo: riviste al ribasso le stime sul Pil

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Si stima per il 2023 un Prodotto interno lordo "intorno al 5%”. Il dato è inferiore al target di "circa il 5,5%" indicato nella stessa occasione lo scorso anno, mentre la crescita reale a fine 2022 si è attestata al 3%, ai minimi degli ultimi 50 anni. Il premier Li Keqiang annuncia un aumento del budget militare

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Il Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del Parlamento cinese, ha preso ufficialmente il via oggi. E, in questa sede, arrivano i primi dati sull’economia della Cina. Pechino stima per il 2023 un Pil "intorno al 5%”, come si legge nel 'rapporto sul lavoro del governo' consegnato alla seduta d'apertura del Congresso. Il dato è inferiore al target di  "circa il 5,5%" indicato nella stessa occasione lo scorso anno, mentre la crescita reale a fine 2022 si è attestata al 3%, ai minimi degli ultimi 50 anni, scontando la politica draconiana della 'tolleranza zero' al Covid-19.

La situazione dell'economia cinese

In termini reali, la spesa pro capite in Cina è diminuita dello 0,2% dopo aver registrato una crescita del 12,6 nel 2021 - la base di riferimento era però molto bassa, dato il picco del Covid l'anno prima. Si tratta solo del terzo calo dal 1980, da quando le autorità hanno iniziato a pubblicare statistiche di questo tipo. Hanno avuto una contrazione dello 0,2% anche le vendite al dettaglio, il metro dei consumi interni: il secondo peggior dato dal 1968. Ancora più significativo il crollo degli impieghi urbani nel Paese, il primo registrato dal 1962, appena dopo la carestia provocata dal "Grande balzo in avanti", la disastrosa politica economica portata avanti da Mao Zedong dal 1958 al 1961. Lo scorso anno la Cina ha perso 8,4 milioni di posti di lavoro nelle città, fermandosi a un totale di 459,3 milioni. Oltre alla draconiana politica "zero-Covid" di Xi, pesano sull'occupazione la contrazione della forza lavoro per l'invecchiamento della popolazione e il rallentamento nella crescita di lavoratori migranti che si spostano dalle campagne alle città.

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Pechino aumenta il budget della spesa militare

Nonostante le stime di Pil più basse, la Cina sceglie di aumentare il budget della spesa militare per l’anno in corso: l’aumento è stimato in un + 7,2% contro il 7,1% del 2022, pari a 1.560 miliardi di yen. Il dato del 2022 e del 2023 è però sostanzialmente stabile se espresso in dollari, circa 230 miliardi, a causa dell'effetto del cambio. Da sottolineare che il trend di spese prosegue la sua crescita, considerando che nel 2021 la spesa militare aveva segnato un +6,8%. La Cina dovrebbe "attuare pienamente il pensiero di Xi Jinping sul rafforzamento dell'esercito e della strategia militare per la nuova era”, ha detto il premier Li Keqiang. "Le nostre forze armate", ha aggiunto, "dovrebbero lavorare per svolgere operazioni militari, aumentare la preparazione al combattimento e migliorare le capacità militari in modo da svolgere i compiti loro affidati dal Pcc e dal popolo".

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"Misure risolute contro l'indipendenza di Taiwan"

Sempre restando in tema di operazioni militari, la Cina deve attuare la politica del Partito comunista "sulla risoluzione della questione di Taiwan, aderendo al principio della 'Unica Cina' e al Consenso del 1992", ha sottolineato il premier Li Keqiang, affermando che il Paese "adotterà misure risolute per opporsi all''indipendenza di Taiwan e promuovere la riunificazione". A tal proposito, ha aggiunto, "dobbiamo promuovere lo sviluppo pacifico delle relazioni nello Stretto di Taiwan e lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le parti e far progredire le relazioni e il processo di riunificazione pacifica della Cina".

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