Ucraina, i discorsi di Biden e Putin svelano che la guerra sarà ancora lunga

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Renato Coen

Renato Coen

Entrambi i leader sono ricorsi alla retorica dello scontro esistenziale. Per il capo del Cremlino dall'esito del conflitto dipende la sopravvivenza stessa della Russia. Per l'inquilino della Casa Bianca aiutare Kiev significa difendere il bene supremo: la libertà. Non solo degli ucraini ma di tutti. I due presidenti hanno fatto capire chiaramente che la fine del conflitto è molto lontana e proprio per questo dovevano motivare concittadini e alleati

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Putin e Biden hanno parlato a distanza, nello stesso giorno, e si sono lanciati accuse incrociate e a volte speculari. Non sono stati discorsi da guerra fredda, ma da guerra calda. Retoriche degne di un conflitto che in effetti è in corso e che ogni giorno miete centinaia di morti. Il leader russo si è rivolto ad un pubblico interno fatto di alti dignitari, parlamentari soldati e altri esponenti della società russa. Biden al castello reale di Varsavia era circondato da giovani polacchi, dalle autorità del governo e da ucraini rifugiatisi oltre confine e si è rivolto agli alleati (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE).

Putin doveva convicenere popolo ed esercito, Biden gli alleati 

Ma lo scopo di entrambi era quello di motivare i propri interlocutori. Putin deve tenere a bada un popolo russo che piange decine di migliaia di soldati caduti in una guerra che doveva finire in pochi giorni e che invece dura da un anno. Deve motivare un esercito rimasto incagliato ad est del fiume Dnipro, fronteggiato da soldati ucraini mille volte più motivati, armati pesantemente dalle potenze occidentali. Biden deve convincere alleati e compatrioti della bontà della scelta fatta in questi mesi di sostegno all’Ucraina. Un appoggio fatto di miliardi di aiuti in armamenti.

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Uno scontro esistenziale

E così sia il capo del Cremlino sia quello della Casa Bianca ricorrono alla retorica dello scontro esistenziale. Non si tratta più di conquistare o difendere territori di uno stato sovrano, o di minacciare o preservare l’indipendenza dell’Ucraina. Il conflitto in atto, per Putin, riguarda la sopravvivenza stessa della Russia, che gli occidentali vogliono piegare e mettere in ginocchio. Lo scontro con l’Occidente, dice Putin, è la lotta contro la decadenza dei costumi che gli alleati dell’Ucraina promuovono nei loro paesi, una battaglia vitale per preservare i russi dal morbo della pedofilia e dell’immoralità. Per Biden aiutare l’Ucraina vuol dire difendere il bene supremo: la libertà. Non solo degli ucraini ma di tutti. Vuol dire assicurare al mondo un futuro di democrazia, di sviluppo e di diritti contro le pretese folli di un dittatore imperialista. Ma la lotta, ora così vitale e da combattere ad ogni costo, è stata iniziata dall’altro. Putin rilancia la sua narrativa secondo cui la guerra è stata scatenata dall’occidente e la Russia è intervenuta solo per rispondere all’aggressione e difendere le regioni russofone dell’Ucraina. Biden ricorda che ad invadere uno stato sovrano è stata la Russia un anno fa e che senza quella scelta ora non ci sarebbe una guerra.

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Il conflitto sarà ancora lungo

Che la retorica di Putin abbia saputo motivare chi lo ascoltava è difficile. Non ha detto nulla di nuovo. Se molti russi appoggiano ancora la guerra è per una serie di ragioni che prescindono dai discorsi del leader e in buona parte hanno a che fare con la mancanza di democrazia e libera informazione in Russia. Biden è apparso molto più energico del solito, la sua stessa presenza ha entusiasmato il pubblico polacco, niente di nuovo però è uscito dalle sue parole. Una cosa è certa. Entrambi hanno fatto capire chiaramente che la guerra sarà ancora lunga, per questo dovevano motivare concittadini e alleati. Non ci sono al momento prospettive diverse. Raramente, nell’ultimo quarto di secolo, sono state così assenti dai discorsi di leader di grandi potenze le parole dialogo, trattativa, pace.

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