Macron porta a termine il progetto volto a ridurre i privilegi e a rendere sostenibile il sistema previdenziale, ma la piazza e le opposizioni fremono. Nel mirino soprattutto per l'aumento dell'età pensionabile a 64 anni
È stata presentata ieri dalla premier Élisabeth Borne la nuova riforma del sistema pensionistico della Francia.
Un provvedimento che il presidente francese Emmanuel Macron cerca di portare a compimento da diversi anni e che punta a ridurre e a rendere sostenibile il sistema previdenziale d'Oltralpe. Sistema che, secondo il governo, senza alcuna riforma potrebbe generare un deficit di 20 miliardi di euro nel 2030.
In pensione a 64 anni
La modifica che sta facendo più discutere è sicuramente quella che porterà l'età pensionabile dai 62 anni attuali a 64, uno in meno di quelli inizialmente preventivati dal governo. Non a caso, la premier Borne, nell'annunciare il contenuto della riforma, per stemperare gli animi di cittadini e gruppi di opposizione, ha esaltato l'importanza del dialogo con le componenti sociali, fornendo l'immagine di un esecutivo che accolga le istanze e i suggerimenti della società.
"Sono grata a tutte le parti sociali e alle varie forze politiche, anche a quelle più contrarie a qualsiasi riforma, per aver contribuito a questo esercizio collettivo", sono state le sue parole. Il primo ministro ha poi spiegato le ragioni dell'aumento della soglia della pensione, sostenendo che "i francesi dovranno lavorare di più perché vivono di più" e i contributi dei lavoratori secondo le regole attuali non riescono più a pagare le pensioni di chi ha smesso.
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Lotta alle pensioni speciali
Altra questione molto discussa riguarda le pensioni speciali, ritenute non più giustificabili dai francesi. Esse riguardano intere categorie di lavoratori tra cui gli ex dipendenti della Ratp (la rete di trasporti della capitale), di elettricità e gas, della Banca di Francia e del Consiglio economico, sociale e ambientale.
La volontà del governo è quella di ridurre progressivamente questi privilegi, in modo da livellare il sistema previdenziale su un unico trattamento per tutti i francesi, con la sola eccezione di chi ha svolto lavori usuranti. In tal senso la pensione minima salirà a quota 1.200 euro mensili.
Il testo presentato dal governo ora dovrà essere sottoposto al vaglio del Parlamento, dopo essere passato dal Consiglio dei ministri il prossimo 23 gennaio. Se dovesse essere approvato, il nuovo sistema pensionistico entrerebbe in vigore a partire dal prossimo 1 settembre.
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Sindacati e opposizioni pronte all'azione
Macron, pur non potendo contare su una maggioranza schiacciante, si ritiene cautamente ottimista, poiché confida di racimolare voti preziosi dai Repubblicains, esponenti della destra gollista.
Si è invece schierato totalmente contro la riforma il Rassemblement National della capogruppo Marine Le Pen, che ha manifestato la sua intenzione di opporsi alla proposta del governo, ma senza fare ostruzionismo parlamentare, passando la palla ai suoi elettori che "possono perfettamente, è il loro diritto e la loro libera scelta, manifestare in strada".
Nel frattempo tutti gli otto principali sindacati francesi hanno annunciato una prima giornata di scioperi e manifestazioni di protesta per la giornata del 19 gennaio.