Tensione alta in Kosovo, spari e scontri al confine con la Serbia. L'Unione europea e gli Usa chiedono di agire immediatamente, mentre la Russia fa sapere di appoggiare la Serbia
Escalation tra Pristina e Belgrado. Il Kosovo ha chiuso oggi il principale valico di frontiera con la Serbia nei pressi della città di Podujevo dopo che militanti serbi hanno bloccato l'accesso dal lato serbo del confine. Due altri posti di confine tra Kosovo e Serbia sono chiusi da quasi tre settimane. Barricate dei militanti serbi lungo le strade che portano ai valichi di Brnjak e Jarinje, nel nord del Kosovo. Le proteste sono scoppiate dopo l'arresto di un serbo, ex poliziotto kosovaro, che secondo le autorità di Pristina avrebbe guidato attacchi contro funzionari della commissione elettorale. L’uomo è agli arresti domiciliari. La Serbia non ha mai riconosciuto l'indipendenza dello Stato secessionista e ne rivendica il territorio.
Usa e Ue chiedono de-escalation senza condizioni
L'Unione Europea e gli Stati Uniti esortano il Kosovo e la Serbia a prendere misure
"immediate" per ridurre le tensioni nella loro regione di confine. "Chiediamo a tutti di esercitare la massima moderazione, di agire immediatamente per ridurre incondizionatamente la situazione e di astenersi da provocazioni, minacce o intimidazioni” si legge in una nota congiunta di Bruxelles e Washington. L'Unione europea e gli Usa sono preoccupati per la persistente situazione di tensione nel nord del Kosovo e chiedono a tutti di esercitare la massima moderazione, e di agire immediatamente per una de-escalation senza condizioni “ astenendosi da provocazioni, minacce o intimidazioni" fanno sapere da Bruxelles. "Stiamo lavorando con il presidente Vučić e il primo ministro Kurti per trovare una soluzione politica al fine di disinnescare le tensioni e concordare la via da seguire nell'interesse della stabilità, della sicurezza e del benessere di tutte le comunità locali" conclude la nota dell’Ue.
approfondimento
Aumenta la tensione tra Kosovo e Serbia
La Russia appoggia la Serbia
La Russia fa sapere intanto che “il Cremlino sostiene le misure adottate da Belgrado” negando di avere alcun ruolo nella crisi in Kosovo. “La Serbia è un paese sovrano” sottolinea il portavoce della presidenza russa, Dmitri Medvedev. “Il paese difende i diritti dei serbi che vivono in condizioni difficili. Naturalmente, reagiscono con forza quando questi diritti vengono violati” afferma Medvedev secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa russa Interfax. La Serbia ha chiesto a metà dicembre alla Nato di poter schierare mille uomini in Kosovo, una richiesta senza precedenti, basata su una risoluzione delle Nazioni Unite.