È imminente un'altra pena capitale, anche in questo caso di un giovanissimo manifestante. La Corte Suprema della Repubblica islamica ha infatti confermato la condanna di Mahan Sadrat Marni
In Iran un altro giovane manifestante sta per essere giustiziato e le sue due nonne hanno chiesto in un video di risparmiare la vita del nipote. Mahan è stato condannato a morte con l'accusa di "muovere guerra contro Dio", aver partecipato cioè a un atto di protesta sullo sfondo delle manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, brandendo un coltello; ed è ora nel braccio della morte, in attesa di essere giustiziato.
Le nonne hanno postato un video sui social
Secondo fonti della dissidenza, Mahan Sadrat ha telefonato agli amici ogni giorno dal carcere, ma ieri non ho fatto alcuna chiamata il che fa pensare che sia stato messo in isolamento all'interno della prigione di Rajai Shahr dove potrebbe essere giustiziato. Le due nonne di Mahan Sadrat hanno chiesto alle autorità di Teheran di risparmiare la vita del nipote e lo hanno fatto con un video che sta circolando sui social network.
approfondimento
Iran, confermata l’esecuzione di un terzo manifestante
Il report di Amnesty
In Iran la repressione su chi ha osato protestare contro il regime non ha risparmiato nessuno, nemmeno i giovanissimi. Amnesty International parla di almeno 44 minorenni uccisi dalle forze di sicurezza iraniane: 34 di loro, si legge nel rapporto, sarebbero stati uccisi da proiettili mirati al cuore, al capo e ad altri organi vitali. L’età di 39 delle vittime di sesso maschile andava dai due ai 17 anni; una bambina aveva sei anni, le altre quattro tra i 16 e i 17 anni. I minorenni rappresentano finora il 14 per cento del totale delle persone uccise durante le manifestazioni che scuotono il Paese da circa mesi, scatenate dalla morte della giovane Mahsa Amini, arrestata a settembre per aver indossato male il velo.
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New YorK: vernice rossa contro la residenza dell'ambasciatore islamico
Intanto sabato, un gruppo di manifestanti ha lanciato vernice rossa, sabato, contro la residenza dell'ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran a New York e ha chiesto lo stop all'esecuzione dei manifestanti arrestati per le proteste. Dinanzi all'abitazione si è tenuta una manifestazione di attivisti, alcuni con le corde al collo, a simboleggiare la forca utilizzata per giustiziare i detenuti in Iran. Era la prima volta in tre mesi che si tenevano proteste a New York davanti alla residenza dell'ambasciatore.