L’attivista anglo-egiziano è detenuto in un carcere in Egitto da ormai 9 anni quasi ininterrottamente. Domenica scorsa, in coincidenza con l'apertura della Conferenza mondiale sul clima a Sharm el Sheik ha iniziato lo sciopero della sete. (La corrispondente)
LONDRA - Si fa sempre più drammatica la situazione di Alaa Abdel Fattah, l’attivista egiziano con passaporto britannico considerato la voce di riferimento più autorevole dell’opposizione al regime dai temi di piazza Tahrir. Il 40enne si trova nel carcere egiziano di Wadi al-Natrun, complesso che sorge al chilometro 92 della strada che collega il Cairo ad Alessandria d’Egitto, in pieno deserto, e dove sono detenuti molte voci critiche del presidente Abdel Fattah Al Sisi. Il dissidente ha passato gran parte degli ultimi 9 anni in prigione e non vede il figlio da quando questi aveva un anno.
Sciopero della fame e della sete
Sette mesi fa ha iniziato uno sciopero della fame che è diventato ancora più estremo dall’inizio del mese, da quando cioè assume solo 100 calorie al giorno. Da domenica scorsa, giorno di inizio di Cop27 ha iniziato anche lo sciopero della sete. Notoriamente il corpo umano non può resistere molto più di 72 ore senza bere. Abdel Fattah ha diritto a una visita al mese e all’invio di una lettera alla famiglia alla settimana. Nessun messaggio, per quanto comprensibilmente molto atteso, è però giunto alla famiglia nella giornata di lunedì e ora si teme il peggio.
Gli appelli internazionali
“Cop27 rischia di essere ricordata per un morto, vittima della violazione sistematica dei diritti umani in Egitto”, il durissimo commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International per l’Italia. L’Onu ha chiesto il rilascio immediato del prigioniero. “L'alto commissario per i diritti umani Volker Turk ha espresso profondo rammarico per il fatto che le autorità egiziane non abbiano ancora rilasciato il blogger e attivista Alaa Abdel Fattah - ha detto la portavoce Ravina Shamdasani - siamo molto preoccupati per la sua salute”. Già nelle prime ore del vertice non solo il premier britannico Rishi Sunak, ma anche il presidente francese Emmanuel Macron (che ha incontrato il Presidente egiziano) hanno chiesto il rilascio di Alaa nel più breve tempo possibile. Prima che sia troppo tardi.