Teheran e molte altre città del Paese alle prese con la serrata di negozi e mercati a quasi tre mesi dall'uccisione di Mahsa Amini. Manifestazioni e boicottaggi nelle università. Le Guardie della rivoluzione: "Sconfiggeremo rivoltosi e nemici". Annunciata l'impiccagione dei condannati nei precedenti disordini
Negozi e mercati in molte città dell'Iran sono rimasti chiusi oggi, aderendo a uno sciopero di tre giorni indetto da attivisti nell'ambito delle proteste anti-governative in corso da settembre. L'iniziativa è andata in scena nella capitale Teheran, ma anche a Sanandaj, Isfahan, Bushehr, Shiraz, Kerman, Ardebil, Mahabad, Orumiyeh, Kermanshah e altre città. Gli scioperi hanno coinvolto anche autotrasportatori e alcuni lavoratori degli impianti petrolchimici di Mahshahr e delle acciaierie di Isfahan.
Dimostrazioni e boicottaggi nelle università
Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni si sono visti anche in vari atenei iraniani, a due giorni dal 7 dicembre, quando in Iran si festeggia il "giorno dello studente" e il presidente Ebrahim Raisi ha in programma di tenere un discorso in una una delle università del Paese. Le proteste si susseguono nel Paese da quasi tre mesi dopo la morte, il 16 settembre a Teheran, di Mahsa Amini, 22enne di origine curda che ha perso la vita dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto.
Le Guardie della rivoluzione: "Sconfiggeremo i nemici"
La reazione del regime, ancora una volta, non si è fatta attendere. Il corpo paramilitare dei "basij, la polizia e le forze di sicurezza non esiteranno a fronteggiare duramente i rivoltosi, i criminali armati e i terroristi che sono stati assoldati dai nemici", si legge in una dichiarazione delle Guardie della rivoluzione iraniana mentre lo sciopero è ancora in corso in molte città del Paese. "Dopo la sconfitta della nuova sedizione, creata dai nemici, il sistema sacro della Repubblica islamica continuerà con forza a realizzare la sua causa e sconfiggerà il fronte unito dei nemici".
Oltre 400 vittime dall'inizio delle proteste
Nei mesi scorsi si sono già verificati duri scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti scesi in pizza in varie città iraniane dopo la morte di Mahsa Amini. Secondo i dati dell'agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana, da quando le dimostrazioni sono iniziate, negli scontri hanno perso la vita almeno 471 persone, tra cui 64 minori e 61 membri delle forze di sicurezza, mentre gli arrestati sono oltre 18mila.
Impiccagione annunciata per i condannati a morte
"I rivoltosi, condannati a morte per 'Muharebeh' o 'Fesad fel arz' ('Guerra contro Dio e Corruzione sulla Terra', due dei capi d'accusa della legge islamica iraniana) saranno impiccati presto", ha ribadito il capo della magistratura iraniana Gholamhossein Ejei, l'Irna, riferendosi a un gruppo di persone arrestate nei tumulti. "Sono state emesse anche alcune altre sentenze di reclusione a lungo termine", ha aggiunto, avvertendo che coloro che provocano la rivolta popolare o incoraggiano altri a scioperare, saranno presto convocati.