A 48 ore dal voto è andato in scena il faccia a faccia tra il presidente di destra e il leader di sinistra. Tanti i temi toccati, dal salario minimo alla posizione internazionale del Paese. Duro scambio di accuse fra i due candidati
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Si è tenuto nella notte l'ultimo - e tesissimo - faccia a faccia in tv tra il presidente di destra, Jair Bolsonaro (Pl), e il leader di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva (PT) prima del ballottaggio di domenica per le elezioni in Brasile. Il primo a prendere la parola è stato Bolsonaro, che ha scelto di affrontare l'avversario sul tema del salario minimo, annunciando che in caso di rielezione lo aumenterà fino a 1.400 reais. L’ex presidente di sinistra ha ribattuto che durante i 4 anni di governo di Bolsonaro il salario minimo non è stato adattato all'inflazione, e quindi non c'è stato un aumento reale. Intanto l'ultimo sondaggio dell'istituto Datafolha indica un vantaggio di 6 punti di Lula su Bolsonaro.
Scambio di offese
Nel corso del confronto ci sono state diverse offese fra i due candidati. Bolsonaro ha definito l'avversario un "ladro", mentre questi ha risposto chiamandolo uno "squilibrato". "Hai fatto del Brasile un Paese più isolato di Cuba", ha poi attaccato Lula. A stretto giro la replica di Bolsonaro che ha collegato i governi dell'avversario politico alle dittature dell'America Latina e ha ricordato le opere finanziate dai governi del PT in altri Paesi.
Dibattito “teso”
Nel complesso si è trattato di un dibattito "teso e aggressivo dal primo minuto alla fine senza sorprese", hanno commentato a caldo gli osservatori. Secondo gli analisti politici, dal dibattito sono emerse poche proposte per il futuro del Paese, e un serrato scambio di botta e risposta che probabilmente hanno disorientato gli elettori. Lula è apparso preparato, con risposte secche e precise, senza perdere il controllo di fronte alle provocazioni di Bolsonaro, spesso impegnato in lunghi monologhi.
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L'ombra dello scandalo di corruzione si allunga su Bolsonaro
E sul presidente uscente si allunga anche l'ombra di uno scandalo di corruzione, fatto emergere da alcune testate straniere, secondo cui starebbe finanziando la campagna elettorale con mezzi pubblici, facendo affidamento sui guadagni del "budget segreto", ovvero il fondo nero del governo, che ammonta a circa un quinto dell'intero budget di spesa discrezionale, sul quale c'è poca o nessuna supervisione una volta consegnato ai legislatori.