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Ucraina, perché con i referendum di Putin cresce la minaccia nucleare
Le autoproclamate repubbliche autonome del Donbass, Lugansk e Donetsk, e le aeree degli oblast di Kherson e Zaporizhzhia hanno indetto le consultazioni sull’annessione alle Russia. Se i territori venissero “russificati”, gli attacchi militari in quelle zone sarebbero considerati aggressione in territorio di Mosca: una circostanza che, secondo il codice di difesa russo, prevede l’uso di armi nucleari per difendere “l’esistenza dello Stato, la sovranità e l’integrità territoriale del Paese”
I territori dell'Ucraina che hanno annunciato il referendum per l'adesione alla Russia “hanno il sostegno” di Mosca. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un discorso televisivo, durante il quale ha poi minacciato: “Coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi”. Ed è proprio nella questione dei referendum che si intravede una deriva atomica della guerra: ecco perché
Dopo un rinvio lo scorso settembre nell'organizzazione del voto, le autoproclamate repubbliche autonome del Donbass, Lugansk e Donetsk - già riconosciute indipendenti da Vladimir Putin alla vigilia dell'invasione -, e le aeree degli oblast di Kherson e Zaporizhzhia - sotto il controllo russo dalle prime fasi dell'offensiva - il 20 settembre hanno indetto le consultazioni per i referendum sull’annessione alle Russia tra il 23 e il 27 settembre
La decisione era stata invocata il 19 settembre in una telefonata tra i due leader delle sedicenti repubbliche, Leonid Pasechnik (nella foto) e Denis Pushilin, poi avallata il giorno successico dal vicepresidente del Consiglio di difesa russo, Dmitri Medvedev, che ha parlato di “ripristino della giustizia storica” e di “territori liberati” dalle forze di Mosca, con la stessa retorica con cui il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha sostenuto il desiderio “dei popoli del Donbass di essere padroni del proprio destino”