Regno Unito, Liz Truss è la nuova premier: “Economia, energia e sanità le mie priorità”
MondoLa nuova leader Tory e capo del governo ha omaggiato il suo predecessore Boris Johnson: “È stato un grande premier”. Poi ha annunciato le tre priorità: un piano per il lavoro, azioni contro il caro energia e rendere più efficiente il sistema sanitario. Fra le nomine Therese Coffee come vicepremier e Kwasi Kwarteng come cancelliere dello Scacchiere
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Un ringraziamento al suo predecessore Boris Johnson, e poi tre priorità: un piano per il lavoro, azioni contro il caro energia, rendere efficiente il sistema sanitario. La nuova premier inglese Liz Truss è arrivata al numero 10 di Downing Street, raccogliendo così il testimone di BoJo. L’ormai ex primo ministro ha lasciato questa mattina la sede del governo, rivendicando il successo di quanto fatto dalla sua squadra in tre anni di governo: la lotta al Covid-19, l’appoggio militare ed economico all’Ucraina in guerra contro la Russia, il raggiungimento del calo della criminalità nelle strade e del tasso di disoccupazione, il compimento della Brexit. Johnson è poi volato a Balmoral, Scozia, dove ha incontrato la regina Elisabetta per formalizzare le sue dimissioni. Con un volo separato è poi atterrata anche Truss per la tradizionale "cerimonia del baciamano" che ha ufficializzato la sua investitura da premier da parte della regina. Terza donna nella storia a guidare un governo del Regno Unito.
“Johnson è stato un grande primo ministro”
Le prime parole di Truss, dopo l’arrivo a Downing Street, sono un elogio al predecessore: “Boris Johnson è stato un grande primo ministro”. "Sono onorata di assumere questa responsabilità in un momento vitale" per il Regno Unito, ha aggiunto, annunciando poi le sue priorità per il nuovo governo: “Servono tagli alle tasse per far ripartire l’economia”, ha detto davanti al portone della residenza del premier. Truss ha poi annunciato che “sono pronte nuove misure per il caro energia”.
“Economia, energia e sanità le mie priorità”
Liz Truss ha indicato "il rilancio dell'economia" britannica, la sfida della crisi dell'energia (imputata in parte alle conseguenze della guerra di Vladimir Putin in Ucraina) e il consolidamento del sistema sanitario nazionale (Nhs) messo alla prova dalla pandemia di Covid come le sue priorità da neo premier del Regno Unito. In un breve discorso d'insediamento dinanzi a Downing Street si è detta "determinata ad attuare" il programma Tory su questi punti, indicandoli decisivi per il futuro del Paese e per la prosperità delle giovani generazioni.
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“Porterò il Regno Unito fuori dalla tempesta”
Liz Truss ha promesso poi di portare il Regno Unito "fuori dalla tempesta" della crisi globale e nazionale abbattutasi in questi ultimi mesi. Nel suo discorso d'insediamento a Downing Street, la nuova premier Tory ha riconosciuto i tempi difficili che il Paese - minacciato da venti di recessione - ha dinanzi, ma ha insistito sulla volontà e possibilità di uscirne.
“Affronterò crisi energetica causata da Putin”
"Affronterò la crisi energetica causata dalla guerra di Vladimir Putin" e "assicurerò il nostro futuro approvvigionamento energetico”, ha detto la neo premier britannica. La prima ministra si prepara a lanciare un piano contro il caro bollette. Col suo programma di governo prevede inoltre di "tagliare le tasse per premiare il duro lavoro e aumentare la crescita e gli investimenti trainati dalle imprese". Si impegna a "riformare" le norme per permettere al Paese di crescere, sottolineando che "abbiamo enormi riserve di talento, energia e determinazione".
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Il discorso di Boris Johnson
In mattinata a sostenere Johnson nel suo atto finale al governo inglese erano presenti la first lady Carrie Johnson, la sorella Rachel e la fedelissima ministra della Culturam Nadine Dorries. Solo parole d’appoggio per Truss, che secondo Johnson “farà di tutto per il Paese”. L’ex capo del governo ha poi ringraziato il popolo inglese “per l’appoggio ricevuto” e ha dichiarato di voler "tornare all'aratro" del lavoro politico dietro le quinte, confermando indirettamente di voler mantenere il suo seggio da deputato per garantire "il sostegno più fervido" alla sua erede.
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I ministri
Il nuovo governo vede due donne al timone e tanta diversità etnica (non solo di genere) fra le caselle ministeriali chiave. Tra le prime nomine spicca la promozione di Therese Coffey, 51enne deus ex machina della scalata di Liz a Downing Street, da ministra del Lavoro a titolare della Sanità e soprattutto vicepremier. Senza contare la scelta di una terza donna, Wendy Morton, per la carica di chief whip, ministro capogruppo delegato alla cruciale sorveglianza della disciplina di maggioranza alla Camera dei Comuni. Mentre per 4 dei 5 dicasteri più tradizionalmente importanti si segnala il balzo in avanti di una drappello di esponenti neo-conservatori provenienti da minoranze etniche dell'ex impero, tutti sostenitori della Brexit: a cominciare da Kwasi Kwarteng, 47ennne ammiratore di Margaret Thatcher di origini familiari ghanesi, promosso da ministro delle Attività Produttive a cancelliere dello Scacchiere (ossia super ministro dell'Economia); da James Cleverly, la cui madre emigrò nel Regno dalla Sierra Leone, indicato a 53 anni compiuti giusto l'altro ieri quale successore di Truss agli Esteri dopo essere stato brevemente titolare dell'Istruzione e in precedenza numero 2 al Foreign Office; o ancora dalla 42enne emergente pasionaria della destra conservatrice, Suella Braverman, figlia di genitori indiani, in arrivo all'Home Office (gli Interni) dopo essere stata attorney general nel governo di BoJo, al posto di un'altra donna in fama di falco, Priti Patel, di radici indiane come lei ma fin troppo controversa (dalle accuse di bullismo al flop del piano Ruanda contro l'immigrazione) per poter essere confermata. Fra chi resta al suo posto, si preannuncia viceversa il caso di Ben Wallace alla Difesa, popolare ex militare di carriera, garante della linea dura contro la Russia di Vladimir Putin e dei programmi di armamento in favore dell'Ucraina, nonché unico volto di pelle bianca rimasto a capo di un ministero top. Mentre fra chi esce di scena, oltre a Patel, spunta il nome della ormai ex titolare della Cultura, Nadine Dorries, fedelissima di Johnson ma anche sostenitrice della prima ora di Truss, fattasi da parte spontaneamente non tanto poiché divisiva quanto perché già destinata a trasferirsi su uno scranno a vita della Camera non elettiva dei Lord, fra i nuovo pari del Regno d'imminente nomina beneficati dalla cosiddetta "lista d'onore" compilata secondo prassi dal premier uscente. Ma soprattutto pagano dazio ex ministri brexiteer moderati come Dominc Raab, Steve Barclay o Grant Shapps: tutti schieratisi con il rivale di Truss nella corsa al dopo Boris, l'ex rampante giovane cancelliere Rishi Sunak, altro escluso eccellente dalla lista.