L’attentato mortale a Darya Dugina, figlia del filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin, non può che fare crescere i misteri sulla figura e i rapporti del padre, considerato dai media internazionali come l’ideologo di Vladimir Putin e uno dei suoi più stretti consiglieri. Una figura vicinissima al presidente ma che ufficialmente non ricopre nessun incarico nella nomenklatura russa o nel partito di Putin
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Anche Darya, come il padre, era una studiosa di filosofia, e come lui pensava che la Russia dovesse ambire al ruolo di leader di un nuovo impero euroasiatico, sovranista ed espansionista nei confronti dei vecchi territori zaristi e dell’Urss. Secondo le prime informazioni, la donna era alla guida di un’auto di proprietà del padre sulla quale non c'erano altri passeggeri quando è morta nell'esplosione della vettura. Dugin, che con la figlia tornava da una conferenza su "Tradizione e storia" vicino a Mosca, avrebbe dovuto trovarsi in auto con lei, ma alla fine aveva deciso di viaggiare su un'altra vettura. Non è da escludere quindi che l’attentato omicida fosse stato progettato per colpire proprio lo stesso Dugin e non la figlia. In alcuni video diffusi in rete si vede Dugin disperato, con le mani nei capelli, a pochi metri dall'auto in fiamme mentre aspetta l’arrivo dei soccorsi (GUERRA IN UCRAINA, AGGIORNAMENTI IN DIRETTA).
"Il Rasputin di Putin"
Definito da molti in Occidente come "il Rasputin di Putin", Dugin è esponente della corrente eurasista del nazionalismo russo, che promuove la creazione di una superpotenza attraverso l'integrazione della Russia con le ex Repubbliche sovietiche. I suoi lavori sul 'mondo russo' e l'Eurasia sono considerati tra quelli che hanno ispirato in parte l'ideologia ultranazionalista a cui aderiscono molti al Cremlino e che ufficialmente giustifica l'invasione russa dell'Ucraina. Nonostante questo, dal momento che non ricopre nessun incarico ufficiale, per i media russi la sua influenza sulle decisioni del governo risulta “marginale”. Anche in patria Dugin è considerato “troppo radicale”, tanto che nel 2014 – come riporta Russia Today - è stato licenziato dall’Università statale di Mosca dopo il suo appello a “uccidere, uccidere, uccidere” gli ucraini in seguito agli scontri tra nazionalisti e filorussi.
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I rapporti internazionali
Dugin, nato a Mosca nel 1962 da madre medico e padre agente del Kgb,è tra i fondatori del Partito nazionale bolscevico e sembra particolarmente ben introdotto nei circoli militari, dal momento che i suoi testi sono usati come manuali nelle accademie delle forze armate russe. Nazionalista vicino ai movimenti di estrema destra e appassionato di esoterismo, il filosofo si è avvicinato a Putin alla fine degli anni Novata e da allora è uno dei più stretti consiglieri dello zar. Secondo molti commentatori, sono stati i suoi testi a tracciare la direzione di politica espansionista da cui è scaturita l’invasione dell’Ucraina. Fervido sostenitore dei movimenti populisti internazionale, Dugin in passato ha intessuto rapporti di collaborazione con Steve Bannon, ultraconservatore statunitense e a lungo ideologo di Donald Trump. In Italia è invece nota la sua amicizia con Gianluca Savoini, l’ex dirigente della Lega e portavoce di Matteo Salvini, che più volte ha invitato e ospitato il filosofo russo in eventi pubblici nel nostro Paese.