
Guerra Ucraina, da Telegram a TikTok: chi è nel mirino della censura russa
Secondo l’Osservatorio russo per la libertà dei media “Roskomsvoboda”, su richiesta della Procura generale russa, per motivi di censura militare sono stati oscurati 5.300 siti. La decisione di bloccare i siti contenenti qualsiasi materiale relativo all'Ucraina spetta ai tribunali regionali

Dall'inizio della guerra la Russia ha già multato diverse aziende tecnologiche, per lo più straniere, per non aver eliminato i contenuti che ritiene illegali
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Il Cremlino ha anche messo in guardia i siti contro la violazione di una legge approvata all'inizio di marzo che vieta di "screditare" le forze armate con una condanna fino a 15 anni
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Di recente i tribunali russi hanno multato Twitch (piattaforma di live streaming di proprietà di Amazon) per 2 milioni di rubli (circa 33.900 dollari)

Multa anche per Telegram di 11 milioni di rubli (185 mila dollari) per aver ospitato contenuti che secondo Mosca contenevano informazioni "false" riguardanti i fatti in Ucraina

Lo scorso mese sempre il Roskomnadzor ha iniziato a richiedere ai motori di ricerca russi di informare gli utenti che Wikipedia stava violando la legge russa dopo che i proprietari del sito si sono rifiutati di cancellare alcuni articoli sulla guerra in Ucraina

A marzo Mark Bernstein, uno degli autori più in vista della versione russa dell’enciclopedia libera online Wikipedia, era stato arrestato dalla Direzione generale contro il crimine organizzato e la corruzione del ministero dell’Interno della Bielorussia

A fine luglio un tribunale di Mosca ha multato i proprietari dei social media WhatsApp e Snapchat per il loro presunto rifiuto di inserire fisicamente i dati degli utenti russi nei server sul suolo russo. Snapchat è stato multato per un importo di 1 milione di rubli (circa 17.000 dollari USA), WhatsApp messenger, di proprietà di Meta, è stato colpito da una sanzione di 18 milioni di rubli (circa 300.000 dollari)

A partire dallo scorso 4 marzo, inoltre, erano stati bloccati Facebook e Twitter, accusati di discriminazione nei confronti dei media russi e a seguire Instagram

All’elenco delle big tech oscurate al momento non si è ancora aggiunta YouTube. Nonostante mesi di multe e minacce, per non aver eliminato i contenuti che Mosca ritiene illegali e per aver limitato l’accesso ad alcuni media russi, la piattaforma di videosharing non è stata ancora colpita

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