
Guerra in Ucraina, ecco come sta cambiando la propaganda russa: l'analisi
Secondo Peter Pomerantsev, analista della Johns Hopkins University di origini ucraine esperto di propaganda e disinformazione, la strategia del Cremlino è quella di “spaccare l’alleanza” che sostiene le sanzioni, mentre l’Occidente non ha messo a punto un messaggio per sostenerle: "I governi hanno fallito completamente nel creare una infrastruttura comunicativa”. In Russia il tema dell'Ucraina nazista non ha preso piede, spiega l’esperto, mentre invece "funziona molto bene" il tema dell'umiliazione subita da Mosca

Mentre prosegue la guerra in Ucraina, la propaganda russa sul conflitto si evolve. "La narrativa basata sulle colpe dell'Occidente e sulle ambizioni coloniali degli Stati Uniti in Est Europa che hanno costretto la Russia ad agire sta andando molto bene", spiega Peter Pomerantsev (nella foto), analista di origini ucraine alla Johns Hopkins University specializzato in propaganda e disinformazione russa, in un seminario organizzato dalle ambasciate di Ucraina e Stati Uniti
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Sui social media "la propaganda russa è lentamente passata al contrattacco, dopo che la guerra sembra averne davvero colto di sorpresa l'apparato che non era stato avvertito nei dettagli", ma soprattutto, dice Pomerantsev, "con alleati strategici come Paesi come Ungheria e Slovacchia che sono cruciali per le sanzioni ma dove c'è una forte lobby interna di interessi politici ed economici" in favore di Mosca
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"La priorità di Mosca ora è quella di spaccare l'alleanza, e la sua determinazione per le sanzioni. Italia, Francia e Germania stanno tutti rompendo i ranghi", afferma l'analista, citando anche il recente commento del New York Times in cui si sollecitava Kiev a fare concessioni territoriali a Mosca, "moralmente dubbio e strategicamente cieco, ma che deve essere considerato seriamente"
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"Il problema è che facciamo fatica a vedere la fine del gioco e a definire una nuova architettura di sicurezza, siamo talmente paralizzati da una mancanza di visione strategica che rischiamo di voler tornare alla normalità, senza capire che il normale non c'è più", dice Pomerantsev
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A fronte di questo obiettivo del Cremlino, sostiene l’esperto, l'Occidente non ha messo a punto un messaggio per sostenere le sanzioni: "I governi hanno fallito completamente nel creare una infrastruttura comunicativa. E invece dobbiamo davvero trovare il modo per competere con il Cremlino (o con la Cina)"
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Riguardo la propaganda interna, dice Pomerantsev, in Russia circa il 30% delle persone sono a favore della guerra e il 30% contro, "una cifra quest'ultima che non è per niente in crescita", spiega l’esperto, sottolineando che "esistono molti modi per misurare i sentimenti dell'opinione pubblica anche senza le domande dirette dei sondaggi". (Nella foto un manifestante russo viene portato via dalla polizia durante una protesta contro la guerra in Ucraina)

Fra questi due poli, ci sono posizioni molto diverse, sostegno alla guerra con molti dubbi, contro la guerra ma con paura di parlare, ma si tratta complessivamente di persone con emozioni negative, di depressione o rabbia: "Al di là delle percentuali, conta la temperatura del sostegno, che è molto tiepida. Non siamo nel 2014, quando si è assistito a una genuina ondata patriottica nella società"

Il tema dell'Ucraina nazista non ha preso piede ed "è quasi scomparso dai media e dall'Internet russo. La maggioranza dei russi non ha capito cosa significasse denazificazione. Il messaggio del Cremlino su questo ha fallito"

Mentre invece "funziona molto bene" l'umiliazione subita dalla Russia, il risentimento nei confronti dell'Occidente, che si rispecchia nel senso di umiliazione che i russi sentono ogni giorno. "La propaganda più potente risponde a necessità emotive", spiega Pomerantsev. (Nella foto il presidente russo Vladimir Putin)

Secondo l’esperto quindi la società russa, che può informarsi più facilmente che non durante la Guerra fredda, non sembra aver molta voglia di farlo e di apprendere cose terribili sul proprio Paese. L'Occidente dall’altro lato ha come obiettivo, quando si tratta di informare, chi già ne condivide le posizioni quando invece la sfida è quella di raggiungere la popolazione generale, di superare la “knowledge resistance” che esiste in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti. (Nella foto il Cremlino)