
Guerra Ucraina, i motivi della disfatta russa: intelligence sottovalutò reazione di Kiev
Secondo il Washington Post, l’Fsb non avrebbe compreso come l’ipotesi di conquistare la capitale ucraina in tre giorni e di essere accolti trionfalmente dagli occupati non fosse realistica. Eppure Mosca ha speso un’ingente quantità di denaro negli ultimi anni per creare una solida rete di informatori e agenti dormienti che sarebbero dovuti servire al momento giusto

Una capitale che doveva cadere in tre giorni e il popolo invaso che avrebbe accolto senza problemi la potenza straniera. Questo era il progetto di invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin che, però, non è mai giunto a conclusione. Perché?
GUARDA IL VIDEO: Guerra Ucraina, i motivi della disfatta russaIl Washington Post ha analizzato le conversazioni delle spie russe, riunite nell’ex Kgb oggi Fsb, per capire cosa sia andato storto. Da quello che emerge si capisce come l’aver creato una rete di informatori in Ucraina, lautamente pagati dal Cremlino, non sia servita a molto
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Le informazioni in carico al nono direttorato dell’Fsb, da tempo focalizzato sull’invasione dell’Ucraina, erano che Kiev sarebbe caduta rapidamente e per questo gli agenti erano già pronti a prendere casa nella capitale ucraina, organizzando residenze, basi operative e rifugi
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Lo stesso direttorato ha subito negli anni una notevole espansione, passando dai 30 agenti del 2019 ai 160 del febbraio 2022 e ad ognuno di essi era stata assegnata una porzione del territorio ucraino, con una fetta di agenti dormienti a disposizione
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Con l’eliminazione del presidente Volodymyr Zelensky nelle prime ore del conflitto, così come prevedeva il piano di Mosca, i russi avevano già pronti due governi fantoccio da schierare: il primo guidato dall’ex presidente Viktor Yanukovich (nella foto), fuggito nel 2014, e l’altro dall’oligarca Viktor Medvedchuk, leader del principale partito filorusso ucraino e in seguito arrestato, che si ritiene avesse una linea telefonica crittografata con il Cremlino
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Altro personaggio dal ruolo importante sarebbe stato Oleg Tsaryov che, nei primi giorni dell’invasione russa, aveva dichiarato: “Sono vicino a Kiev, sarà presto libera dai fascisti”
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Il fallimento sembra incredibile, considerando l’alto numero di infiltrati di cui la Russia dispone in Ucraina. Un dato su tutti: dopo l’invasione della Crimea nel 2014, lo Sbu, il servizio di intelligence ucraina, perse metà dei suoi uomini perché scappati in Russia. Un’operazione continuata negli anni: dall’inizio della guerra Kiev ha arrestato circa 800 sabotatori nei suoi servizi segreti

E dire che Mosca aveva effettuato anche dei sondaggi su vasta scala prima dell’invasione, il primo nell’aprile 2021 e il secondo lo scorso gennaio, per capire se gli ucraini avrebbero accolto i soldati russi come liberatori oppure no, ma non sono stati comunicati i risultati giusti al Cremlino

Uno scollamento tra i servizi segreti e il leader che prende le decisioni di cui non si capisce la ragione di fondo, anche se si può intuire che forse, sapendo cosa sarebbe successo, gli informatori non hanno voluto scatenare la reazione di Vladimir Putin

È evidente, comunque, come l’apparato di spie russo non sia riuscito a smuovere gli informatori che, nonostante fossero stati pagati, non hanno fatto nulla. D’altra parte, il sistema ucraino, pur avendo grossi problemi di corruzione, è riuscito comunque a mantenersi unito e a non disgregarsi, cosa che avrebbe messo a rischio il Paese