Il massimo organo giuridico dello Stato americano ha dato l'ok al provvedimento che limita l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza solo ai casi di stupro, incesto e per salvare la vita della donna. Le associazioni per i diritti civili sul piede di guerra: "È un divieto di fatto"
Non si placano le polemiche sull’aborto negli Stati Uniti. Nella notte, la Corte Suprema dell’Idaho ha autorizzato l’entrata in vigore di una legge che introduce un bando quasi totale all’interruzione di gravidanza volontaria. In esito alla decisione dei giudici, dal 25 agosto, nello stato americano si potrà infatti accedere alla pratica solo in caso di stupro, incesto e per salvare la vita della donna. Le associazioni per i diritti civili: "È un divieto di fatto".
Richiesta negata
Con due voti su tre, la Corte non ha dunque accolto la richiesta avanzata tramite petizione da Planner Parenthood, la più grande organizzazione negli States di consultori e centri medici per la salute riproduttiva, che cercava di bloccare l'entrata in vigore del provvedimento, una delle tante leggi antiaborto entrate in vigore negli stati americani a guida repubblicana dopo la sentenza shock con cui a giugno la Corte Suprema ha annullato il diritto costituzionale nell'ordinamento federale lasciando ai singoli stati la possibilità di legiferare in materia.
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"Divieto di fatto"
L'organizzazione Pro-choice sostiene che nel provvedimento le eccezioni mediche sulla salute della donna sono scritte in modo così restrittivo da essere impossibili da seguire e chiedeva che la Corte sospendesse l'entrata in vigore della legga in attesa di una decisione sul ricorso.
La causa
Oltre a quella di Planned Parenthood, il 2 agosto il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, ha annunciato un'altra causa contro l'Idaho, sostenendo che la misura "criminalizza i medici" e impedisce loro di praticare liberamente l'interruzione di gravidanza quando la salute della donna è a rischio. Il Dipartimento di Giustizia ha citato in giudizio l'Idaho per aver violato la legge federale sulle cure mediche d'emergenza e sul lavoro, nel tentativo di proteggere i medici che devono intervenire quando l'aborto è "un trattamento medico necessario per stabilizzare le condizioni mediche d'emergenza di un paziente". Si tratta della prima azione dell'organo contro uno Stato da quand la sentenza "Roe contro Wade" è stata rovesciata. E non sarà l'unica, come ha spiegato in conferenza stampa da Garland, che ha sottolineato come il gruppo di lavoro sui diritti riproduttivi creato sulla scia della decisione della Corte Suprema stia lavorando per valutare "il mutevole panorama delle leggi statali" e siano già allo studio "ulteriori contenziosi" contro altri Stati.