La crisi economica e lo stallo politico stanno creando malcontento nel Paese nordafricano, alle prese anche con continue interruzioni di corrente. Nelle case manca la luce e i cittadini chiedono che si tengano le elezioni presidenziali e legislative, dopo l'annullamento di quelle previste lo scorso dicembre. Manifestazioni senza scontri a Tripoli, invece a Tobruk è stato assaltato l'edificio che ospita la Camera dei rappresentanti. Si segnalano saccheggi e incendi
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Torna a crescere la tensione in Libia. Nella giornata di venerdì 1 luglio, un gruppo di manifestanti ha preso d'assalto l'edificio che ospita la Camera dei rappresentanti (vuota, per via del giorno festivo) a Tobruk, per protestare contro il deterioramento delle condizioni di vita e dello stallo politico. Diverse stazioni televisive hanno affermato che i manifestanti sono entrati nell'edificio e compiuto saccheggi. Alcune immagini mostrano colonne di fumo nero che si alzano dal perimetro dell'edificio dopo che giovani manifestanti hanno bruciato pneumatici. Un bulldozer guidato da un manifestante si è schiantato su una parte del cancello del complesso, rendendo più facile l'irruzione all'interno. Secondo altri media, una parte del palazzo è stata bruciata, anche le auto della polizia sono state date alle fiamme. Altri manifestanti, alcuni dei quali sventolavano bandiere verdi dell'ex regime di Muammar Gheddafi, hanno bruciato documenti raccolti dagli uffici.
Proteste in tutto il Paese
Nel pomeriggio sono state organizzate manifestazioni nelle città di Al Bayda, Misurata e Tobruk, in coincidenza con un analogo corteo a Tripoli, per denunciare il peggioramento delle condizioni di vita, per protestare contro le forze politiche che paralizzano il Paese e per invocare elezioni il prima possibile, ha riferito al Wasat. I manifestanti a Misurata e Tobruk hanno denunciato in particolare la crisi delle interruzioni di corrente che sono peggiorate di recente senza che i governi che si sono succeduti siano riusciti a trovare una soluzione.
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Cosa sta succedendo
La protesta è arrivata mentre i libici fanno i conti da giorni con le continue interruzioni di corrente, aggravate dal blocco di diverse installazioni petrolifere, provocato dalle tensioni tra le fazioni rivali. La rabbia dei cittadini è rivolta contro la classe politica, giudicata incapace di dare risposte concrete ai problemi quotidiani, e che non è stata in grado di convocare nuove elezioni, dopo l'annullamento di quelle previste lo scorso dicembre. La piazza ha chiesto un voto presidenziale e legislativo entro l'anno. Tuttavia, gli ultimi colloqui tra i presidenti delle due camere rivali - il leader del parlamento di Tobruk Aguila Saleh ed il presidente dell'Alto Consiglio di Stato con sede a Tripoli Khaled el-Meshri - non sono riusciti a risolvere le differenze chiave. La prospettiva di elezioni appare più lontana che mai da quando la Camera di Tobruk ha nominato un governo rivale in sostituzione di quello del primo ministro ad interim Abdulhamid Dbeibah, sostenendo che il suo mandato fosse scaduto. Le ultime settimane hanno visto ripetute tensioni tra gruppi armati a Tripoli, che hanno suscitato timori di un ritorno al conflitto su vasta scala. Di questa paralisi ne sta facendo le spese anche il settore energetico. Ad aprile è iniziato un blocco di due importanti terminal di esportazione petrolifera e di diversi giacimenti. Per l'ente nazionale, la National Oil Corporation libica, tale blocco finora ha comportato perdite per 3,5 miliardi di dollari. Mentre il calo della produzione del gas contribuisce ai cronici blackout, che durano una dozzina di ore al giorno.