Guerra in Ucraina, bombardato lo stadio simbolo di Chernihiv

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Jacopo Arbarello

Chernihiv ha conosciuto per oltre un mese i bombardamenti dei russi che erano alle porte della città. In ospedale ancora ricordano quei giorni di assedio, mentre lo stadio, la biblioteca e i palazzi civili portano i segni indelebili della distruzione. Il racconto del nostro inviato in Ucraina

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Questo, adesso è il simbolo di Chernihiv. Uno stadio massacrato dai bombardamenti aerei. Il custode ci fa entrare e non trattiene la rabbia: “Lo hanno distrutto con bombe da 500 chili lanciate dagli aerei, almeno 8 colpi. Lavoro qui da 21 anni ed è come se fosse casa mia”. La vista dei crateri in effetti è impressionante. Tanta violenza su un obiettivo apparentemente inutile ha un motivo: qui accanto ci sono gli accampamenti dei soldati, che vediamo allenarsi a pochi metri dalle voragini delle cluster bomb.

Il bombardamento

Il bombardamento di Chernihv, a marzo, è stato tra i peggiori che questa guerra abbia conosciuto intorno Kiev. I russi non sono entrati in città, ma da lontano, con l'artiglieria e i raid aerei non hanno risparmiato né i palazzi civili come questo, né le istituzioni culturali come questa biblioteca, colpita con una violenza inaudita. L'ospedale cittadino, poi, porta ancora pesanti i segni morali e fisici di quelle settimane terrificanti, quando le esplosioni erano continue e i morti e i feriti arrivavano qui a centinaia. I medici ricordano quelle ore: “E’ stato folle, – dice il direttore dell’ospedale - se me lo avessero detto prima avrei detto che era impossibile operare in quelle condizioni, avevamo solo delle torce e sterilizzavamo con i generatori. La luce mancava del tutto”. Un altro dottore parla del momento peggiore, il 15 marzo, quando è stata bombardata la gente in fila per il pane: “15 persone sono morte e hanno portato qui 50 feriti, tutti i dottori lavoravano contemporaneamente, operavano anche 2-3 persone in ogni stanza”.

epa10004424 Ukrainian policemen and rescuers inspect debris following shelling in Kharkiv, Ukraine, 09 June 2022 amid the Russian invasion. Russian troops entered Ukrainian territory on 24 February causing fighting and destruction and a humanitarian crisis. According to the UNHCR, more than 6.9 million refugees have fled Ukraine, and a further 7.7 million people have been displaced internally within Ukraine since.  EPA/SERGEY KOZLOV

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Il racconto dei testimoni

Tra i reparti ci sono ancora i feriti più gravi di quei giorni, tra chi è sopravvissuto, quelli che ancora non sono datti dimessi. Il loro racconto ci riporta a quei giorni, e a come la guerra colpisca dall'alto, improvvisa, chi non c'entra niente. Un padre, duramente ferito, ricorda quella sera: “Eravamo tutti a casa dopo cena, insieme a un amico. È successo in un secondo. Appena ho sentito il sibilo mi sono buttato a coprire mio figlio, anche mia moglie è stata ferita, mentre il mio amico è morto”. Analogo il racconto di una signora che ancora, dopo due mesi, è in un letto dell’ospedale: “Stavo andando da casa al rifugio, è stata una grande esplosione, mi ricordo solo un click, una grande onda d’urto poi è stato come essere sulle montagne russe”. L'ospedale stesso in quei giorni è stato colpito 10 volte, ma non ha mai smesso di funzionare. C'era troppo lavoro da fare, spiega il direttore: “Solo noi abbiano curato più di 600 feriti, per 3 settimane abbiamo tutti dormito qui, tornare a casa era troppo pericoloso”. Anche Chernihiv, come tutte le città reduci di questa guerra, ha le sue storie di eroismo e resistenza.

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