Ora sono in bilico tutti gli esperimenti avviati che, 10 anni fa, portarono alla scoperta del bosone di Higgs. Il centro di ricerche di Ginevra deciderà come proseguire il lavoro a partire da metà giugno
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Circa mille scienziati russi, la metà dei quali residenti al Cern, rischiano di dover abbandonare gli esperimenti intrapresi esattamente 10 anni fa. Come anticipato dal quotidiano La Repubblica L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare riunirà dal 16 giugno i rappresentanti dei 23 Paesi membri per decidere il futuro della collaborazione scientifica del Cern con Mosca, dopo l'invasione dell'Ucraina risalente a febbraio 2022 (LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - IL RACCONTO DEGLI INVIATI). L'attività di ricerca potrebbe dunque subire un forte rallentamento.
"Invasione russa è contro i principi del Cern"
A Ginevra lavorano 40 scienziati affiliati a università ucraine, molti dei quali portano avanti il lavoro di ricerca con i colleghi russi. La Russia nel Cern ha il ruolo di Paese osservatore. L'Ucraina è un Paese associato, ma non fa parte dei 23 membri che votano al Consiglio. Il laboratorio di Ginevra ha sempre ospitato scienziati di Paesi ostili tra loro, come pachistani e indiani, iraniani e americani. "È la prima volta nella nostra storia che un Paese associato viene invaso da un Paese osservatore", ha detto Charlotte Warakaulle, direttrice per le relazioni internazionali del Cern. "La decisione di sospendere la Russia è stata presa dopo una discussione approfondita, ma al momento non ha impatti sui singoli scienziati che lavorano da noi. L'invasione russa oggi va contro tutti i principi della nostra Organizzazione" prosegue Warakaulle. "Continuiamo a pensare che la collaborazione scientifica sia un motore di pace. L'espulsione di un Paese, però, sarebbe un precedente senza possibilità di ritorno".
L'appello
"Per sapere cosa verrà deciso servirebbe una sfera di cristallo", ha commentato Pierluigi Campana, membro della Giunta esecutiva dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). "Ogni Paese interpreta a suo modo la situazione - ha aggiunto - ma la linea italiana è da sempre indirizzata verso la ricerca di una soluzione non traumatica. Il Cern è il frutto di 70 anni di cooperazioni grazie all'enorme lavoro portato avanti in decenni da Eduardo Amaldi. Scelte drastiche potrebbero mettere a rischio tutto il lavoro fatto, se il 'giocattolo' dovesse poi rompersi servirebbero altri decenni per poterlo ricostruire. Di sicuro ci vuole prudenza nel prendere scelte così nette". Già a marzo il Consiglio aveva sospeso lo status di Osservatore della Russia e bloccato l'avvio di nuove collaborazioni. "Fino ad ora si è adottato un atteggiamento attendista nella speranza che la situazione ucraina potesse avviarsi verso una qualche soluzione di distensione. Ma il 16 giugno - ha aggiunto Campana - probabilmente si vorrà identificare una soluzione più netta ma per farlo servirà un accordo dei due terzi dei votanti".